Mafia, in manette 24 persone: dipendenti comunali aiutavano il clan
Un funzionario aveva offerto la propria consulenza ad un pregiudicato per regolarizzare la sua occupazione abusiva di un alloggio popolare
martedì 9 novembre 2021
13.07
Si è svolta nella notte una vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari. Oltre 100 i militari impegnati nelle province di Bari, Matera, BAT e Torino, in particolare nei comuni di Altamura, Triggiano, Grumo Appula, Matera, Montescaglioso e Miglionico, per chiudere il cerchio sull'agguerrito clan "Loiudice" di Altamura. Capi e affiliati sono stati neutralizzati da una complessa indagine che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, ha colpito in modo decisivo un pericoloso gruppo criminale, attivo sull'area murgiana.
Sono 24 i soggetti raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, poiché ritenuti responsabili, a vario titolo, di "associazione di tipo mafioso con l'aggravante della disponibilità di armi, detenzione e porto di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, estorsione, associazione a delinquere finalizzata ai furti di auto e alla successiva estorsione, ricettazione, rapina, turbativa d'asta immobiliare e sfruttamento della prostituzione".
L'operazione odierna, convenzionalmente denominata "Logos", costituisce il compendio di un'articolata indagine, avviata alla fine del 2017, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bari mediante continui servizi di osservazione e pedinamento, numerose attività tecniche d'intercettazione telefonica e ambientale e attraverso l'utilizzo delle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, che hanno permesso di costruire un solido quadro indiziario in ordine ai gravissimi reati contestati agli indagati.
L'attività della Direzione Distrettuale Antimafia e degli investigatori dell'Arma dei Carabinieri ha consentito di fotografare la perdurante operatività dell'organizzazione criminale facente capo a Loiudice Giovanni, detto Giannino, legata dapprima al clan Parisi e in ultimo al clan Capriati, ed attiva con carattere di stabilità nel territorio di Altamura. È stata documentata la pervasività dell'associazione, dotata di una struttura organizzativa stabile e caratterizzata dal ricorso sistematico alla violenza per imporsi nel controllo delle attività illecite nel territorio di Altamura, finalizzata alla commissione di una indefinita serie di delitti, in particolare in materia di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, reati di turbativa d'asta immobiliare, associazione a delinquere, furti di autovettura ed estorsioni. Le indagini hanno permesso di evidenziare, così come definito dal Giudice nell'ordinanza applicativa della misura cautelare, "la cosiddetta zona grigia", ossia "l'accertata succube sudditanza verso gli interessi del clan Loiudice proveniente da professionisti di varia estrazione, quali dipendenti comunali, sempre pronti ad aderire o addirittura a prevenire con estremo zelo le richieste in ordine ai bisogni o alle aspettative più svariate, anche quando non compatibili con norme di legge o doveri deontologici, per il rispetto portato verso i rappresentanti del clan, ed il desiderio di evitare qualsiasi genere di insoddisfazione dei temibili interlocutori". È il caso, ad esempio, di un dipendente comunale, la cui posizione è tutt'ora al vaglio di questo Ufficio, che si era attivato – seppure fuori dall'esercizio delle sue funzioni - per fornire a Loiudice Giovanni la proprio consulenza in ordine alle procedure necessarie per regolarizzare la occupazione abusiva di un alloggio di edilizia popolare, che, poi, nel corso dell'attività di indagine, è stato regolarmente sottoposto a sequestro preventivo e restituito all'ARCA Puglia, proprietaria dell'immobile.
L'operatività dell'associazione è stata documentata nel traffico di stupefacenti, così come riscontrato dai numerosi episodi di spaccio accertati a dai sequestri di droga effettuati durante le indagini, nei furti di auto e nelle estorsioni, effettuate con il metodo del "cavallo di ritorno", nello sfruttamento e nel favoreggiamento della prostituzione di alcune donne di nazionalità straniera e nella turbativa d'asta immobiliare.
Con riferimento ai furti di autovetture, in particolare, sono stati accertati circa 10 episodi criminosi, caratterizzati da un'organizzazione meticolosa e da una precisa ripartizione di ruoli. Ad operare materialmente i furti era una squadra di ladri provenienti dalla provincia BAT, mentre ad occuparsi del riciclaggio o della richiesta estorsiva erano personaggi legati alla criminalità altamurana.
Al fine di assicurare il sostentamento economico del clan e degli affiliati, inoltre, il sodalizio si adoperava per far vincere agli interessati alcune gare per pubblici incanti di edifici e terreni posti all'asta, in cambio di denaro pari a una percentuale dell'importo di aggiudicazione, costringendo, con la forza intimidatrice del gruppo, gli altri partecipanti all'asta a desistere dal presentare offerte al rialzo.
Due degli indagati, infine, dovranno rispondere di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, perché reclutavano ragazze straniere da destinare al meretrico lungo la SS96, tra Palo del Colle e Toritto, percependo 100 euro al giorno per la locazione dei container e roulotte in cui le ragazze si prostituivano.
Le indagini patrimoniali condotte dai Carabinieri hanno anche consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di chiedere e ottenere dal Giudice il sequestro preventivo di una società a responsabilità limitata, attiva nella commercializzazione di birra artigianale, riconducibile a Loiudice Giovanni e al figlio Alberto, nonché di un'autovettura di grossa cilindrata intestata a Giannino, conseguente alla documentata sproporzione tra reddito dichiarato e le evidenze patrimoniali rilevate di circa 260.000 euro.
L'odierna operazione Logos interviene quale prosecuzione dell'attività di indagine della Procura della Repubblica e dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari dopo le note operazioni Kairos del 2017 e Nemesi del 2019, disarticolando un altro agguerrito sodalizio criminale che aveva imposto la sua ingombrante presenza ad Altamura e nel territorio murgiano.
Sono 24 i soggetti raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, poiché ritenuti responsabili, a vario titolo, di "associazione di tipo mafioso con l'aggravante della disponibilità di armi, detenzione e porto di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, estorsione, associazione a delinquere finalizzata ai furti di auto e alla successiva estorsione, ricettazione, rapina, turbativa d'asta immobiliare e sfruttamento della prostituzione".
L'operazione odierna, convenzionalmente denominata "Logos", costituisce il compendio di un'articolata indagine, avviata alla fine del 2017, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bari mediante continui servizi di osservazione e pedinamento, numerose attività tecniche d'intercettazione telefonica e ambientale e attraverso l'utilizzo delle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, che hanno permesso di costruire un solido quadro indiziario in ordine ai gravissimi reati contestati agli indagati.
L'attività della Direzione Distrettuale Antimafia e degli investigatori dell'Arma dei Carabinieri ha consentito di fotografare la perdurante operatività dell'organizzazione criminale facente capo a Loiudice Giovanni, detto Giannino, legata dapprima al clan Parisi e in ultimo al clan Capriati, ed attiva con carattere di stabilità nel territorio di Altamura. È stata documentata la pervasività dell'associazione, dotata di una struttura organizzativa stabile e caratterizzata dal ricorso sistematico alla violenza per imporsi nel controllo delle attività illecite nel territorio di Altamura, finalizzata alla commissione di una indefinita serie di delitti, in particolare in materia di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, reati di turbativa d'asta immobiliare, associazione a delinquere, furti di autovettura ed estorsioni. Le indagini hanno permesso di evidenziare, così come definito dal Giudice nell'ordinanza applicativa della misura cautelare, "la cosiddetta zona grigia", ossia "l'accertata succube sudditanza verso gli interessi del clan Loiudice proveniente da professionisti di varia estrazione, quali dipendenti comunali, sempre pronti ad aderire o addirittura a prevenire con estremo zelo le richieste in ordine ai bisogni o alle aspettative più svariate, anche quando non compatibili con norme di legge o doveri deontologici, per il rispetto portato verso i rappresentanti del clan, ed il desiderio di evitare qualsiasi genere di insoddisfazione dei temibili interlocutori". È il caso, ad esempio, di un dipendente comunale, la cui posizione è tutt'ora al vaglio di questo Ufficio, che si era attivato – seppure fuori dall'esercizio delle sue funzioni - per fornire a Loiudice Giovanni la proprio consulenza in ordine alle procedure necessarie per regolarizzare la occupazione abusiva di un alloggio di edilizia popolare, che, poi, nel corso dell'attività di indagine, è stato regolarmente sottoposto a sequestro preventivo e restituito all'ARCA Puglia, proprietaria dell'immobile.
L'operatività dell'associazione è stata documentata nel traffico di stupefacenti, così come riscontrato dai numerosi episodi di spaccio accertati a dai sequestri di droga effettuati durante le indagini, nei furti di auto e nelle estorsioni, effettuate con il metodo del "cavallo di ritorno", nello sfruttamento e nel favoreggiamento della prostituzione di alcune donne di nazionalità straniera e nella turbativa d'asta immobiliare.
Con riferimento ai furti di autovetture, in particolare, sono stati accertati circa 10 episodi criminosi, caratterizzati da un'organizzazione meticolosa e da una precisa ripartizione di ruoli. Ad operare materialmente i furti era una squadra di ladri provenienti dalla provincia BAT, mentre ad occuparsi del riciclaggio o della richiesta estorsiva erano personaggi legati alla criminalità altamurana.
Al fine di assicurare il sostentamento economico del clan e degli affiliati, inoltre, il sodalizio si adoperava per far vincere agli interessati alcune gare per pubblici incanti di edifici e terreni posti all'asta, in cambio di denaro pari a una percentuale dell'importo di aggiudicazione, costringendo, con la forza intimidatrice del gruppo, gli altri partecipanti all'asta a desistere dal presentare offerte al rialzo.
Due degli indagati, infine, dovranno rispondere di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, perché reclutavano ragazze straniere da destinare al meretrico lungo la SS96, tra Palo del Colle e Toritto, percependo 100 euro al giorno per la locazione dei container e roulotte in cui le ragazze si prostituivano.
Le indagini patrimoniali condotte dai Carabinieri hanno anche consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di chiedere e ottenere dal Giudice il sequestro preventivo di una società a responsabilità limitata, attiva nella commercializzazione di birra artigianale, riconducibile a Loiudice Giovanni e al figlio Alberto, nonché di un'autovettura di grossa cilindrata intestata a Giannino, conseguente alla documentata sproporzione tra reddito dichiarato e le evidenze patrimoniali rilevate di circa 260.000 euro.
L'odierna operazione Logos interviene quale prosecuzione dell'attività di indagine della Procura della Repubblica e dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari dopo le note operazioni Kairos del 2017 e Nemesi del 2019, disarticolando un altro agguerrito sodalizio criminale che aveva imposto la sua ingombrante presenza ad Altamura e nel territorio murgiano.