In auto armati di pistola: arrestato il figlio del boss Strisciuglio
Domenico, figlio di Gino la «Luna», è finito in manette con un incensurato. Hanno tentato di dileguarsi su un'auto, presi a Carbonara
martedì 3 settembre 2024
11.22
In fuga a bordo di un'Audi A4 per Carbonara, le moto della Squadra Mobile alle spalle. Si sono trovati stretti in un imbuto. Eppure non hanno mai desistito. Hanno retto finché hanno potuto, riuscendo a disfarsi di una pistola calibro 7.65. Poi, il fermo e le manette per due dei tre occupanti, giovani leve del crimine barese.
Si tratta del 24enne Domenico Strisciuglio, figlio di Sigismondo, quel Gino la «Luna» scarcerato dopo 24 anni e tornato a gennaio scorso a Carbonara, e il 21enne Michele Faccitondo. Con loro anche un 23enne. I primi due, che si sono accollati la responsabilità dei fatti, rispondono di detenzione abusiva di arma comune da sparo e resistenza a pubblico ufficiale, mentre l'attività andrà avanti in sinergia con il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Larissa Catella.
Tutto è cominciato sabato, alle ore 19.00, quando una pattuglia dei Falchi, dopo aver riconosciuto sul sedile anteriore, lato passeggero, «Mimmo» Strisciuglio, ha intimato l'alt ad un'Audi A4 con tre persone a bordo. I giovani, però, non si sono arresi e ne è scaturito un inseguimento che, fra tentativi di spingere la moto fuori strada, s'è protratto per alcuni di metri. Durante il tallonamento, gli agenti del primo dirigente Filippo Portoghese hanno visto una pistola, lanciata dal finestrino.
La fuga dell'auto, ad un certo punto, si è però interrotta in via Postiglione, dove il mezzo è stato fermato. L'arma, recuperata, è stata sequestrata assieme all'auto, mentre al termine degli accertamenti, Strisciuglio e Faccitondo, difesi rispettivamente dagli avvocati Giuseppe Giulitto e Giuseppe Benvestito, sono stati trasferiti nel carcere di Bari. Gli inquirenti hanno in mano tutto ciò che è stato possibile recuperare: la pistola, una Beretta calibro 7.65 Parabellum funzionante, e l'auto.
Oggetti prossimi ad analisi della Scientifica. Non è chiaro cosa intendessero fra quei tre giovani, in particolare Strisciuglio. Lui, il figlio di Gino la «Luna», e i suoi amici giravano armati per paura di alcuni nemici? Qualsiasi fossero le loro intenzioni, tali sono rimaste. Non hanno avuto il tempo di agire per la rapidità d'azione dei Falchi e della sezione Criminalità Organizzata, guidati dal vice questore aggiunto Giuseppe Valerio. In pochi istanti, gli sono letteralmente saltati addosso.
Sulla fuga in auto, e sul motivo che li ha spinti a girare armati, sono in corso mirati accertamenti. E sembra probabile un collegamento con gli episodi che si sono registrati in passato; scontri che sono sembrati sopiti nell'ultimo mese, dopo i due maxi sequestri di droga, armi, munizioni e contanti avvenuti a luglio scorso.
Si tratta del 24enne Domenico Strisciuglio, figlio di Sigismondo, quel Gino la «Luna» scarcerato dopo 24 anni e tornato a gennaio scorso a Carbonara, e il 21enne Michele Faccitondo. Con loro anche un 23enne. I primi due, che si sono accollati la responsabilità dei fatti, rispondono di detenzione abusiva di arma comune da sparo e resistenza a pubblico ufficiale, mentre l'attività andrà avanti in sinergia con il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Larissa Catella.
Tutto è cominciato sabato, alle ore 19.00, quando una pattuglia dei Falchi, dopo aver riconosciuto sul sedile anteriore, lato passeggero, «Mimmo» Strisciuglio, ha intimato l'alt ad un'Audi A4 con tre persone a bordo. I giovani, però, non si sono arresi e ne è scaturito un inseguimento che, fra tentativi di spingere la moto fuori strada, s'è protratto per alcuni di metri. Durante il tallonamento, gli agenti del primo dirigente Filippo Portoghese hanno visto una pistola, lanciata dal finestrino.
La fuga dell'auto, ad un certo punto, si è però interrotta in via Postiglione, dove il mezzo è stato fermato. L'arma, recuperata, è stata sequestrata assieme all'auto, mentre al termine degli accertamenti, Strisciuglio e Faccitondo, difesi rispettivamente dagli avvocati Giuseppe Giulitto e Giuseppe Benvestito, sono stati trasferiti nel carcere di Bari. Gli inquirenti hanno in mano tutto ciò che è stato possibile recuperare: la pistola, una Beretta calibro 7.65 Parabellum funzionante, e l'auto.
Oggetti prossimi ad analisi della Scientifica. Non è chiaro cosa intendessero fra quei tre giovani, in particolare Strisciuglio. Lui, il figlio di Gino la «Luna», e i suoi amici giravano armati per paura di alcuni nemici? Qualsiasi fossero le loro intenzioni, tali sono rimaste. Non hanno avuto il tempo di agire per la rapidità d'azione dei Falchi e della sezione Criminalità Organizzata, guidati dal vice questore aggiunto Giuseppe Valerio. In pochi istanti, gli sono letteralmente saltati addosso.
Sulla fuga in auto, e sul motivo che li ha spinti a girare armati, sono in corso mirati accertamenti. E sembra probabile un collegamento con gli episodi che si sono registrati in passato; scontri che sono sembrati sopiti nell'ultimo mese, dopo i due maxi sequestri di droga, armi, munizioni e contanti avvenuti a luglio scorso.