Inaugurata al Margherita di Bari la mostra World press photo

Da oggi e fino all’8 dicembre si potranno ammirare 130 scatti. Novità dell’edizione 2024: il focus sulla libertà di stampa

venerdì 11 ottobre 2024 19.51
A cura di Rosanna Luise
Il World press photo exhibition, la più prestigiosa mostra fotografica al mondo, torna al teatro Margherita di Bari per raccontare gli scatti dell'edizione 2024 del contest.

La mostra è stata inaugurata questa sera all'interno del teatro barese che ospiterà fino all'8 dicembre vite, storie ed emozioni racchiuse negli scatti selezionati per il percorso visuale.

A portare nel territorio barese le foto di alcune parti del mondo è stata una sinergia tra "Cime", realtà pugliese tra i maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura a valere su fondi POC Puglia 2014/20 Asse VI - Azione 6.8 in collaborazione con il Comune di Bari e con la partnership dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" e del Conservatorio "N. Piccinni".

Il racconto visivo si snoda attraverso le immagini di donne e di uomini, di guerre, di migrazioni, di grandi temi che riguardano il pianeta ad ogni latitudine e longitudine: dalla povertà ai disordini politici, dalla crisi climatica ai diritti civili e sociali.

"Sono 130 gli scatti vincitori di questa 67° edizione del contest World Press Photo, spiegano gli organizzatori della mostra, la cui esposizione è curata quest'anno dalla messicana Martha Echevarria: immagini selezionate tra 61.062 fotografie candidate e scattate da ben 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo.

Si tratta di lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica firmati da fotografi professionisti delle maggiori testate internazionali, da Reuters al New York Times da The Washington Post a National Geographic a BBC, da CNN al Times, da Le Monde a El Pais. Fotografie che rappresentano, ancora una volta, un'autentica finestra sul mondo e permettono di compiere un viaggio critico tra gli eventi che hanno caratterizzato il 2023 e di orientarsi tra i temi più caldi che lo hanno animato".

Tra le novità dell'edizione 2024 c'è il focus sulla libertà di stampa e il report sulle minacce fatte ai giornalisti che ogni giorno hanno provato a raccontare "storie difficili" o "teatri di guerra".

Per loro, al centro della mostra, è stato innalzato un memoriale che raccoglie i nomi dei fotografi caduti, nel mondo, durante l'esercizio della propria attività di reporter dal 1992 ad oggi. Un elenco di oltre millecinquecento giornalisti che, con la propria professionalità, esperienza e passione, hanno contribuito ad affermare, anche a costo della vita la libertà di stampa.


I VINCITORI GLOBALI DELLE QUATTRO CATEGORIE

A vincere il World Press Photo of the Year è stato il palestinese Mohammed Salem con una fotografia scattata per Reuters il 17 ottobre del 2023 nell'obitorio dell'ospedale Nasser: lo scatto immortala il drammatico momento in cui una donna palestinese di 36 anni, Inas Abu Maamar, stringe il corpo di sua nipote Saly, di soli 5 anni, rimasta uccisa insieme ad altri quattro membri della sua famiglia durante un attacco missilistico israeliano che ha colpito la sua casa a Khan Younis, Gaza.

Di questa opera la giuria ha sottolineato come l'immagine sia stata composta con cura e rispetto, offrendo allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile.

Il premio World Press Photo Story of the Year è stato assegnato alla fotografa sudafricana Lee-Ann Olwage di Geo per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. Gli scatti documentano la vita del novantunenne Paul Rakotozandriny, "Dada Paul" affetto da demenza da 11 anni e assistito da sua figlia Fara Rafaraniriana, di 41 anni.

In Madagascar, l'assenza di cultura e sensibilizzazione riguardo al tema della demenza e del disturbo mentale in genere fa sì che le persone che mostrano sintomi di perdita di memoria siano spesso stigmatizzate: in questo contesto, la storia di Fara e Dada Paul ben rappresenta il principio del valim-babena: il dovere dei figli adulti di aiutare i propri genitori. Un dovere che, in malgascio, è considerato vera e propria espressione d'amore, la restituzione di un debito morale per la cura che i genitori dedicano alla crescita dei figli.

Del premio World Press Photo Long-Term Project è stato insignito il fotografo venezuelano Alejandro Cegarra con il lavoro dal titolo I due muri realizzato per New York Times/Bloomberg.

Il premio World Press Photo Open Format è stato infine assegnato alla fotografa ucraina Julia Kochetova che ha realizzato un'opera dal titolo La guerra è intima, nella quale intreccia le immagini fotografiche con poesia, clip audio e musica. L'autrice ha realizzato un sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile documentaristico di un diario personale per mostrare al mondo l'esperienza di vivere con la guerra come realtà quotidiana.