L'ombra del clan sul porto di Bari, Procura chiede 28 anni per Filippo Capriati
Il nipote del boss andrà a processo con altri 24 imputati. L'Autorità portuale pretende risarcimento
martedì 15 gennaio 2019
11.23
La Procura di Bari chiede una condanna a 28 anni di reclusione per Filippo Capriati, nipote dello storico boss di Bari vecchia Antonio Capriati. Secondo le ricostruzioni dei Pm, Capriati sarebbe stato vertice dell'organizzazione criminale che si sarebbe infiltrata nella gestione di alcune importanti attività all'interno del porto di Bari. All'intera organizzazione mafiosa sono contestati altri gravi reati come estorsioni ai danni dei commercianti, furti, rapine e traffico di armi e droga.
Oltre a Capriati, infatti, sono imputate altre 24 persone, a processo con il rito abbreviato. Per questi soggetti il Pm aveva già il mese scorso chiesto pene dai 26 anni ai 16 mesi di reclusione; a loro se ne aggiungono altri 13 che hanno rifiutato il rito abbreviato.
In cinque si sono costituiti parte civile nel processo: il ministero dell'Interno, l'agenzia delle Entrate, l'Associazione Antiracket Puglia, la cooperativa Arieta e L'Autorità portuale, che avrebbe quantificato in 1 milione di Euro il danno d'immagine subito chiedendo risarcimento.
Oltre a Capriati, infatti, sono imputate altre 24 persone, a processo con il rito abbreviato. Per questi soggetti il Pm aveva già il mese scorso chiesto pene dai 26 anni ai 16 mesi di reclusione; a loro se ne aggiungono altri 13 che hanno rifiutato il rito abbreviato.
In cinque si sono costituiti parte civile nel processo: il ministero dell'Interno, l'agenzia delle Entrate, l'Associazione Antiracket Puglia, la cooperativa Arieta e L'Autorità portuale, che avrebbe quantificato in 1 milione di Euro il danno d'immagine subito chiedendo risarcimento.