Mafia a Bari, due agenti chiesero aiuto ai Parisi dopo le offese di un automobilista
Emerge dagli atti dell'inchiesta dell'Antimafia di Bari che lunedì ha portato all'esecuzione di oltre 130 misure cautelari
mercoledì 28 febbraio 2024
9.31
Due agenti della Polizia Locale di Bari avrebbero chiesto aiuto ad un fedelissimo del clan mafioso Parisi, Fabio Fiore (ex autista del boss di Japigia, Savinuccio), verosimilmente per punire una persona che, dopo aver ignorato un semaforo rosso, avrebbe insultato le due donne in divisa con frasi particolarmente pesanti.
È quanto emerge dagli atti dell'inchiesta dell'Antimafia di Bari che lunedì ha portato all'esecuzione di 130 misure cautelari anche nei confronti di persone affiliate o legate al clan Parisi, egemone al rione Japigia. I pubblici ministeri antimafia Fabio Buquicchio, Marco D'Agostino e Federico Perrone Capano nelle carte hanno evidenziato «il comportamento di assoluta riverenza assunto da due vigilesse», che avrebbero dovuto reagire agli insulti e alle minacce segnalando l'accaduto.
Ma «l'autorità da loro riconosciuta è quella criminale mafiosa visto che entrambe si rivolgono» a Fiore «per metterlo al corrente del comportamento penalmente rilevante tenuto dal trasgressore». L'auto del trasgressore fu rubata e ritrovata nello stesso giorno. «Gli investigatori - è scritto - hanno buone ragioni per ritenere che la vecchia utilitaria» sia «stata rubata per ordine» di Fiore «come ritorsione al comportamento irriguardoso tenuto dall'uomo nei confronti delle vigilesse».
«Un episodio certamente spiacevole - scrivono ancora i pm -, ma che non giustifica l'operato dei predetti pubblici ufficiali, i quali sono perfettamente consapevoli che un furto ordinato, delle lesioni provocate oppure altro genere di fatti sono azioni che non possono avere origini da membri della pubblica amministrazione».
È quanto emerge dagli atti dell'inchiesta dell'Antimafia di Bari che lunedì ha portato all'esecuzione di 130 misure cautelari anche nei confronti di persone affiliate o legate al clan Parisi, egemone al rione Japigia. I pubblici ministeri antimafia Fabio Buquicchio, Marco D'Agostino e Federico Perrone Capano nelle carte hanno evidenziato «il comportamento di assoluta riverenza assunto da due vigilesse», che avrebbero dovuto reagire agli insulti e alle minacce segnalando l'accaduto.
Ma «l'autorità da loro riconosciuta è quella criminale mafiosa visto che entrambe si rivolgono» a Fiore «per metterlo al corrente del comportamento penalmente rilevante tenuto dal trasgressore». L'auto del trasgressore fu rubata e ritrovata nello stesso giorno. «Gli investigatori - è scritto - hanno buone ragioni per ritenere che la vecchia utilitaria» sia «stata rubata per ordine» di Fiore «come ritorsione al comportamento irriguardoso tenuto dall'uomo nei confronti delle vigilesse».
«Un episodio certamente spiacevole - scrivono ancora i pm -, ma che non giustifica l'operato dei predetti pubblici ufficiali, i quali sono perfettamente consapevoli che un furto ordinato, delle lesioni provocate oppure altro genere di fatti sono azioni che non possono avere origini da membri della pubblica amministrazione».