Legge contro l'omofobia bloccata da due anni, il Bari pride rifiuta il patrocinio della Regione
Il coordinamento della manifestazione in programma il 29 giugno attacca: «Nessun sostegno alle nostre rivendicazioni è possibile se manca volontà di realizzarle»
lunedì 17 giugno 2019
12.51
«Noi non siamo interessati alle briciole. Noi vogliamo tutto. Per questo, rifiutiamo il patrocinio morale che la Regione Puglia ha concesso al Bari Pride del prossimo 29 giugno. Nessun logo istituzionale della Regione comparirà, dunque, sulle nostre bandiere o sui nostri manifesti. Nessun sostegno simbolico alle nostre rivendicazioni è possibile se manca la volontà politica di realizzarle». Con queste parole il coordinamento del Bari pride, la manifestazione per i diritti Lgbtqi in programma il 29 giugno, rifiuta il patrocinio della Regione Puglia.
Il perché è presto detto: la legge regionale contro l'omo-bi-transfobia è bloccata in consiglio da oltre due anni, da dissidi interni anche alla maggioranza di centrosinistra. «La decisione assunta in assemblea dal Coordinamento Bari Pride è radicale: dopo l'affossamento del disegno di legge regionale contro le discriminazioni omo-bi-transfobiche, di cui si è resa impossibile persino la calendarizzazione, vogliamo sottrarci alla doppiezza di chi strizza l'occhio alle nostre battaglie sociali, ma le sacrifica per gli equilibri della maggioranza - si legge nel duro comunicato del Bari pride. Rifiutiamo le logiche dell'opportunismo politico e della convenienza elettorale: in questo controverso tempo storico - un tempo in cui la presidente della Commissione per le Pari opportunità della nostra Regione sceglie il Family Day di Verona per aggiornarsi sui diritti delle donne - ogni minaccia di ambiguità va respinta».
L'appello è, quindi, direttamente rivolto al governo pugliese: «Per queste ragioni, al presidente della Regione Michele Emiliano, alla giunta che egli presiede, alla sua maggioranza politica in Consiglio, ai partiti e le forze sociali che lo sostengono, noi chiediamo che il ddl venga messo in discussione in tempi certi - incalzano dal Bari pride. Non è più il tempo dei rinvii: a nulla serve nascondersi dietro l'alibi dell'ostruzionismo dell'opposizione o dietro i fantasmi del meccanismo di voto segreto. Vogliamo che questo Consiglio regionale si assuma, prima della scadenza del suo mandato, la responsabilità politica dell'approvazione o della bocciatura della legge, affinché siano chiari, finalmente, nomi e numeri di chi cavalca strumentalmente le lotte della nostra comunità. Se i diritti delle persone Lgbtqi non sono solo una bandiera da agitare in cerca di consenso elettorale, questo è il momento di dimostrarlo.Chiediamo risposte immediate e precise. Rifiuteremo ogni divagazione. Perché non vogliamo le briciole. Noi vogliamo tutto».
Il perché è presto detto: la legge regionale contro l'omo-bi-transfobia è bloccata in consiglio da oltre due anni, da dissidi interni anche alla maggioranza di centrosinistra. «La decisione assunta in assemblea dal Coordinamento Bari Pride è radicale: dopo l'affossamento del disegno di legge regionale contro le discriminazioni omo-bi-transfobiche, di cui si è resa impossibile persino la calendarizzazione, vogliamo sottrarci alla doppiezza di chi strizza l'occhio alle nostre battaglie sociali, ma le sacrifica per gli equilibri della maggioranza - si legge nel duro comunicato del Bari pride. Rifiutiamo le logiche dell'opportunismo politico e della convenienza elettorale: in questo controverso tempo storico - un tempo in cui la presidente della Commissione per le Pari opportunità della nostra Regione sceglie il Family Day di Verona per aggiornarsi sui diritti delle donne - ogni minaccia di ambiguità va respinta».
L'appello è, quindi, direttamente rivolto al governo pugliese: «Per queste ragioni, al presidente della Regione Michele Emiliano, alla giunta che egli presiede, alla sua maggioranza politica in Consiglio, ai partiti e le forze sociali che lo sostengono, noi chiediamo che il ddl venga messo in discussione in tempi certi - incalzano dal Bari pride. Non è più il tempo dei rinvii: a nulla serve nascondersi dietro l'alibi dell'ostruzionismo dell'opposizione o dietro i fantasmi del meccanismo di voto segreto. Vogliamo che questo Consiglio regionale si assuma, prima della scadenza del suo mandato, la responsabilità politica dell'approvazione o della bocciatura della legge, affinché siano chiari, finalmente, nomi e numeri di chi cavalca strumentalmente le lotte della nostra comunità. Se i diritti delle persone Lgbtqi non sono solo una bandiera da agitare in cerca di consenso elettorale, questo è il momento di dimostrarlo.Chiediamo risposte immediate e precise. Rifiuteremo ogni divagazione. Perché non vogliamo le briciole. Noi vogliamo tutto».