Le intercettazioni: «Se ti trovano i soldi, dì che è l'eredità». Asl sospende i 3 dipendenti
Sansolini, Iacobellis e Sciannimanico, arrestati ieri, sono stati «immediatamente sospesi dal servizio in via cautelare»
mercoledì 13 novembre 2024
9.11
Gli appalti venduti agli imprenditori amici avrebbero fruttato decine di migliaia di euro che i tre dirigenti arrestati non sapevano nemmeno più come utilizzare. In alcuni casi sarebbero state pagati fino a 30mila euro, che i vari Nicola Sansolini, Nicola Iacobellis e Concetta Sciannimanico non sapevano più come spendere.
I tre, intanto, arrestati e trasferiti in carcere nell'ambito dell'inchiesta su un presunto giro di tangenti legati agli appalti banditi dall'Azienda Sanitaria Locale di Bari sono stati «immediatamente sospesi dal servizio in via cautelare». Lo si apprende da fonti della stessa Asl che fanno anche sapere che «gli atti sono stati inviati all'ufficio procedimenti disciplinari aziendale». 10, in totale, tra funzionari e imprenditori, le persone arrestate ieri mattina all'alba dalla Guardia di Finanza di Bari.
«Aumentiamo! invece di diminuire aumentiamo! Il problema è che come ti dicevo non riesci a... ormai è diventato difficile anche... capito? Veramente è diventato difficile utilizzarli! io ce la metto tutta, ma... quest'anno è stato tosto!». Uno degli arrestati addirittura se ne lamentava: «Se mi girano i c… comincio a spendere tutto, eh! domani guarda mi compro l'orecchino!». Il procuratore Rossi ha rilevato il «legame di fiducia reciproca» tra i funzionari pubblici e tutti gli imprenditori.
«Si però - è detto in un'intercettazione - quell'operazione bisogna farla». Oppure: «Eh... l'alternativa sarebbe la cassaforte a Bari, ma che cambia?», con l'obiettivo di prevenire eventuali sequestri da parte delle forze dell'ordine. «Se vengo a fare una perquisizione a casa tua e ti trovo 20mila euro in contanti - argomentava uno degli arrestati -, tu puoi dire: "Io quei 20mila euro li ho avuti da mio padre che mi ha dato l'eredità, ce li aveva", oppure: "Io percepisco il fitto a nero"», è scritto.
«Tu lo puoi dimostrare che è una tangente? No. Allora il cristiano lo puoi arrestare, però poi al processo, se ne uscirà pulito perché quello… l'avvocato dimostrerà che quei soldi dove sta scritto che è la tangente? Mica sta scritto sopra alla banconota "Tangente". Quindi tu per potere arrestare, devi avere la flagranza». Ma la Finanza aveva piazzato telecamere negli uffici: gli indagati, temendo possibili registrazioni, imponevano agli imprenditori in visita di lasciare fuori i loro cellulari.
L'accusa rileva ancora «la forte "lievitazione" dei costi nella fase di realizzazione delle commesse» per tenere conto delle tangenti pagate e dei desiderata degli imprenditori: «Io ho stimato che di quei lavori forse 5mila euro stanno. Come li giustifichiamo gli altri 120mila euro?». I prezzi gonfiati «erano al doppio, al triplo!».
I tre, intanto, arrestati e trasferiti in carcere nell'ambito dell'inchiesta su un presunto giro di tangenti legati agli appalti banditi dall'Azienda Sanitaria Locale di Bari sono stati «immediatamente sospesi dal servizio in via cautelare». Lo si apprende da fonti della stessa Asl che fanno anche sapere che «gli atti sono stati inviati all'ufficio procedimenti disciplinari aziendale». 10, in totale, tra funzionari e imprenditori, le persone arrestate ieri mattina all'alba dalla Guardia di Finanza di Bari.
«Aumentiamo! invece di diminuire aumentiamo! Il problema è che come ti dicevo non riesci a... ormai è diventato difficile anche... capito? Veramente è diventato difficile utilizzarli! io ce la metto tutta, ma... quest'anno è stato tosto!». Uno degli arrestati addirittura se ne lamentava: «Se mi girano i c… comincio a spendere tutto, eh! domani guarda mi compro l'orecchino!». Il procuratore Rossi ha rilevato il «legame di fiducia reciproca» tra i funzionari pubblici e tutti gli imprenditori.
«Si però - è detto in un'intercettazione - quell'operazione bisogna farla». Oppure: «Eh... l'alternativa sarebbe la cassaforte a Bari, ma che cambia?», con l'obiettivo di prevenire eventuali sequestri da parte delle forze dell'ordine. «Se vengo a fare una perquisizione a casa tua e ti trovo 20mila euro in contanti - argomentava uno degli arrestati -, tu puoi dire: "Io quei 20mila euro li ho avuti da mio padre che mi ha dato l'eredità, ce li aveva", oppure: "Io percepisco il fitto a nero"», è scritto.
«Tu lo puoi dimostrare che è una tangente? No. Allora il cristiano lo puoi arrestare, però poi al processo, se ne uscirà pulito perché quello… l'avvocato dimostrerà che quei soldi dove sta scritto che è la tangente? Mica sta scritto sopra alla banconota "Tangente". Quindi tu per potere arrestare, devi avere la flagranza». Ma la Finanza aveva piazzato telecamere negli uffici: gli indagati, temendo possibili registrazioni, imponevano agli imprenditori in visita di lasciare fuori i loro cellulari.
L'accusa rileva ancora «la forte "lievitazione" dei costi nella fase di realizzazione delle commesse» per tenere conto delle tangenti pagate e dei desiderata degli imprenditori: «Io ho stimato che di quei lavori forse 5mila euro stanno. Come li giustifichiamo gli altri 120mila euro?». I prezzi gonfiati «erano al doppio, al triplo!».