Fisioterapista ucciso a Poggiofranco, arrestato il presunto omicida
L'uomo, di 59 anni, è a Canosa di Puglia. In mattinata una conferenza stampa per i dettagli
giovedì 16 maggio 2024
8.27
Dalle prime luci dell'alba, a Canosa di Puglia, la Polizia di Stato di Bari sta dando corso all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Bari nei confronti di un uomo di 59 anni ritenuto responsabile dell'ideazione e dell'esecuzione di un delitto, consumato a Bari il 18 dicembre scorso.
L'omicidio è quello di Mauro Di Giacomo, 63 anni, fisioterapista e osteopata, assassinato a Poggiofranco, in via Tauro, a colpi di pistola da un killer poi fuggito a bordo di un'utilitaria scura: l'ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella di una vendetta personale, corroborata da una lettera anonima ricevuta dall'uomo che, però, non conteneva minacce. «Una persona serena», così ricordano la vittima coloro i quali lo hanno conosciuto quando da Lavello, anni fa, si è poi trasferito a Bari.
Una vita tranquilla la sua - l'uomo era sposato e padre di due figli -, scandita da ritmi di lavoro serrati tra il reparto di traumatologia e ortopedia del Policlinico e uno studio privato di via Tridente, a San Pasquale. Eppure, qualcosa dev'essere accaduto nella vita di quell'uomo, che faceva anche attività didattica a Taranto ed era docente A Bari. Un evento o una scelta che hanno portato la sua vita a spezzarsi sotto il fuoco di tre colpi di pistola calibro 7.65, di cui uno sparato in volto.
I dettagli dell'operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa programmata alle ore 10.30 odierne, presso la Procura della Repubblica di Bari, alla presenza del procuratore capo barese, Roberto Rossi, del procuratore Ciro Angelillis e del capo della Squadra Mobile, il primo dirigente Filippo Portoghese.
L'omicidio è quello di Mauro Di Giacomo, 63 anni, fisioterapista e osteopata, assassinato a Poggiofranco, in via Tauro, a colpi di pistola da un killer poi fuggito a bordo di un'utilitaria scura: l'ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella di una vendetta personale, corroborata da una lettera anonima ricevuta dall'uomo che, però, non conteneva minacce. «Una persona serena», così ricordano la vittima coloro i quali lo hanno conosciuto quando da Lavello, anni fa, si è poi trasferito a Bari.
Una vita tranquilla la sua - l'uomo era sposato e padre di due figli -, scandita da ritmi di lavoro serrati tra il reparto di traumatologia e ortopedia del Policlinico e uno studio privato di via Tridente, a San Pasquale. Eppure, qualcosa dev'essere accaduto nella vita di quell'uomo, che faceva anche attività didattica a Taranto ed era docente A Bari. Un evento o una scelta che hanno portato la sua vita a spezzarsi sotto il fuoco di tre colpi di pistola calibro 7.65, di cui uno sparato in volto.
I dettagli dell'operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa programmata alle ore 10.30 odierne, presso la Procura della Repubblica di Bari, alla presenza del procuratore capo barese, Roberto Rossi, del procuratore Ciro Angelillis e del capo della Squadra Mobile, il primo dirigente Filippo Portoghese.