Il presidente del parlamento UE Sassoli a Bari: «Vincere la paura per l'unità del Mediterraneo»
Al Petruzzelli l'evento "Sulla stessa barca": «La riforma del trattato di Dublino non può essere rifiutata. Fondamentale dialogo fra culture»
sabato 22 febbraio 2020
19.20
Ospite d'onore questo pomeriggio al teatro Petruzzelli di Bari, dove si è svolto l'evento "Sulla stessa barca", nel programma del sinodo "Mediterraneo frontiera di pace" organizzato dalla Conferenza episcopale italiana. Durante le discussioni è intervento David Sassoli, presidente del parlamento europeo, che nel suo discorso si è concentrato sulla questione delle divisioni fra Nord e Sud del "Mare nostrum".
«La paura ci ha paralizzati, facendoci trovare impreparati a esprimere un punto di vista condiviso - ha detto Sassoli. Paura che in quei paesi potessero nascere classi dirigenti non disposte a svendere le loro risorse, che potessero dar vita a una concorrenza leale. Il vuoto lasciato dall'Europa si è riempito con nuovi attori, interessanti ad alimentare i conflitti in corso. Senza una politica europea nel Mediterraneo il divario Nord-Sud è cresciuto; non si è stati capaci di operare per il dialogo fra i paesi della sponda Sud. Per molti paesi europei è sembrato più utile alimentare le divisioni fra i paesi del Sahel e del Maghreb piuttosto che facilitarne il dialogo».
Da Sassoli, poi, un'aspra critica ai paesi europei: «L'egoismo che si è declinato nelle politiche sull'immigrazione ha portato a rifiutare la decisione votata a maggioranza dal Parlamento europeo per una riforma del trattato di Dublino - dice il presidente del parlamento Ue. Con quella riforma avremmo avuto una politica europea, non avremmo più avuto paesi lasciati da soli, avremmo avuto più capacità di integrazione e accoglienza. Avremmo avuto più convivenza nel nostro investimento sull'umanità».
E ancora, un appello all'unità: «Una relazione più stretta e dinamica fra Nord e Sud del Mediterraneo è premessa indispensabile per definire un approccio regionale condiviso in relazione a sfide comuni: crescita demografica, lotta al cambiamento climatico, evoluzione urbanistica - continua Sassoli. Un'Europa più unita creerà condizioni per guardare il Mediterraneo con occhi diversi, per una maggiore integrazione fra le due sponde. Per far ciò serve dimostrare di aver sconfitto la paura; non possiamo rassegnarci a un Mediterraneo cimitero di profughi, se vogliamo costruire dei ponti in questo mare. Nei confronti del Mediterraneo dobbiamo sviluppare nuove politiche al servizio dei cittadini; accolgo con favore l'indizione di una conferenza dei presidenti dei parlamenti del Mediterraneo, un'occasione per mettere a fuoco interessi comuni».
Infine, da Sassoli arriva l'invito a non rinunciare al dialogo interreligioso: «La dimensione interculturale è una componente fondamentale della regione mediterranea; investire nel dialogo interculturale e interreligioso è indispensabile. Questo è il senso delle domane poste da papa Francesco: come le religioni possano essere veicolo di fratellanza e non muro di separazione? Come far prevalere l'accoglienza per l'altro nelle nostre comunità? È fondamentale la cooperazione; in questo passaggio sono decisivi coloro che operano per rafforzare nell'uomo il significato della propria vita. Nel mosaico di culture le religioni possono avere un ruolo inclusivo nello spazio pubblico. La vittoria sugli idoli ha fatto diventare il Mediterraneo lo spazio per il dio unico», conclude Sassoli.
«La paura ci ha paralizzati, facendoci trovare impreparati a esprimere un punto di vista condiviso - ha detto Sassoli. Paura che in quei paesi potessero nascere classi dirigenti non disposte a svendere le loro risorse, che potessero dar vita a una concorrenza leale. Il vuoto lasciato dall'Europa si è riempito con nuovi attori, interessanti ad alimentare i conflitti in corso. Senza una politica europea nel Mediterraneo il divario Nord-Sud è cresciuto; non si è stati capaci di operare per il dialogo fra i paesi della sponda Sud. Per molti paesi europei è sembrato più utile alimentare le divisioni fra i paesi del Sahel e del Maghreb piuttosto che facilitarne il dialogo».
Da Sassoli, poi, un'aspra critica ai paesi europei: «L'egoismo che si è declinato nelle politiche sull'immigrazione ha portato a rifiutare la decisione votata a maggioranza dal Parlamento europeo per una riforma del trattato di Dublino - dice il presidente del parlamento Ue. Con quella riforma avremmo avuto una politica europea, non avremmo più avuto paesi lasciati da soli, avremmo avuto più capacità di integrazione e accoglienza. Avremmo avuto più convivenza nel nostro investimento sull'umanità».
E ancora, un appello all'unità: «Una relazione più stretta e dinamica fra Nord e Sud del Mediterraneo è premessa indispensabile per definire un approccio regionale condiviso in relazione a sfide comuni: crescita demografica, lotta al cambiamento climatico, evoluzione urbanistica - continua Sassoli. Un'Europa più unita creerà condizioni per guardare il Mediterraneo con occhi diversi, per una maggiore integrazione fra le due sponde. Per far ciò serve dimostrare di aver sconfitto la paura; non possiamo rassegnarci a un Mediterraneo cimitero di profughi, se vogliamo costruire dei ponti in questo mare. Nei confronti del Mediterraneo dobbiamo sviluppare nuove politiche al servizio dei cittadini; accolgo con favore l'indizione di una conferenza dei presidenti dei parlamenti del Mediterraneo, un'occasione per mettere a fuoco interessi comuni».
Infine, da Sassoli arriva l'invito a non rinunciare al dialogo interreligioso: «La dimensione interculturale è una componente fondamentale della regione mediterranea; investire nel dialogo interculturale e interreligioso è indispensabile. Questo è il senso delle domane poste da papa Francesco: come le religioni possano essere veicolo di fratellanza e non muro di separazione? Come far prevalere l'accoglienza per l'altro nelle nostre comunità? È fondamentale la cooperazione; in questo passaggio sono decisivi coloro che operano per rafforzare nell'uomo il significato della propria vita. Nel mosaico di culture le religioni possono avere un ruolo inclusivo nello spazio pubblico. La vittoria sugli idoli ha fatto diventare il Mediterraneo lo spazio per il dio unico», conclude Sassoli.