Mafia a Bari: la sede di Amtab «un luogo sicuro per parlare di affari»

L'azienda pubblica, da lunedì sotto amministrazione giudiziaria, è nella bufera. «Un vero e proprio ufficio di collocamento»

mercoledì 28 febbraio 2024 17.59
A cura di La Redazione
«La gravità del fenomeno appare ancora rilevante se si considera che l'infiltrazione» nell'Amtab di Bari «ha beneficiato di una tolleranza dei suoi amministratori». D'altronde le indagini hanno rimarcato «la presenza di parenti e affiliati del clan Parisi», i quali potevano «decidere chi doveva essere assunto e in quale ordine».

L'azienda di trasporto pubblico locale, da lunedì, è sotto amministrazione giudiziaria, un provvedimento del Tribunale di Bari che «mira a tutelare l'Amtab e la sua governance che non risulta indagata», precisa in una nota la presidente del consiglio d'amministrazione Angela Donvito. «L'amministratore giudiziario è chiamato ad eseguire le direttive del Tribunale», mentre Amtab tenterà di «risolvere le criticità emerse, presuntivamente riferibili a 4 dipendenti dei circa 800 in organico».

È il 6 settembre 2018, quando Tommaso Lovreglio parla con Luigi Carrassi promettendogli un posto di lavoro («Da me deve passare»). Sullo sfondo, per l'accusa, «l'imposizione di quattro assunzioni temporanee per gli addetti alla sosta». Di qui l'accusa di estorsione aggravata. «E fra i nominativi da "imporre" a Giovanni Del Core, che in Amtab, all'epoca, ricopriva l'incarico di responsabile dell'area sosta», anche quelli di Annaelena Parisi, Annarosa Lovreglio e di Iolanda Stringano».

È lo stesso Del Core a parlarne al telefono con Lovreglio: «Il problema è che sto io in mezzo». E quando si mostra preoccupato («Eh… allora io sto nella merda»), Del Core replica: «Il presidente, ma non è il padrone il presidente! Bell bell eh… è sempre il presidente, però, non è il padrone» di un'azienda i cui luoghi, fra uffici e officine, vengono utilizzati come «luoghi sicuri in cui gli uomini del clan discorrono liberamente di vicende di mafia e delineano il sistema illegale di assunzioni».

Secondo il Tribunale di Bari (presidente Giulia Romanazzi) «in questa frase si esprime appieno la forza dell'intimidazione esercitata da Lovreglio che non può che basarsi sulla sua appartenenza, nota a Del Core, al sodalizio in argomento, in quanto peraltro del tutto privo di alcuna giustificazione lecita nella scala gerarchica interna all'Amtab». A Lovreglio si sarebbe rivolto Maurizio Santoro (non indagato), all'epoca responsabile della filiale locale della Gruppo Servizi Associati s.p.a..

Lovreglio, facendo riferimento al contratto di lavoro fatto firmare da Santoro a Battista, diceva: «Mio nipote è quello che prende meno di tutti». Santoro, dall'altra parte, rivendicava la paternità dell'assunzione di Battista: «E si, perché io lo feci entrare». Per gli inquirenti «un vero e proprio ufficio di collocamento» dei Parisi.