Gino Strisciuglio scarcerato dopo 24 anni: è già tornato nella sua Ceglie
I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano gli hano riconosciuto ulteriori 90 giorni di liberazione anticipata
sabato 20 gennaio 2024
9.21
Gino la «Luna» è tornato a casa. Dopo poco meno di 24 anni trascorsi in un regime meno restrittivo del carcere duro e con tre mesi di anticipo rispetto al termine previsto ad aprile 2024, Sigismondo Strisciuglio, 49 anni, ha finito di scontare la sua pena nel carcere milanese di Opera ed è tornato nella sua Ceglie del Campo.
I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, mercoledì, su un'istanza presentata dal suo difensore, Giuseppe Giulitto, hanno riconosciuto ulteriori 90 giorni di liberazione anticipata e hanno disposto «l'immediata remissione in libertà del condannato». Su di lui, però, pesa un ricorso della difesa sul riconoscimento di 585 giorni di liberazione anticipata che la Cassazione, ad ottobre del 2023, ha rigettato, dando ragione ai giudici di Bari. E ora quei giorni potrebbero essere revocati.
Uomo dal pedigree criminale enorme, Gino la «Luna», fratello di Domenico (Mimmo la «Luna»), di Vincenzo («Chachino») e del defunto Franco, ammazzato il 13 agosto 2003, fu coinvolto in due delitti: quello di Andrea Guerra, avvenuto a Carbonara l'8 aprile 1997 e maturato nei contrasti tra i vari clan durante l'ascesa degli Strisciuglio (da cui però fu assolto), e quello di Angelo Vincenzo Caruso, avvenuto il 12 aprile 1999: ebbe un ruolo in quel fatto di sangue e fu ritenuto colpevole.
Lui, Sigismondo Strisciuglio, fu arrestato perché era in possesso di una pistola calibro 9 "Zastava" di fabbricazione slava. Poi scarcerato, fu arrestato il 18 giugno 2000, assieme agli altri componenti del clan mafioso nell'operazione "Who dares wins", su richiesta dell'allora sostituto procuratore antimafia, Michele Emiliano, e nuovamente il 23 gennaio 2006, nell'operazione "Eclissi". È stato in galera ininterrottamente per poco più di due decenni, fra le carceri di Bari, Padova e Opera.
Dopo l'arresto del fratello Domenico è stato considerato il leader indiscusso della Federazione, riuscendo a comandare da dietro le sbarre: l'Antimafia, inoltre, nel 2014, l'ha indicato come il nuovo «reggente» dell'organizzazione mafiosa. La sua ultima condanna risale al processo scaturito dall'operazione "Agorà" del 7 luglio 2015: le indagini accertarono che il gruppo, capeggiato proprio da Sigismondo Strisciuglio, condannato a 14 anni di reclusione, avrebbe gestito i traffici illeciti.
E poi, il nulla. Solo il silenzio, sino a quando, il 21 settembre 2022, è tornato in libertà, prima di rientrare in carcere, sempre ad Opera, sette mesi più tardi, il 6 aprile 2023, quando gli è stato notificato un provvedimento, in base al quale doveva espiare 1 anno e 2 mesi. Dopo meno di 24 anni, Gino la «Luna» è un uomo libero.
I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, mercoledì, su un'istanza presentata dal suo difensore, Giuseppe Giulitto, hanno riconosciuto ulteriori 90 giorni di liberazione anticipata e hanno disposto «l'immediata remissione in libertà del condannato». Su di lui, però, pesa un ricorso della difesa sul riconoscimento di 585 giorni di liberazione anticipata che la Cassazione, ad ottobre del 2023, ha rigettato, dando ragione ai giudici di Bari. E ora quei giorni potrebbero essere revocati.
Uomo dal pedigree criminale enorme, Gino la «Luna», fratello di Domenico (Mimmo la «Luna»), di Vincenzo («Chachino») e del defunto Franco, ammazzato il 13 agosto 2003, fu coinvolto in due delitti: quello di Andrea Guerra, avvenuto a Carbonara l'8 aprile 1997 e maturato nei contrasti tra i vari clan durante l'ascesa degli Strisciuglio (da cui però fu assolto), e quello di Angelo Vincenzo Caruso, avvenuto il 12 aprile 1999: ebbe un ruolo in quel fatto di sangue e fu ritenuto colpevole.
Lui, Sigismondo Strisciuglio, fu arrestato perché era in possesso di una pistola calibro 9 "Zastava" di fabbricazione slava. Poi scarcerato, fu arrestato il 18 giugno 2000, assieme agli altri componenti del clan mafioso nell'operazione "Who dares wins", su richiesta dell'allora sostituto procuratore antimafia, Michele Emiliano, e nuovamente il 23 gennaio 2006, nell'operazione "Eclissi". È stato in galera ininterrottamente per poco più di due decenni, fra le carceri di Bari, Padova e Opera.
Dopo l'arresto del fratello Domenico è stato considerato il leader indiscusso della Federazione, riuscendo a comandare da dietro le sbarre: l'Antimafia, inoltre, nel 2014, l'ha indicato come il nuovo «reggente» dell'organizzazione mafiosa. La sua ultima condanna risale al processo scaturito dall'operazione "Agorà" del 7 luglio 2015: le indagini accertarono che il gruppo, capeggiato proprio da Sigismondo Strisciuglio, condannato a 14 anni di reclusione, avrebbe gestito i traffici illeciti.
E poi, il nulla. Solo il silenzio, sino a quando, il 21 settembre 2022, è tornato in libertà, prima di rientrare in carcere, sempre ad Opera, sette mesi più tardi, il 6 aprile 2023, quando gli è stato notificato un provvedimento, in base al quale doveva espiare 1 anno e 2 mesi. Dopo meno di 24 anni, Gino la «Luna» è un uomo libero.