Ex Om di Bari, nuova asta mentre I&S abbandona

Rimaste solo tre aziende interessate: Selektica, NextOne e un’anonima ditta di Verona. La situazione si complica per gli operai

mercoledì 5 settembre 2018
A cura di Elga Montani
La vertenza ex Om si complica sempre di più. Ogni volta che sembra si sia vicini ad una svolta, il diavolo sembra metterci lo zampino e portare scompiglio. Tra aziende che abbandonano il progetto, nuovi bandi, e aziende che si muovono nell'ombra nulla è ancora chiaro. Dopo l'incontro dello scorso 29 agosto in Regione, Industria e Servizi aveva presentato un progetto che sembrava molto interessante. Ma alcune indiscrezioni fuoriuscite a mezzo stampa e via social hanno convinto l'azienda a farsi fuori e sviluppare il proprio progetto al di là dell'ex Om, acquisendo un altro capannone a Bari e assumendo ex novo personale per portare avanti la propria idea che ha già anche un nome, SAPE srl.

Selektica dal canto suo continua con il proporre un progetto che non garantisce l'assunzione di tutti gli operai ma solo di una parte di essi (circa un centinaio). Lo stesso 29 agosto nell'incontro in Confindustria con le parti sociali si è discusso di tale aspetto, e la richiesta dei sindacati è stata proprio quella di rivedere il piano occupazionale in modo da garantire l'assunzione ad un numero maggiore di ex Om, dato che come dichiara UGL: «non avendo avuto garanzie dalla Regione sulla ricollocazione di coloro che dovrebbero rimanere fuori, non abbiamo potuto firmare un accordo».

In ballo anche Next One srl, unica azienda ad aver presentato una proposta all'asta dello scorso maggio. Proposta non accettata dal curatore fallimentare in quanto, è possibile leggere nel nuovo bando pubblicato ieri, «non era ritenuta ricevibile e, comunque, non rispondeva agli interessi del ceto creditorio (che non avrebbe tratto dall'incasso delle somme offerte alcun neppur minimo soddisfacimento)». Next One, sempre il 29 agosto, ha presentato il proprio progetto in Regione ed è attesa per un nuovo incontro il 10 settembre.

In ultimo, come dichiarato dal curatore e sottolineato anche nel bando appena pubblicato, c'è un'azienda che sta lavorando nell'ombra che ha presentato un'offerta di 200 mila euro, attraverso una società di intermediazione d'aste giudiziarie, per la componente atomistica, ovvero per i diversi crediti, il progetto e il prototipo, ma non comprendente quindi gli operai.

In ballo ci sono quindi diverse situazioni, ma nessuna riesce a garantire sicurezza agli operai. Il nuovo bando di asta, pressoché identico a quello passato e andato "deserto", ha una differenza sostanziale, ovvero parte dalla base di 200 mila euro, ovvero la cifra versata da Save Srl come intermediario per questa azienda anonima di Verona, mentre il vecchio bando non aveva una base di partenza. Soldi che, comunque, a quanto sostiene lo stesso curatore fallimentare andrebbero, nel caso in cui non siano sufficienti a coprire tutto il fallimento, a soddisfare i creditori e non a coprire la cassa integrazione per i dipendenti.

«La situazione sta diventando abbastanza ingarbugliata – dichiara Samantha Partipilo di UGL – ci dispiace che un membro della task force abbia fatto determinati commenti riguardo I&S subito dopo l'incontro e che questi commenti siano poi trapelati facendo "scappare" un investitore. La Regione dovrebbe attrarre gli investitori non farli andare via. Ora aspettiamo il 16 ottobre, data di scadenza del nuovo bando d'asta, per vedere cosa succede. Ci dispiace aver capito dalle parole del curatore fallimentare che i dipendenti vengano dopo i creditori».