«Liberate Fefè», i cittadini contro la decisione di portare in canile un vecchio randagio
Proteste e appelli affinché il cane venga liberato e non lasciato in un box dove potrebbe morire
martedì 10 ottobre 2017
13.51
«Liberate Fefè». Così gridano in molti in un appello disperato per liberazione dal canile di un cane accalappiato a Torre a Mare. Fefè, come è conosciuto da tutti, è un cane che vive da sempre nel quartiere, ormai ha circa 16 anni e non ha mai dato problemi. Purtroppo è stato accalappiato e condotto in canile. Ma da quando si trova rinchiuso, essendo abituato alla vita libera, non mangia più e rischia di morire. E per questo molti cittadini stanno chiedendo a gran voce al sindaco, Antonio Decaro, di far liberare il cane e farlo ritornare alla sua vita di sempre.
«Caro sindaco, la prego faccia liberare il povero Fefe' – scrive una signora – randagio storico di Torre a mare, glielo chiedo con tutto il mio cuore», e a lei fa eco un'altra cittadina che rincara la dose: «Che tristezza leggere del trattamento che avete riservato a Fefè. Trovo veramente inumano rinchiuderlo dietro le sbarre di un box, quando invece chi ruba o fa di peggio gira libero e indisturbato. Mi auguro che poniate presto rimedio a questo grossolano errore trovando a Fefè una famiglia speciale con cui, vista la sua non giovane età, trascorrere la sua ultima parte di vita».
«È vergognoso che un cane che ha vissuto in libertà per 16 anni – sottolinea una cittadina – venga rinchiuso in Canile. È vergognoso che non si sterilizzi e non vengano curati i cani randagi. È un suo dovere di sindaco agire, affinché il randagismo venga debellato. La sollecito a liberare Fefè e a far sì che si prendano provvedimenti per risolvere la tragedia di questi poveri animali che al sud non sono per nulla tutelati».
E questi sono solo alcuni degli interventi in favore del povero cane, che oltretutto ieri è stato anche sterilizzato. Da parte sua il sindaco fa sapere che si sta interfacciando con la Asl per trovare una soluzione al problema, ma sottolinea anche la procedura che è stata messa in atto e ciò che si dovrebbe fare per far uscire Fefè dal canile.
«Quando la Asl (ente regionale e non comunale) accalappia un cane – spiegano dallo staff di Decaro – questo può essere reimmesso sul territorio come cane collettivo, o di quartiere, a seguito di un intervento da parte di un'associazione animalista, o di un gruppo di cittadini che si prenda la responsabilità sull'animale e previo parere positivo della ASL. Qualora fosse effettuata una richiesta di adozione come cane collettivo, sarà, pertanto, la ASL a verificare se ricorrono i requisiti di legge per la sua reimmissione sul territorio. Altrimenti l'unica possibilità è che il cane sia adottato da un privato cittadino».
«Caro sindaco, la prego faccia liberare il povero Fefe' – scrive una signora – randagio storico di Torre a mare, glielo chiedo con tutto il mio cuore», e a lei fa eco un'altra cittadina che rincara la dose: «Che tristezza leggere del trattamento che avete riservato a Fefè. Trovo veramente inumano rinchiuderlo dietro le sbarre di un box, quando invece chi ruba o fa di peggio gira libero e indisturbato. Mi auguro che poniate presto rimedio a questo grossolano errore trovando a Fefè una famiglia speciale con cui, vista la sua non giovane età, trascorrere la sua ultima parte di vita».
«È vergognoso che un cane che ha vissuto in libertà per 16 anni – sottolinea una cittadina – venga rinchiuso in Canile. È vergognoso che non si sterilizzi e non vengano curati i cani randagi. È un suo dovere di sindaco agire, affinché il randagismo venga debellato. La sollecito a liberare Fefè e a far sì che si prendano provvedimenti per risolvere la tragedia di questi poveri animali che al sud non sono per nulla tutelati».
E questi sono solo alcuni degli interventi in favore del povero cane, che oltretutto ieri è stato anche sterilizzato. Da parte sua il sindaco fa sapere che si sta interfacciando con la Asl per trovare una soluzione al problema, ma sottolinea anche la procedura che è stata messa in atto e ciò che si dovrebbe fare per far uscire Fefè dal canile.
«Quando la Asl (ente regionale e non comunale) accalappia un cane – spiegano dallo staff di Decaro – questo può essere reimmesso sul territorio come cane collettivo, o di quartiere, a seguito di un intervento da parte di un'associazione animalista, o di un gruppo di cittadini che si prenda la responsabilità sull'animale e previo parere positivo della ASL. Qualora fosse effettuata una richiesta di adozione come cane collettivo, sarà, pertanto, la ASL a verificare se ricorrono i requisiti di legge per la sua reimmissione sul territorio. Altrimenti l'unica possibilità è che il cane sia adottato da un privato cittadino».