Fa tappa a Bari il tour della Polizia postale per parlare dei pericoli del web
Sesta edizione dell'iniziativa “Una vita da social”, domani in piazza Libertà il truck educativo per i più giovani
lunedì 11 marzo 2019
10.34
Fa tappa a Bari in piazza Libertà, domani martedì 12 marzo 2019, il truck brandizzato della Polizia di Stato nell'ambito della sesta edizione della campagna educativa "Una vita da social della Polizia postale e delle comunicazioni per mettere in guardia soprattutto i più giovani dai pericoli del web e dei social network.
L'iniziativa è ripartita da Matera, capitale europea della cultura. "Una Vita da Social" è la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e del Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, nell'ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori. Ancora una volta al fianco della Polizia Postale Aziende come Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Kapersky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre, Youtube, per rendere la rete sempre più sicura. Attraverso il progetto "Una vita da social", gli operatori della Polizia postale e delle comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 700 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.000 insegnanti, per un totale di 15.000 Istituti scolastici; 250 città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. Quest'anno gli studenti,attraverso_il diario di bordo https://www.facebook.com /unavitadasocial, potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
Il numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web ha determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona che negli anni è raddoppiato: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018. Le vittime hanno tutte un'età compresa tra i 14 e i 17 anni. «Ancora oggi i ragazzi si esprimono e sembrano pensare che il web sia un po' "una terra di nessuno", dove si scambiano messaggi e post senza pensarci troppo e le azioni online vengono valutate spesso come un gioco privo di conseguenze. Tra i giovani è ormai acclarata la selfie-mania - si legge nella nota della Polizia postale. È questa una delle evidenze di una ricerca condotta da Skuola.net, Università di Roma 'Sapienza' e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato – intervistando 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni. Il selfie è sempre più caposaldo della propria identità per le nuove generazioni. La metà del campione ne scatta almeno 4 prima di pubblicarlo sui social, cosa che avviene con frequenza almeno settimanale in 9 casi su 10».
Pericolo selfie
In costante aumento il numero di foto in cui i giovani si ritraggono, raccontando molto di sé, della propria identità e magari dei luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso. «L'attrazione per il selfie - precisa la Polizia postale - alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come anche testimoniano i casi di cronaca con esiti letali, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent'anni, con un rendimento culturale o accademico o molto basso o molto elevato. Un selfie viene pubblicato su un qualunque social network prevalentemente una volta a settimana (63%), mentre ciò accade una volta al giorno nel 14% dei casi e più volte al giorno nel 13% dei casi. A conti fatti 1 su 4ne posta almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10almeno una volta a settimana. Ovviamente il risultato deve essere il migliore possibile. Quindi la metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Anche perché se si posta un'immagine che non riceve abbastanza "mi piace", il 31% si dichiara abbastanza/molto propenso a cancellarlo, contro il 38%che non è per nulla propenso. Sono abbastanza/molto propensi a cancellarlo i più giovani e quelli con un basso rendimento scolastico».
Il 52% degli adolescenti passa 10 minuti a modificare e a descrivere un selfie prima di pubblicarlo. Sono prevalentemente le ragazze e i più giovani (meno di 17 anni). Il 36% usa spesso i filtri per i propri autoritratti, che soddisfano globalmente il 53% del campione. Ci sono delle correlazioni anche con il contesto familiare. A conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell'educazione dei figli, sia negli ambiti tradizionali che nei nuovi ambiti digitali. Secondo le indagini della Polizia «C'è una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso (il cosiddetto "Daredevil selfie"). Al contrario i ragazzi che si "limitano" a postare non più di un selfie a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio».
«Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile – afferma il Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni "Puglia" dott.ssa Ida Tammaccaro. Il fascino della rete - continua il dirigente - e la sottile suggestione del messaggio virtuale, così come l'idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando, così da determinare serie preoccupazioni. Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo tuttavia - conclude il Dirigente - che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete e in questo contesto si inserisce l'iniziativa di "Una vita da social", per un uso corretto e consapevole del web».
L'iniziativa è ripartita da Matera, capitale europea della cultura. "Una Vita da Social" è la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e del Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, nell'ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori. Ancora una volta al fianco della Polizia Postale Aziende come Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Kapersky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre, Youtube, per rendere la rete sempre più sicura. Attraverso il progetto "Una vita da social", gli operatori della Polizia postale e delle comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 700 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.000 insegnanti, per un totale di 15.000 Istituti scolastici; 250 città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. Quest'anno gli studenti,attraverso_il diario di bordo https://www.facebook.com /unavitadasocial, potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
Il numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web ha determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona che negli anni è raddoppiato: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018. Le vittime hanno tutte un'età compresa tra i 14 e i 17 anni. «Ancora oggi i ragazzi si esprimono e sembrano pensare che il web sia un po' "una terra di nessuno", dove si scambiano messaggi e post senza pensarci troppo e le azioni online vengono valutate spesso come un gioco privo di conseguenze. Tra i giovani è ormai acclarata la selfie-mania - si legge nella nota della Polizia postale. È questa una delle evidenze di una ricerca condotta da Skuola.net, Università di Roma 'Sapienza' e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato – intervistando 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni. Il selfie è sempre più caposaldo della propria identità per le nuove generazioni. La metà del campione ne scatta almeno 4 prima di pubblicarlo sui social, cosa che avviene con frequenza almeno settimanale in 9 casi su 10».
Pericolo selfie
In costante aumento il numero di foto in cui i giovani si ritraggono, raccontando molto di sé, della propria identità e magari dei luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso. «L'attrazione per il selfie - precisa la Polizia postale - alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come anche testimoniano i casi di cronaca con esiti letali, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent'anni, con un rendimento culturale o accademico o molto basso o molto elevato. Un selfie viene pubblicato su un qualunque social network prevalentemente una volta a settimana (63%), mentre ciò accade una volta al giorno nel 14% dei casi e più volte al giorno nel 13% dei casi. A conti fatti 1 su 4ne posta almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10almeno una volta a settimana. Ovviamente il risultato deve essere il migliore possibile. Quindi la metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Anche perché se si posta un'immagine che non riceve abbastanza "mi piace", il 31% si dichiara abbastanza/molto propenso a cancellarlo, contro il 38%che non è per nulla propenso. Sono abbastanza/molto propensi a cancellarlo i più giovani e quelli con un basso rendimento scolastico».
Il 52% degli adolescenti passa 10 minuti a modificare e a descrivere un selfie prima di pubblicarlo. Sono prevalentemente le ragazze e i più giovani (meno di 17 anni). Il 36% usa spesso i filtri per i propri autoritratti, che soddisfano globalmente il 53% del campione. Ci sono delle correlazioni anche con il contesto familiare. A conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell'educazione dei figli, sia negli ambiti tradizionali che nei nuovi ambiti digitali. Secondo le indagini della Polizia «C'è una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso (il cosiddetto "Daredevil selfie"). Al contrario i ragazzi che si "limitano" a postare non più di un selfie a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio».
«Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile – afferma il Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni "Puglia" dott.ssa Ida Tammaccaro. Il fascino della rete - continua il dirigente - e la sottile suggestione del messaggio virtuale, così come l'idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando, così da determinare serie preoccupazioni. Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo tuttavia - conclude il Dirigente - che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete e in questo contesto si inserisce l'iniziativa di "Una vita da social", per un uso corretto e consapevole del web».