Focaccia, panzerotti e pucce. La barese Valentina porta i sapori di Puglia a Santa Monica
Inaugurato pochi giorni fa La_Puglia, non solo ristorante ma punto di incontro in cui ai clienti: "sembra di essere in Italia"
venerdì 8 gennaio 2021
11.02
Non solo focaccia, ma anche pucce, vini pugliesi, olio, panzerotti e tanto altro. I sapori della Puglia conquistano Santa Monica grazie all'idea, divenuta da pochi giorni realtà, della barese Valentina. Responsabile di un bar-ristorante in centro a Bari, da 5 anni vive negli Stati Uniti e ora porta sulle tavole degli americani la tradizione culinaria della nostra bellissima regione. D'altronde per 5 anni ha dovuto lavorare in altri ristoranti, in cui era obbligata ad adeguarsi a progetti che non condivideva. Ora, invece può portare avanti il suo.
Come nasce l'idea di questo ristorante pugliese a Santa Monica?
È nato tutto in modo molto spontaneo, da una chiacchierata con una amica italiana. Parlando, è emersa la mancanza di un ristorante pugliese a Santa Monica, che non fosse solo un ristorante, ma un luogo in cui portare la tradizione pugliese sulle tavole degli americani. All'inizio pensavo ad un panzerottificio, ma poi l'idea si è sviluppata e il progetto si è ingrandito. Non mancano solo i panzerotti qui, mancano fave e cicorie, mancano le tipiche orecchiette al pomodoro, i maritati leccesi, ecc... La Puglia non è molto conosciuta, nessuno qui sa nulla dei nostri prodotti tipici come i pomodori sott'olio, la pasta made in Puglia, la focaccia e il pane fatto con lievito madre. È un lavoro impegnativo, preoccuparsi anche della qualità da questo punto di vista, ma ne siamo fieri. Tanto per fare un esempio il pane prodotto con il lievito madre dura fino a 5 giorni.
Si tratta dell'unico ristorante pugliese nella zona?
Non proprio, dovrebbero essercene almeno un altro paio. Ma va considerato che Los Angeles è molto grande, il territorio che occupa è più o meno quello di una regione italiana. Noi abbiamo deciso di aprirlo in una zona residenziale, per cui la nostra clientela non è fatta di turisti, ma di residenti. Anche perché l'idea alla base del progetto è quella di creare un luogo di condivisione, uno spazio di incontro e di dialogo. Ci piace l'idea di spiegare quello che facciamo a chi viene da noi, condividere con loro la tradizione barese che si cela dietro i nostri piatti.
In che modo cercate di incuriosire i vostri clienti da questo punto di vista?
Partiamo dal menù, gli antipasti hanno nomi in dialetto barese, le pucce in dialetto leccese, le pizze si chiamano come città pugliesi, le insalate hanno nome di festività regionali, i dolci quelli di canzoni tipiche come "Volare". Ci sono poi anche i film come "Lacapagira" o il fatto che la pasta è intitolata alle persone che hanno ispirato le ricette come Clara, nonno Vito o zia Maria. Quest'ultima scelta è legata all'importanza che ha per noi pugliesi la tradizione familiare, non abbiamo voluto presentare piatti elaborati, ma piatti che rispettino la tradizione e le persone che stimiamo. Ci piace anche l'idea che qualcuno leggendo un nome particolare possa poi andare a cercarlo su Google, e ammirare magari le bellezze di una delle nostre città mangiando una pizza con quel nome.
Hai aperto un ristorante ora che, anche in Italia causa Coronavirus, i ristoranti sono "chiusi". Questa cosa come incide sul lavoro?
Qui da noi la situazione è simile rispetto all'Italia, al momento abbiamo aperto solo con il take-away. Ma nonostante tutto in queste due settimane il riscontro è stato eccezionale. La cosa bella è che i clienti, quando entrano da noi, ci dicono che sembra di stare in Italia. Si capisce che siamo autentici, sia nella produzione che nell'offerta. Ora però non siamo a regime, al momento lavoriamo in 10, ma il progetto punta ad uno staff di circa 20-25 persone. Prevediamo di avere anche tre proiettori con immagini della Puglia e filmati, l'idea è una collaborazione con artisti pugliesi, cosa che renderebbe il progetto molto più articolato.
Sei soddisfatta? Progetti per il futuro?
In questo momento lavoro quasi 24 ore al giorno, ma nonostante questo impegno non indifferente sono molto felice, perché i clienti apprezzano il progetto e ci stanno dando soddisfazione. I residenti ci hanno fatto una promozione naturale pazzesca. Senza alcuna comunicazione è anche stato pubblicato un articolo su di noi sul Los Angeles Times. Speriamo che ci possa essere una evoluzione, e in futuro di riuscire ad aprirne altri.
Come nasce l'idea di questo ristorante pugliese a Santa Monica?
È nato tutto in modo molto spontaneo, da una chiacchierata con una amica italiana. Parlando, è emersa la mancanza di un ristorante pugliese a Santa Monica, che non fosse solo un ristorante, ma un luogo in cui portare la tradizione pugliese sulle tavole degli americani. All'inizio pensavo ad un panzerottificio, ma poi l'idea si è sviluppata e il progetto si è ingrandito. Non mancano solo i panzerotti qui, mancano fave e cicorie, mancano le tipiche orecchiette al pomodoro, i maritati leccesi, ecc... La Puglia non è molto conosciuta, nessuno qui sa nulla dei nostri prodotti tipici come i pomodori sott'olio, la pasta made in Puglia, la focaccia e il pane fatto con lievito madre. È un lavoro impegnativo, preoccuparsi anche della qualità da questo punto di vista, ma ne siamo fieri. Tanto per fare un esempio il pane prodotto con il lievito madre dura fino a 5 giorni.
Si tratta dell'unico ristorante pugliese nella zona?
Non proprio, dovrebbero essercene almeno un altro paio. Ma va considerato che Los Angeles è molto grande, il territorio che occupa è più o meno quello di una regione italiana. Noi abbiamo deciso di aprirlo in una zona residenziale, per cui la nostra clientela non è fatta di turisti, ma di residenti. Anche perché l'idea alla base del progetto è quella di creare un luogo di condivisione, uno spazio di incontro e di dialogo. Ci piace l'idea di spiegare quello che facciamo a chi viene da noi, condividere con loro la tradizione barese che si cela dietro i nostri piatti.
In che modo cercate di incuriosire i vostri clienti da questo punto di vista?
Partiamo dal menù, gli antipasti hanno nomi in dialetto barese, le pucce in dialetto leccese, le pizze si chiamano come città pugliesi, le insalate hanno nome di festività regionali, i dolci quelli di canzoni tipiche come "Volare". Ci sono poi anche i film come "Lacapagira" o il fatto che la pasta è intitolata alle persone che hanno ispirato le ricette come Clara, nonno Vito o zia Maria. Quest'ultima scelta è legata all'importanza che ha per noi pugliesi la tradizione familiare, non abbiamo voluto presentare piatti elaborati, ma piatti che rispettino la tradizione e le persone che stimiamo. Ci piace anche l'idea che qualcuno leggendo un nome particolare possa poi andare a cercarlo su Google, e ammirare magari le bellezze di una delle nostre città mangiando una pizza con quel nome.
Hai aperto un ristorante ora che, anche in Italia causa Coronavirus, i ristoranti sono "chiusi". Questa cosa come incide sul lavoro?
Qui da noi la situazione è simile rispetto all'Italia, al momento abbiamo aperto solo con il take-away. Ma nonostante tutto in queste due settimane il riscontro è stato eccezionale. La cosa bella è che i clienti, quando entrano da noi, ci dicono che sembra di stare in Italia. Si capisce che siamo autentici, sia nella produzione che nell'offerta. Ora però non siamo a regime, al momento lavoriamo in 10, ma il progetto punta ad uno staff di circa 20-25 persone. Prevediamo di avere anche tre proiettori con immagini della Puglia e filmati, l'idea è una collaborazione con artisti pugliesi, cosa che renderebbe il progetto molto più articolato.
Sei soddisfatta? Progetti per il futuro?
In questo momento lavoro quasi 24 ore al giorno, ma nonostante questo impegno non indifferente sono molto felice, perché i clienti apprezzano il progetto e ci stanno dando soddisfazione. I residenti ci hanno fatto una promozione naturale pazzesca. Senza alcuna comunicazione è anche stato pubblicato un articolo su di noi sul Los Angeles Times. Speriamo che ci possa essere una evoluzione, e in futuro di riuscire ad aprirne altri.