Le mani della mafia sul porto di Santo Spirito, Giannella: «Illegalità strisciante»
Il responsabile dell'Antimafia ha sottolineato come tutti devono impegnarsi: «Anni di soprusi, ma nessuno ha denunciato»
sabato 20 aprile 2024
23.17
«Tutti abbiamo diritto a vivere in un contesto di legalità, deve essere un impegno per tutti». È il messaggio del procuratore aggiunto, coordinatore dell'Antimafia, Francesco Giannella, commentando il quadro emerso dalle ultime indagini sul controllo mafioso di vasti territori della città, in questo caso la costa nord di Bari.
Un'area, quella di Santo Spirito compresa con la vicina Palese, che vive sotto una cappa di criminalità. Un quartiere considerato «erroneamente tranquillo», quello a nord di Bari, «dove purtroppo l'illegalità impera, è strisciante e soprattutto è molto tollerata». L'inchiesta che ieri mattina ha portato all'arresto di quattro persone ha rivelato, secondo Giannella, che uno dei pregiudicati del quartiere, Domenico Sidella, dopo la scarcerazione si sarebbe appropriato della gestione del porto.
«Mimmo» o «Musolin», con Antonio Navoni detto «Tre ruote» e Raffaele Altieri, soprannominato «Felin» o «Chianidd», avrebbe controllato gli ormeggi, i parcheggi e i servizi di guardiania e soggiogando con violenza, minacce e intimidazione tutti gli utenti del porto, pescatori, proprietari di pescherecci, diportisti, proprietari di gozzi. E tutto ciò, ha stigmatizzato il procuratore aggiunto Giannella, in una «situazione di omertà generalizzata». Le vittime, infatti, non hanno mai denunciato.
Alcuni di loro, invece, hanno ammesso le estorsioni subite solo dopo essere stati individuati dai Carabinieri. «Abbiamo svolto un anno di indagini - ha dichiarato il maggiore Giuseppe Verde - partite da una segnalazione anonima. Non c'è stata una denuncia diretta da parte di tutte le vittime. È stata importante la bravura dei militari che hanno svelato questo sistema estorsivo. Grazie al profilo criminale» Sidella «spadroneggiava nel porto barese. Sia indirettamente, sia direttamente».
Le richieste, su base mensile, erano definite da un tariffario in base alle dimensioni del natante, da un minimo di 10 euro per i gozzi ai 100 euro per i pescherecci, il tutto «in un clima di omertà e assoggettamento delle vittime, consapevoli, in caso di rifiuto, del rischio di furti o del danneggiamento dei natanti». Il tutto «in un clima di intimidazione creato dagli indagati e imposto alle varie persone offese, in una condizione di assoggettamento e restie a esternare le vessazioni subite».
Si era cioè «ingenerata la convinzione che così doveva andare. «Tutti abbiamo diritto a vivere in un contesto di legalità e civiltà, ma non tutti accettano l'idea che questo costituisca un impegno per tutti», ha concluso Giannella. Di qui l'appello a fidarsi delle istituzioni e delle forze dell'ordine e denunciare qualsiasi illegalità.
Un'area, quella di Santo Spirito compresa con la vicina Palese, che vive sotto una cappa di criminalità. Un quartiere considerato «erroneamente tranquillo», quello a nord di Bari, «dove purtroppo l'illegalità impera, è strisciante e soprattutto è molto tollerata». L'inchiesta che ieri mattina ha portato all'arresto di quattro persone ha rivelato, secondo Giannella, che uno dei pregiudicati del quartiere, Domenico Sidella, dopo la scarcerazione si sarebbe appropriato della gestione del porto.
«Mimmo» o «Musolin», con Antonio Navoni detto «Tre ruote» e Raffaele Altieri, soprannominato «Felin» o «Chianidd», avrebbe controllato gli ormeggi, i parcheggi e i servizi di guardiania e soggiogando con violenza, minacce e intimidazione tutti gli utenti del porto, pescatori, proprietari di pescherecci, diportisti, proprietari di gozzi. E tutto ciò, ha stigmatizzato il procuratore aggiunto Giannella, in una «situazione di omertà generalizzata». Le vittime, infatti, non hanno mai denunciato.
Alcuni di loro, invece, hanno ammesso le estorsioni subite solo dopo essere stati individuati dai Carabinieri. «Abbiamo svolto un anno di indagini - ha dichiarato il maggiore Giuseppe Verde - partite da una segnalazione anonima. Non c'è stata una denuncia diretta da parte di tutte le vittime. È stata importante la bravura dei militari che hanno svelato questo sistema estorsivo. Grazie al profilo criminale» Sidella «spadroneggiava nel porto barese. Sia indirettamente, sia direttamente».
Le richieste, su base mensile, erano definite da un tariffario in base alle dimensioni del natante, da un minimo di 10 euro per i gozzi ai 100 euro per i pescherecci, il tutto «in un clima di omertà e assoggettamento delle vittime, consapevoli, in caso di rifiuto, del rischio di furti o del danneggiamento dei natanti». Il tutto «in un clima di intimidazione creato dagli indagati e imposto alle varie persone offese, in una condizione di assoggettamento e restie a esternare le vessazioni subite».
Si era cioè «ingenerata la convinzione che così doveva andare. «Tutti abbiamo diritto a vivere in un contesto di legalità e civiltà, ma non tutti accettano l'idea che questo costituisca un impegno per tutti», ha concluso Giannella. Di qui l'appello a fidarsi delle istituzioni e delle forze dell'ordine e denunciare qualsiasi illegalità.