L'Italia festeggia i 50 anni delle regioni, Emiliano e i governatori incontrano Mattarella
Il presidente della Regione Puglia: «Questi enti dimostrano ancora oggi di avere di avere velocità e modernità straordinarie»
martedì 4 agosto 2020
19.07
L'Italia festeggia i cinquant'anni delle regioni a statuto ordinario: questo pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato i governatori al Quirinale per fare un bilancio di questa fase della storia repubblicana. Presente anche Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che intervenendo questa mattina a Roma al confronto interregionale promosso dalla Conferenza delle regioni "Dopo l'emergenza la ripartenza: le proposte delle Regioni e delle Province autonome", ha detto: «Le regioni hanno funzionato e funzionano meglio dello Stato centrale. Riescono a gestire meglio la sanità, le esigenze delle persone, gli aiuti alle imprese, i rapporti con l'Europa. E questo era stato previsto dai padri costituenti tanti anni fa».
«Noi chiederemo che questo sistema regionale possa essere rafforzato, chiarendo i dubbi sulle competenze che qualche volta rallentano il funzionamento sia dello stato centrale che delle regioni, ma soprattutto di investire di più sulle persone, sui servizi alle persone - ha continuato Emiliano. Il welfare, la scuola, la sanità seguite più da vicino da parte delle regioni funzionano meglio e si adattano di più alle realtà territoriali che ovviamente sono inevitabilmente diverse».
Emiliano conclude: «I padri costituenti sapevano che lo Stato centrale spesso è imperfetto, distante, alle volte non riesce a tradurre bisogni, sogni e sensazioni in attività di governo concreta e quindi concepirono il regionalismo come una sorta di rimedio alla centralizzazione che tanti danni aveva fatto all'Italia, che si era sì unita ma non aveva superato la questione meridionale. Le Regioni mostrano ancora oggi di avere velocità e modernità straordinarie, riescono a dialogare con l'Europa quotidianamente meglio dello Stato centrale, governano sia gli assetti strategici che le questioni locali con maggiore padronanza e soprattutto costituiscono nel momento del bisogno, mi riferisco alla Protezione civile nell'emergenza covid, una spalla fondamentale per il Governo nazionale, perché senza le Regioni, molte delle attività che vengono sviluppate sul territorio sarebbero impossibili. Questi primi 50 anni sono trascorsi in una sorta di rodaggio, i prossimi vedranno protagoniste le Regioni perché assicurano la connessione sentimentale e pragmatica del popolo italiano col proprio Governo».
«Noi chiederemo che questo sistema regionale possa essere rafforzato, chiarendo i dubbi sulle competenze che qualche volta rallentano il funzionamento sia dello stato centrale che delle regioni, ma soprattutto di investire di più sulle persone, sui servizi alle persone - ha continuato Emiliano. Il welfare, la scuola, la sanità seguite più da vicino da parte delle regioni funzionano meglio e si adattano di più alle realtà territoriali che ovviamente sono inevitabilmente diverse».
Emiliano conclude: «I padri costituenti sapevano che lo Stato centrale spesso è imperfetto, distante, alle volte non riesce a tradurre bisogni, sogni e sensazioni in attività di governo concreta e quindi concepirono il regionalismo come una sorta di rimedio alla centralizzazione che tanti danni aveva fatto all'Italia, che si era sì unita ma non aveva superato la questione meridionale. Le Regioni mostrano ancora oggi di avere velocità e modernità straordinarie, riescono a dialogare con l'Europa quotidianamente meglio dello Stato centrale, governano sia gli assetti strategici che le questioni locali con maggiore padronanza e soprattutto costituiscono nel momento del bisogno, mi riferisco alla Protezione civile nell'emergenza covid, una spalla fondamentale per il Governo nazionale, perché senza le Regioni, molte delle attività che vengono sviluppate sul territorio sarebbero impossibili. Questi primi 50 anni sono trascorsi in una sorta di rodaggio, i prossimi vedranno protagoniste le Regioni perché assicurano la connessione sentimentale e pragmatica del popolo italiano col proprio Governo».