Manodopera a 1 euro l'ora per l'alta moda e la Puglia finisce sul New York Times
Un lungo reportage del famoso giornale americano svela il lavoro nero nella nostra Regione, ma i grandi marchi si difendono
venerdì 21 settembre 2018
13.07
La Puglia e la provincia di Bari finiscono sul New York Times. Non è la prima volta negli ultimi tempi che la stampa straniera si occupa della nostra regione, ma se nelle passate occasioni succedeva per qualcosa di positivo come poteva essere la spiaggia di Polignano o i vicoli di Bari Vecchia da visitare in autunno, stavolta si parla di lavoro nero. Precisamente del lavoro che molte donne farebbero da casa a basso costo per le griffe dell'alta moda.
Nel lungo reportage di Elizabeth Paton si parla precisamente della provincia di Bari, citando tra gli altri Santeramo in Colle e Ginosa. Le donne intervistate, alcune rimaste anonime, dichiarano di lavorare per 1 euro l'ora per cucire abiti, o per 1,5 o 2 euro l'ora per applicare decorazioni. Il tutto senza alcuna assicurazione o contratto di alcun tipo. Al punto che la giornalista arriva anche a paragonare la loro situazione a quella della manodopera a basso costo di paesi come India, Bangladesh, Vietnam e China.
Nell'articolo si fanno anche alcuni nomi come Max Mara, Fendi e Luois Vuitton. E a tal proposito è intervenuto il presidente della Camera della moda Carlo Capasa definendo quello del New York Times un «Un attacco vergognoso e strumentale», sottolineando che: «Hanno attaccato questi marchi in maniera indegna e per questo prepareremo una nota congiunta insieme agli avvocati».
Nel lungo reportage di Elizabeth Paton si parla precisamente della provincia di Bari, citando tra gli altri Santeramo in Colle e Ginosa. Le donne intervistate, alcune rimaste anonime, dichiarano di lavorare per 1 euro l'ora per cucire abiti, o per 1,5 o 2 euro l'ora per applicare decorazioni. Il tutto senza alcuna assicurazione o contratto di alcun tipo. Al punto che la giornalista arriva anche a paragonare la loro situazione a quella della manodopera a basso costo di paesi come India, Bangladesh, Vietnam e China.
Nell'articolo si fanno anche alcuni nomi come Max Mara, Fendi e Luois Vuitton. E a tal proposito è intervenuto il presidente della Camera della moda Carlo Capasa definendo quello del New York Times un «Un attacco vergognoso e strumentale», sottolineando che: «Hanno attaccato questi marchi in maniera indegna e per questo prepareremo una nota congiunta insieme agli avvocati».