L'appello dei medici: «Vaccini anti-Covid a clochard e senza fissa dimora»

Anelli (Fnomceo): «Soggetti doppiamente fragili, dal punto di vista sociale oltreché sanitario»

lunedì 15 marzo 2021 8.14
Vaccinare gli "ultimi", gli "invisibili": i senza fissa dimora, i clochard, tutte quelle persone che per lo Stato non esistono. Ma che hanno diritto, come tutti, alle cure e che sono tanto più a rischio di contrarre e anche di trasmettere il Covid. È questa la proposta che la FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, avanza per voce del suo Presidente, Filippo Anelli. Il quale propone di indirizzare anche su questo versante i medici che si sono offerti come vaccinatori volontari: tra loro, i Medici Cattolici.

«Abbiamo ricevuto comunicazione, da parte del Presidente dell'Associazione Medici Cattolici italiani, Filippo Boscia, della disponibilità manifestata dai soci al Ministro della Salute, Roberto Speranza: i colleghi sono pronti a dare il loro contributo, come somministratori volontari, alla campagna vaccinale – spiega Anelli -. È un gesto di grande solidarietà e responsabilità professionale, per il quale ringraziamo l'Amci e che merita tutto il nostro sostegno. I medici sono in campo con tutte le loro articolazioni: specializzandi, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, odontoiatri e, ora, anche volontari».

«Invitiamo il Ministro ad accogliere l'offerta di questi medici, inserendoli come volontari all'interno di un piano che preveda la vaccinazione dei senzatetto, dei clochard, degli "ultimi" – continua -. Persone che non hanno voce, che non chiedono nulla, che vivono nella solitudine e nell'emarginazione. "Invisibili", non ricompresi in nessuna anagrafe e in nessun piano vaccinale, perché per lo Stato, semplicemente, non esistono. Soggetti doppiamente fragili, dal punto di vista sociale oltreché sanitario, cui va garantito il diritto fondamentale della Salute e l'accesso alle cure. Va garantito in primis a loro tutela ma anche come strategia di salute pubblica, perché le condizioni in cui vivono li rendono facili vittime del virus e possibili portatori. Vaccinarli significa limitare la circolazione del virus e spegnere sul nascere possibili focolai».

«Tutta la classe medica è a disposizione per dare una mano ai soggetti più fragili, secondo i dettami del Codice deontologico – conclude Anelli -. Auspichiamo che questa disponibilità sia accolta e indirizzata in questo senso, anche in collaborazione con le associazioni di volontariato».