Gli artigli del clan Capriati sul porto di Bari, 4 carcerazioni
I fatti risalgono al periodo dal 2014 al 2017. Il boss Filippo, nipote di Antonio, è stato condannato a 16 anni e 6 mesi
venerdì 1 novembre 2024
10.52
Supera i 35 anni di carcere il totale delle condanne definitive inflitte a quattro affiliati del clan mafioso Capriati di Bari che fra il 2014 e il 2017 avrebbe cercato, fra le altre cose, di assumere di fatto il controllo del servizio di assistenza e viabilità del traffico veicolare, connesso ai traffici e alle operazioni all'interno del porto.
Al vertice, secondo l'inchiesta diretta dal pubblico ministero antimafia Fabio Buquicchio, ci sarebbe stato Filippo Capriati, nipote del boss ergastolano Antonio. A lui - condannato a 16 anni e 6 mesi di reclusione - e ad altre tre persone, ieri, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari, ai comandi del primo dirigente Filippo Portoghese, hanno notificato quattro ordini di carcerazione emessi dall'ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Bari.
Gli altri provvedimenti, dopo le sentenze della Corte d'Appello di Bari che aveva ridotto le pene nei loro confronti, sono stati notificati a Gaetano Lorusso (8 anni e 4 mesi), Salvatore D'Alterio (7 anni e 4 mesi) e Nicola Desantis, collaboratore di giustizia (3 anni e 6 mesi). Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dall'uso delle armi, porto e detenzione di armi ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
Nel processo, in cui si era costituita parte civile la coop Ariete, era contestato ad alcuni membri del clan di avere obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa di San Nicola del 2015 ad acquistare merce dai loro fornitori amici, utilizzando la forza di intimidazione del brand Capriati.
Al vertice, secondo l'inchiesta diretta dal pubblico ministero antimafia Fabio Buquicchio, ci sarebbe stato Filippo Capriati, nipote del boss ergastolano Antonio. A lui - condannato a 16 anni e 6 mesi di reclusione - e ad altre tre persone, ieri, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari, ai comandi del primo dirigente Filippo Portoghese, hanno notificato quattro ordini di carcerazione emessi dall'ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Bari.
Gli altri provvedimenti, dopo le sentenze della Corte d'Appello di Bari che aveva ridotto le pene nei loro confronti, sono stati notificati a Gaetano Lorusso (8 anni e 4 mesi), Salvatore D'Alterio (7 anni e 4 mesi) e Nicola Desantis, collaboratore di giustizia (3 anni e 6 mesi). Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dall'uso delle armi, porto e detenzione di armi ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
Nel processo, in cui si era costituita parte civile la coop Ariete, era contestato ad alcuni membri del clan di avere obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa di San Nicola del 2015 ad acquistare merce dai loro fornitori amici, utilizzando la forza di intimidazione del brand Capriati.