«La formazione non è competizione», Link Bari pronta a protestare contro il numero chiuso a Medicina
Domani l'associazione studentesca ha in programma un sit in davanti alle aule del campus Quagliariello
lunedì 17 luglio 2023
17.33
Dal 15 al 25 luglio in tutta Italia migliaia di candidati di ogni fascia d'età proveranno l'accesso al corso di studi di Medicina e Chirurgia, svolgendo il test d'ingresso. Da quest'anno c'è un nuovo sistema di test d'ingresso con il TOLC, che registra a Bari ben 4647 iscritti, un numero nettamente più alto rispetto agli iscritti di settembre 2022 con la vecchia modalità.
Il 18 luglio, alle ore 12 «Come Link Bari saremo presenti fuori dalle aule del campus universitario E. Quagliarello dove si stanno svolgendo le prove del test, per ribadire le criticità che presenta il numero chiuso e la necessità di investimenti consistenti nell'istruzione pubblica e nel Sistema sanitario nazionale». Lo si legge in una nota diramata dal sindacato studentesco Link Bari.
«Quest'anno abbiamo organizzato un flash mob che simula l'accesso alla facoltà di medicina con una maratona: competono in tanti ma non tutti raggiungeranno il traguardo, una vera e propria gara - dichiara Grazia de Giuseppe, coordinatrice di Link medicina. Inizialmente tutti si trovano in parità dietro la linea di partenza, fino a quando non saranno chiamati a fare un passo in avanti coloro che hanno avuto la possibilità economica di prepararsi adeguatamente al test, coloro che possono permettersi il costo di affitto di una stanza, coloro che non hanno difficoltà a sostenere i costi esorbitanti dei libri per studiare. È evidente come non tutti partano dalle stesse condizioni socio-economiche, per questo non è giusto parlare di applicazione del sistema meritocratico. Questa nostra azione vuole mostrare la logica competitiva e tossica che pervade il sistema universitario e in particolar modo l'accesso a medicina. Il numero chiuso non è la soluzione, continuiamo a rivendicare maggiori finanziamenti per l'università e per i percorsi di specializzazione, solo così si potrà creare un sistema universitario e sanitario di qualità. L'imbuto formativo che si crea nel passaggio dalla laurea in medicina alla specializzazione è responsabilità di scelte politiche sbagliate, è ora di superare questo sistema, non guardando a sistemi altrettanto problematici, come quello francese. Gli sbarramenti non sono sinonimo di qualità, sia se posti all'inizio del percorso, sia se posti nel mentre».
«Riteniamo fermamente che, per quanto con l'introduzione del Tolc ci siano stati dei passi avanti, l'abolizione del numero chiuso rimane prioritaria sia per l'attuale situazione di crisi del sistema sanitario nazionale, sia perché la formazione deve essere liberamente accessibile a tutte e tutti, non può essere una competizione e non può essere ostacolata con barriere di accesso - conclude Anna Maria Coppolecchia, neoeletta senatrice accademica dell'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito ad una serie di tagli ai fondi destinati alla santità e al sistema universitario pubblico, portando a un disastroso calo del personale medico-sanitario e alla chiusura di 300 ospedali. Si è dibattuto molto negli ultimi tempi dell'attuazione del regionalismo differenziato che porterebbe a un forte decentramento in settori pubblici essenziali, quali la sanità, acuendo le disuguaglianze tra nord e sud. A ciò si aggiungano i diffusi sovvenzionamenti dati ad imprenditori della sanità che forniscono il servizio sanitario solo a coloro che possono permetterselo economicamente».
Il 18 luglio, alle ore 12 «Come Link Bari saremo presenti fuori dalle aule del campus universitario E. Quagliarello dove si stanno svolgendo le prove del test, per ribadire le criticità che presenta il numero chiuso e la necessità di investimenti consistenti nell'istruzione pubblica e nel Sistema sanitario nazionale». Lo si legge in una nota diramata dal sindacato studentesco Link Bari.
«Quest'anno abbiamo organizzato un flash mob che simula l'accesso alla facoltà di medicina con una maratona: competono in tanti ma non tutti raggiungeranno il traguardo, una vera e propria gara - dichiara Grazia de Giuseppe, coordinatrice di Link medicina. Inizialmente tutti si trovano in parità dietro la linea di partenza, fino a quando non saranno chiamati a fare un passo in avanti coloro che hanno avuto la possibilità economica di prepararsi adeguatamente al test, coloro che possono permettersi il costo di affitto di una stanza, coloro che non hanno difficoltà a sostenere i costi esorbitanti dei libri per studiare. È evidente come non tutti partano dalle stesse condizioni socio-economiche, per questo non è giusto parlare di applicazione del sistema meritocratico. Questa nostra azione vuole mostrare la logica competitiva e tossica che pervade il sistema universitario e in particolar modo l'accesso a medicina. Il numero chiuso non è la soluzione, continuiamo a rivendicare maggiori finanziamenti per l'università e per i percorsi di specializzazione, solo così si potrà creare un sistema universitario e sanitario di qualità. L'imbuto formativo che si crea nel passaggio dalla laurea in medicina alla specializzazione è responsabilità di scelte politiche sbagliate, è ora di superare questo sistema, non guardando a sistemi altrettanto problematici, come quello francese. Gli sbarramenti non sono sinonimo di qualità, sia se posti all'inizio del percorso, sia se posti nel mentre».
«Riteniamo fermamente che, per quanto con l'introduzione del Tolc ci siano stati dei passi avanti, l'abolizione del numero chiuso rimane prioritaria sia per l'attuale situazione di crisi del sistema sanitario nazionale, sia perché la formazione deve essere liberamente accessibile a tutte e tutti, non può essere una competizione e non può essere ostacolata con barriere di accesso - conclude Anna Maria Coppolecchia, neoeletta senatrice accademica dell'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito ad una serie di tagli ai fondi destinati alla santità e al sistema universitario pubblico, portando a un disastroso calo del personale medico-sanitario e alla chiusura di 300 ospedali. Si è dibattuto molto negli ultimi tempi dell'attuazione del regionalismo differenziato che porterebbe a un forte decentramento in settori pubblici essenziali, quali la sanità, acuendo le disuguaglianze tra nord e sud. A ciò si aggiungano i diffusi sovvenzionamenti dati ad imprenditori della sanità che forniscono il servizio sanitario solo a coloro che possono permetterselo economicamente».