Frodi fiscali, riciclaggio, contrabbando, estorsioni. 86 indagati tra cui imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali
Le indagini eseguite dalla D.I.A. e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari - su delega della Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia di Bari
martedì 15 febbraio 2022
11.43
Una associazione criminale attiva nel capoluogo pugliese e in Lombardia attraverso un sistema di aziende consorziate, l'organizzazione criminale avrebbe sviluppato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro mediante ingenti frodi fiscali poste in essere attraverso l'indicazione di crediti i.v.a. fittizi scaturenti da inesistenti operazioni passive indicate nelle dichiarazioni fiscali in assenza delle relative fatture.
È quanto emerge dalle indagini dalla D.I.A. e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari - su delega della Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia di Bari - attraverso l'incrocio dei dati risultanti da segnalazioni di operazioni sospette, dalle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dalle escussioni di persone informate sui fatti e di collaboratori di giustizia, dalla documentazione e dagli smartphone sottoposti a sequestro a seguito delle perquisizioni locali eseguite, nonché dall'attività dinamica di osservazione, controllo e pedinamento.
Per questo motivo, dalle prime luci dell'alba, personale della Direzione Investigativa Antimafia e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari sta dando esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 75 soggetti (di cui 15 in carcere, 44 agli arresti domiciliari, 14 destinatari dell'obbligo di presentazione alla P.G. e 2 destinatari di misure interdittive), nonché del sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 18 milioni di euro.
La complessa operazione è in corso di esecuzione in Puglia, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto da parte di oltre 500 unità (donne e uomini) della D.I.A. e della Guardia di Finanza, con il contributo di personale degli Uffici e dei Reparti territoriali e speciali della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, nonché con il supporto di mezzi aerei, unità cinofile per la ricerca di stupefacente e denaro delle Fiamme Gialle.
Il provvedimento cautelare si fonda su un compendio gravemente indiziario a carico di soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all'autoriciclaggio dei relativi proventi nonché al trasferimento fraudolento di valori, al "contrabbando" di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi. Sono, complessivamente, 86 le persone indagate, tra imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali.
Dalle indagini è emerso che i crediti fittizi, asseverati da professionisti compiacenti, sarebbero stati poi utilizzati dal sodalizio - per il tramite di prestanome - per compensare poste attive o i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali, alle ritenute fiscali e alle altre somme dovute. I guadagni per i membri del consorzio sarebbero risultati enormi, perché attraverso il meccanismo della creazione di crediti i.v.a. fittizi non avrebbero versato le imposte, nonché i contributi previdenziali e assistenziali dovuti. I proventi così illecitamente realizzati sarebbero, quindi, stati reimmessi nel circuito economico attraverso articolate operazioni di riciclaggio. Proprio nella fase della "monetizzazione" dei proventi illeciti sarebbe emerso il coinvolgimento della criminalità organizzata barese, in grado di reclutare numerosissimi "fiduciari" a cui intestare carte di credito con le quali drenare, secondo una tempistica prestabilita, le provviste illecitamente conseguite dal sodalizio per il successivo reinvestimento anche nel narcotraffico. In tale filone investigativo è altresì emersa una presunta vicenda corruttiva coinvolgente un colonnello della Guardia di Finanza in servizio a Roma (sottoposto a misura) che - in cambio di utilità economiche e di altra natura - avrebbe fatto eseguire abusivi accessi al sistema informatico strumentali ad acquisire notizie da comunicare a uno dei promotori dell'organizzazione criminale.
È quanto emerge dalle indagini dalla D.I.A. e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari - su delega della Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia di Bari - attraverso l'incrocio dei dati risultanti da segnalazioni di operazioni sospette, dalle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dalle escussioni di persone informate sui fatti e di collaboratori di giustizia, dalla documentazione e dagli smartphone sottoposti a sequestro a seguito delle perquisizioni locali eseguite, nonché dall'attività dinamica di osservazione, controllo e pedinamento.
Per questo motivo, dalle prime luci dell'alba, personale della Direzione Investigativa Antimafia e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari sta dando esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 75 soggetti (di cui 15 in carcere, 44 agli arresti domiciliari, 14 destinatari dell'obbligo di presentazione alla P.G. e 2 destinatari di misure interdittive), nonché del sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 18 milioni di euro.
La complessa operazione è in corso di esecuzione in Puglia, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto da parte di oltre 500 unità (donne e uomini) della D.I.A. e della Guardia di Finanza, con il contributo di personale degli Uffici e dei Reparti territoriali e speciali della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, nonché con il supporto di mezzi aerei, unità cinofile per la ricerca di stupefacente e denaro delle Fiamme Gialle.
Il provvedimento cautelare si fonda su un compendio gravemente indiziario a carico di soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all'autoriciclaggio dei relativi proventi nonché al trasferimento fraudolento di valori, al "contrabbando" di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi. Sono, complessivamente, 86 le persone indagate, tra imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali.
Dalle indagini è emerso che i crediti fittizi, asseverati da professionisti compiacenti, sarebbero stati poi utilizzati dal sodalizio - per il tramite di prestanome - per compensare poste attive o i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali, alle ritenute fiscali e alle altre somme dovute. I guadagni per i membri del consorzio sarebbero risultati enormi, perché attraverso il meccanismo della creazione di crediti i.v.a. fittizi non avrebbero versato le imposte, nonché i contributi previdenziali e assistenziali dovuti. I proventi così illecitamente realizzati sarebbero, quindi, stati reimmessi nel circuito economico attraverso articolate operazioni di riciclaggio. Proprio nella fase della "monetizzazione" dei proventi illeciti sarebbe emerso il coinvolgimento della criminalità organizzata barese, in grado di reclutare numerosissimi "fiduciari" a cui intestare carte di credito con le quali drenare, secondo una tempistica prestabilita, le provviste illecitamente conseguite dal sodalizio per il successivo reinvestimento anche nel narcotraffico. In tale filone investigativo è altresì emersa una presunta vicenda corruttiva coinvolgente un colonnello della Guardia di Finanza in servizio a Roma (sottoposto a misura) che - in cambio di utilità economiche e di altra natura - avrebbe fatto eseguire abusivi accessi al sistema informatico strumentali ad acquisire notizie da comunicare a uno dei promotori dell'organizzazione criminale.