Mafia a Bari, il cantante Tommy Parisi si dice «estraneo ad attività illecite»
L'uomo ha reso dichiarazioni spontanee al giudice Ferraro. Oggi tocca a Savino Parisi ed Eugenio Palermiti, domani a Giacomo Olivieri
mercoledì 28 febbraio 2024
9.55
Ha reso dichiarazioni spontanee dicendosi «estraneo alle attività illecite» della sua famiglia Tommaso Parisi, soprannominato Tommy, cantante neomelodico - e figlio del boss Savino del rione Japigia - da lunedì in carcere nell'ambito dell'indagine "Codice nostro", che ha portato all'arresto di 135 persone legate al clan.
Parisi, difeso dall'avvocato Nicola Lerario, ha ribadito che la sua «unica attività è la musica», ha ammesso di aver sbagliato solo nell'ambito di un'altra inchiesta, sulle scommesse online, per la quale nel 2019 patteggiò una pena di 22 mesi di carcere, negando di essersi «mai occupato di droga e mai interessato a fatti di sangue». Tanto è vero che, stando a quanto ha detto il suo legale, «quando ha visto a Japigia l'aria non buona, si è allontanato per paura e ha vissuto a Napoli».
Tutti gli altri arrestati interrogati ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ci sono Filippo Mineccia, genero di Palermiti, i pregiudicati Vito Lampugnani, Carlo Ferrante, Michele De Tullio e il figlio Donato, Sebastiano Ruggieri e Attilio Caizzi: dinanzi al giudice hanno fatto scena muta. Oggi e domani sono fissati gli altri interrogatori: a Taranto comparirà Palermiti, a Terni il boss Parisi, mentre a Lanciano e Cosenza saranno ascoltati Leonardo Montani e Tommaso Lovreglio.
Quest'ultimo è ritenuto l'anello di congiunzione tra la mafia e l'avvocato Olivieri (interrogato domani a Brindisi), offrendogli i voti della malavita per l'elezione della moglie Maria Carmen Lorusso. Oggi saranno interrogati anche Cosimo Fortunato e Fabio Fiore. Domani toccherà ai fratelli del boss, Nicola e Massimo Parisi.
Parisi, difeso dall'avvocato Nicola Lerario, ha ribadito che la sua «unica attività è la musica», ha ammesso di aver sbagliato solo nell'ambito di un'altra inchiesta, sulle scommesse online, per la quale nel 2019 patteggiò una pena di 22 mesi di carcere, negando di essersi «mai occupato di droga e mai interessato a fatti di sangue». Tanto è vero che, stando a quanto ha detto il suo legale, «quando ha visto a Japigia l'aria non buona, si è allontanato per paura e ha vissuto a Napoli».
Tutti gli altri arrestati interrogati ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ci sono Filippo Mineccia, genero di Palermiti, i pregiudicati Vito Lampugnani, Carlo Ferrante, Michele De Tullio e il figlio Donato, Sebastiano Ruggieri e Attilio Caizzi: dinanzi al giudice hanno fatto scena muta. Oggi e domani sono fissati gli altri interrogatori: a Taranto comparirà Palermiti, a Terni il boss Parisi, mentre a Lanciano e Cosenza saranno ascoltati Leonardo Montani e Tommaso Lovreglio.
Quest'ultimo è ritenuto l'anello di congiunzione tra la mafia e l'avvocato Olivieri (interrogato domani a Brindisi), offrendogli i voti della malavita per l'elezione della moglie Maria Carmen Lorusso. Oggi saranno interrogati anche Cosimo Fortunato e Fabio Fiore. Domani toccherà ai fratelli del boss, Nicola e Massimo Parisi.