Finestre chiuse con lo scotch e un solo infermiere, lo scandalo del padiglione Chini a Bari

La denuncia dei pazienti ripresa dall'associazione SOS Città: «Si prendano provvedimenti affinchè un diritto del cittadino, non si trasformi in una tortura medievale

venerdì 12 ottobre 2018 23.29
Finestre chiuse con lo scotch, materiale accatastato ovunque, niente armadi, bagni senza servizi sanitari adeguati, pazienti lasxiati in barella e non sui letti. Un reparto che sembra essere un incubo, stando ai racconti dei pazienti del padiglione Chini del Policlinico, che ospita i reparti di Dermatologua e Reumatologia. La denuncia dei cittadini è stara ripresa dall'associazione SOS Città che fa un appello a chi di dovere ad intervenire.

«Nel padiglione Chini, quello che da qualche anno ha accorpato il reparto di Dermatologia e il reparto di Reumatologia - dichiara Danilo Cancellaro - ai 20 pazienti ricoverati deve pensarci un unico infermiere di turno, poiché nell'Unità Operativa i 28 infermieri e i 9 operatori socio-sanitari ed ausiliari sono suddivisi per compiti nella degenza unica, ovvero il reparto dove sono i ricoverati (9 infermieri e 1 coordinatore) e nei due ambulatori dove arrivano le prenotazioni giornaliere (12 infermieri a Dermatologia e 7 infermieri e 1 coordinatore a Reumatologia), quindi un unico medico strutturato, nonostante lo slancio umanitario, molte volte è chiamato a trattare casi fuori dalle sue competenze professionali».

«Durante un sopralluogo alla struttura - sottolinea - è emerso quanto la precarietà della Sanità non sia solo un malcontento di medici, infermieri e pazienti stressati dalla circostanza, ma appartenga anche all'edificio e a tutti i suoi ambienti (dal dormitorio alle cucine) vetusti e datati che piuttosto che sanare il malessere riportano al degrado, alla cattiva igiene, alla invivibilità, lontano dal criterio di salubrità. Non esistono armadi per sistemare gli indumenti dei ricoverati, i bagni sono piccoli e i water sono privi del coperchio, le finestre sono rotte, quindi costrette ad essere chiuse con del nastro adesivo che impedisce il necessario ricircolo dell'aria e la pulizia e l'ordine lasciano molto a desiderare, perché il reparto si presenta come un vero e proprio deposito di barelle, attrezzatura medica e farmaci accatastati ovunque, sugli armadi, agli angoli delle pareti, nelle varie stanze a disposizione. E c'è di più. Durante le urgenze la capienza dei ricoverati sfora e i pazienti sono costretti ad essere assistiti su barrelle, non su letti, in stanze anguste e affollate, senza un bagno in camera (presente solo in corridoio, comune a tutti)».

«Tra infermieri e Sanità sono intercorsi rapporti di segnalazione ed esaminazione della questione - precisa Cancellaro - sulla possibilità di disservizi e violazioni di legge in materia di salute e sicurezza sui posti di lavoro nella degenza delle Unità Operative di Dermatologia e Reumatologia, con la soluzione irrisolta attraverso cui si ravvisa non un carico eccessivo di lavoro con adeguati riposi dei lavoratori e si ribadisce l'impossibilità di nuove assunzioni, ma si ammonisce l'utilizzo necessario e vario degli infermieri presenti con l'attenta supervisione dei direttori nei reparti. Insomma, riassumendo con una citazione celebre: "Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai"».

«Stando ai dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in tutta Italia mancherebbero 53mila infermieri, solo in Puglia 3931 - conclude - Secondo gli standard di sicurezza internazionali ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo 6 pazienti per ridurre del 20% la mortalità. In Puglia il rapporto infermieri impiegati nel SSR/pazienti è di 12. Un infermiere pugliese, in media, assiste 12 pazienti rispetto al suo collega della Basilicata dove questo rapporto si riduce a 9. Invece, nel reparto di degenza unica nel Padiglione Chini presso il Policlinico di Bari risultano ridotti a 9 infermieri e 1 coordinatore in totale con un rapporto di circa 1 infermiere a 20 nei periodi più duri. Data la situazione quindi, la Dirigenza Sanitaria a cui fa capo la Regione Puglia è chiamata ad intervenire immediatamente, chiarendo la questione e adottando i dovuti provvedimenti affinchè un diritto del cittadino, non si trasformi in una tortura medievale».