“La vita senza violenza è possibile ed è bellissima”, la testimonianza di una vittima in Asl Bari
Sono state 173 le chiamate registrate dalla città di Bari per violenze domestiche al numero 1522 nel primo trimestre del 2022
venerdì 25 novembre 2022
16.09
"La vita senza violenza è possibile ed è bellissima": è il messaggio di speranza contenuto nella testimonianza di una donna, vittima di maltrattamenti in famiglia e dipendente della ASL di Bari, che oggi, in occasione della Giornata internazionale per la eliminazione della violenza contro le donne, ha voluto con coraggio raccontare in anonimato la propria storia.
È il coraggio di chi, come lei, denuncia e si ribella agli uomini "maltrattanti", la leva per il cambiamento, come spiegato a più voci, nel corso della manifestazione "Il coraggio delle donne", un progetto formativo organizzato dal CUG (Comitato unico di garanzia) della ASL, che si è tenuto oggi presso l'Auditorium "Arcobaleno" dell'ex CTO con letture, proiezioni, dibatti, relazioni di fatti realmente accaduti e confronti sul tema.
Ad introdurre l'evento, la prefetta di Bari, Antonella Bellomo, che ha ricordato come: "I reati tra il 2020 e 2021 siano diminuiti tutti, tranne che le violenze in ambito famigliare. Lo stesso vale per il numero di omicidi che cala negli anni ma non quelli che riguardano le donne. Questa giornata serve a dare coraggio a chi è in difficoltà, dobbiamo fare rete tra istituzioni per far sì che il fenomeno venga allo scoperto e per mettere in atto tutti gli interventi possibili. Un'occasione come questa è importante specie per chi opera sul territorio e intercetta i segnali di chi subisce la violenza".
A nome della direzione generale della ASL, anche il direttore amministrativo Luigi Fruscio, nel suo intervento, ha insistito sulla importanza della collaborazione fra enti, quindi azienda sanitaria, Prefettura, Polizia, Comune e tutti coloro che raccolgono le sofferenze delle donne. "È importante – ha detto Fruscio – che le istituzioni abbiano le risorse per potenziare i servizi a sostegno di questi disagi: solo così arriveremo quotidianamente a raccogliere e lenire tutte le sofferenze che ogni donna purtroppo subisce".
Sono state 173 le chiamate registrate dalla città di Bari per violenze domestiche al numero 1522 nel primo trimestre del 2022 e oltre 4mila durante gli anni della pandemia. I dati sono spia di un fenomeno che non si arresta: da qui nasce l'appello a denunciare e farsi coraggio da parte della presidente del Cug della ASL di Bari, Lorenzina Proscia.
"Siamo pronti a fare qualunque azione per aiutare le donne – ha detto Proscia - oggi sono stati consegnati a tutti gli operatori del front office, sportelli Cup, Pua, Anagrafe, Servizi come Medicina e Fisioterapia, compresi i poliambulatori, gli adesivi da indossare con il numero antiviolenza e stalking 1522 per informare e sensibilizzare chi non ha ancora compreso come denunciare una violenza. Non dobbiamo girarci dall'altra parte dobbiamo intervenire".
Dopo la proiezione del cortometraggio "Magnificat" del regista Gianluca Schettino, è seguita la video testimonianza della dipendente in anonimato che ha ripercorso i momenti più difficili della relazione coniugale, in cui ha raccontato di aver subito violenze fisiche, ma soprattutto psicologiche, verbali ed economiche. La svolta c'è stata quando si è rivolta prima al consultorio ASL e poi al centro antiviolenza del Comune di Bari.
"Uscirne si può – ha commentato - ma bisogna chiedere aiuto. Spero che il mio intervento induca ad una seria riflessione di chi ha gli strumenti per cambiare e migliorare le cose ed è rivolto alle donne che vivono questo inferno, perchè imparino a dire "no". Non mi piace attribuirmi il termine vittima – ha continuato nella sua testimonianza - io sono piuttosto una sopravvissuta, una donna che ha lottato e che ancora lotta per liberarsi dai segni che questa esperienza ha lasciato, che lotta perché i propri figli crescano in un ambiente sano, perché abbiano chiaro come una donna vada trattata, sono una donna che finalmente si è riappropriata della sua vita".
Nella presa in carico delle donne vittime di violenza gioca un ruolo fondamentale il Cav (centro antiviolenza) comunale: sono 970 le persone che negli ultimi tre anni hanno richiesto aiuto al Comune. Lo ha spiegato l'assessora al Welfare, Francesca Bottalico. "La violenza non appartiene solo al 25 novembre – ha dichiarato l'assessora – purtroppo può entrare nella vita di qualsisia donna, in qualunque momento, che abiti in centro o in periferia, che sia colta o poco istruita. Bisogna promuovere la cultura della non violenza, dalle fasce di età più piccole a quelle over 65 per contrastare gli stereotipi e annientare le diverse forme di violenza".
Di come prendersi cura delle persone minori per età esposte a violenza e quali sono i modelli e le procedure della rete pugliese dei servizi, ha parlato invece Maria Grazia Foschino Barbaro, del Coordinamento della Rete dei Servizi per il contrasto della violenza, Regione Puglia. Si sono susseguiti gli interventi di casi concreti, a cura di un ispettore di Polizia della Questura di Bari. Stereotipi, discriminazioni, violenze: una triangolazione da rompere è stato infine il tema affrontato da Stella Sanseverino – Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Bari.
In conclusione la lettura di un brano della scrittrice Patrizia De Benedictis e le parole della poetessa Felicetta Mazza.
È il coraggio di chi, come lei, denuncia e si ribella agli uomini "maltrattanti", la leva per il cambiamento, come spiegato a più voci, nel corso della manifestazione "Il coraggio delle donne", un progetto formativo organizzato dal CUG (Comitato unico di garanzia) della ASL, che si è tenuto oggi presso l'Auditorium "Arcobaleno" dell'ex CTO con letture, proiezioni, dibatti, relazioni di fatti realmente accaduti e confronti sul tema.
Ad introdurre l'evento, la prefetta di Bari, Antonella Bellomo, che ha ricordato come: "I reati tra il 2020 e 2021 siano diminuiti tutti, tranne che le violenze in ambito famigliare. Lo stesso vale per il numero di omicidi che cala negli anni ma non quelli che riguardano le donne. Questa giornata serve a dare coraggio a chi è in difficoltà, dobbiamo fare rete tra istituzioni per far sì che il fenomeno venga allo scoperto e per mettere in atto tutti gli interventi possibili. Un'occasione come questa è importante specie per chi opera sul territorio e intercetta i segnali di chi subisce la violenza".
A nome della direzione generale della ASL, anche il direttore amministrativo Luigi Fruscio, nel suo intervento, ha insistito sulla importanza della collaborazione fra enti, quindi azienda sanitaria, Prefettura, Polizia, Comune e tutti coloro che raccolgono le sofferenze delle donne. "È importante – ha detto Fruscio – che le istituzioni abbiano le risorse per potenziare i servizi a sostegno di questi disagi: solo così arriveremo quotidianamente a raccogliere e lenire tutte le sofferenze che ogni donna purtroppo subisce".
Sono state 173 le chiamate registrate dalla città di Bari per violenze domestiche al numero 1522 nel primo trimestre del 2022 e oltre 4mila durante gli anni della pandemia. I dati sono spia di un fenomeno che non si arresta: da qui nasce l'appello a denunciare e farsi coraggio da parte della presidente del Cug della ASL di Bari, Lorenzina Proscia.
"Siamo pronti a fare qualunque azione per aiutare le donne – ha detto Proscia - oggi sono stati consegnati a tutti gli operatori del front office, sportelli Cup, Pua, Anagrafe, Servizi come Medicina e Fisioterapia, compresi i poliambulatori, gli adesivi da indossare con il numero antiviolenza e stalking 1522 per informare e sensibilizzare chi non ha ancora compreso come denunciare una violenza. Non dobbiamo girarci dall'altra parte dobbiamo intervenire".
Dopo la proiezione del cortometraggio "Magnificat" del regista Gianluca Schettino, è seguita la video testimonianza della dipendente in anonimato che ha ripercorso i momenti più difficili della relazione coniugale, in cui ha raccontato di aver subito violenze fisiche, ma soprattutto psicologiche, verbali ed economiche. La svolta c'è stata quando si è rivolta prima al consultorio ASL e poi al centro antiviolenza del Comune di Bari.
"Uscirne si può – ha commentato - ma bisogna chiedere aiuto. Spero che il mio intervento induca ad una seria riflessione di chi ha gli strumenti per cambiare e migliorare le cose ed è rivolto alle donne che vivono questo inferno, perchè imparino a dire "no". Non mi piace attribuirmi il termine vittima – ha continuato nella sua testimonianza - io sono piuttosto una sopravvissuta, una donna che ha lottato e che ancora lotta per liberarsi dai segni che questa esperienza ha lasciato, che lotta perché i propri figli crescano in un ambiente sano, perché abbiano chiaro come una donna vada trattata, sono una donna che finalmente si è riappropriata della sua vita".
Nella presa in carico delle donne vittime di violenza gioca un ruolo fondamentale il Cav (centro antiviolenza) comunale: sono 970 le persone che negli ultimi tre anni hanno richiesto aiuto al Comune. Lo ha spiegato l'assessora al Welfare, Francesca Bottalico. "La violenza non appartiene solo al 25 novembre – ha dichiarato l'assessora – purtroppo può entrare nella vita di qualsisia donna, in qualunque momento, che abiti in centro o in periferia, che sia colta o poco istruita. Bisogna promuovere la cultura della non violenza, dalle fasce di età più piccole a quelle over 65 per contrastare gli stereotipi e annientare le diverse forme di violenza".
Di come prendersi cura delle persone minori per età esposte a violenza e quali sono i modelli e le procedure della rete pugliese dei servizi, ha parlato invece Maria Grazia Foschino Barbaro, del Coordinamento della Rete dei Servizi per il contrasto della violenza, Regione Puglia. Si sono susseguiti gli interventi di casi concreti, a cura di un ispettore di Polizia della Questura di Bari. Stereotipi, discriminazioni, violenze: una triangolazione da rompere è stato infine il tema affrontato da Stella Sanseverino – Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Bari.
In conclusione la lettura di un brano della scrittrice Patrizia De Benedictis e le parole della poetessa Felicetta Mazza.