Messa al muro a 4 anni dai nazisti, la testimonianza a Bari di Adele Pardini
Una dei pochi sopravvissuti alla strage di Sant'Anna di Stazzema questa mattina in Consiglio Regionale
venerdì 31 gennaio 2020
14.24
«Mi chiamo Pardini Adele, il 12 agosto 1944 avevo nemmeno 4 anni, mancava un mese», ma i nazisti della divisione Reicshfuhrer SS misero anche lei contro il muro della casa a Sant'Anna di Stazzema e fecero fuoco contro la mamma, e le sorelle, tra cui anche Anna, di appena venti giorni, la più piccola vittima della seconda strage di civili per numero in Italia (560 donne, bambini, anziani), nella seconda guerra mondiale, dopo Marzabotto. La signora Pardini gira per le scuole, assolvendo un impegnativo ma straordinario dovere della memoria, indispensabile per impartire la lezione del passato.
«Dobbiamo fare in modo che questo non si ripeta, che non ritorni quello che si è tribolato noi», ha detto incontrando il presidente Mario Loizzo che ha tenuto a riceverla in Consiglio regionale, prima del trasferimento a Molfetta, dove Adele Pardini è andata a portare la sua testimonianza, ancora una volta agli studenti. Oggi quasi ottantenne, è tra i dieci superstiti della strage nazifascista nel paesino montano in provincia di Lucca, dietro la Linea Gotica. Lei e la sorella Lilia devono la salvezza al coraggio della maggiore Cesira, 18 anni, medaglia d'oro al merito civile nel 2012, ma un'altra sorellina non ce l'ha fatta, anche Maria è morta per le ferite qualche settimana dopo, come la piccolissima Anna.
Adele e le sorelline sono il simbolo di quella grande tragedia, ha detto il presidente Loizzo, il ricordo tangibile di: «una barbarie impressionante e diventano un monito altrettanto tangibile a non ripetere gli errori: speriamo che possa servire ai pochi stupidi in Italia e fuori che si divertono ad esaltare svastiche ed emblemi di morte».
Perché si pensa: «Che sia impossibile ricadere nell'odio, ma se non stiamo attenti, se non alziamo il livello di consapevolezza, potrebbero ripetersi. Per questo occorre insistere su queste testimonianze», ha aggiunto il presidente Loizzo.
Odio, ma soprattutto un complesso di superiorità razziale proprio dell'ideologia aberrante espressa da Hitler nel Mein Kampf, ha osservato il figlio della signora Pardini, Graziano Lazzeri, segretario del Parco della Pace di Sant'Anna (terzo al mondo dopo Hiroshima e Nagasaki). «Quelle povere vittime di Sant'Anna - ha detto - erano 'nullità' per le SS, truppe selezionate, non soldataglia ignorante. Per loro i 'deboli' andavano eliminati». Questo è costato milioni di vite spezzate, ma la gente semplice di Stazzema, umili contadini, si è dimostrata migliore della "razza eletta", non ha mai cercato la vendetta.
Adele Pardini e Graziano Lazzeri sono stati accompagnati da Bernard Dika, giovanissimo toscano nominato alfiere della Repubblica dal Capo dello Stato, per l'impegno nel mantenere nelle nuove generazioni la memoria delle stragi nazifasciste.
«Dobbiamo fare in modo che questo non si ripeta, che non ritorni quello che si è tribolato noi», ha detto incontrando il presidente Mario Loizzo che ha tenuto a riceverla in Consiglio regionale, prima del trasferimento a Molfetta, dove Adele Pardini è andata a portare la sua testimonianza, ancora una volta agli studenti. Oggi quasi ottantenne, è tra i dieci superstiti della strage nazifascista nel paesino montano in provincia di Lucca, dietro la Linea Gotica. Lei e la sorella Lilia devono la salvezza al coraggio della maggiore Cesira, 18 anni, medaglia d'oro al merito civile nel 2012, ma un'altra sorellina non ce l'ha fatta, anche Maria è morta per le ferite qualche settimana dopo, come la piccolissima Anna.
Adele e le sorelline sono il simbolo di quella grande tragedia, ha detto il presidente Loizzo, il ricordo tangibile di: «una barbarie impressionante e diventano un monito altrettanto tangibile a non ripetere gli errori: speriamo che possa servire ai pochi stupidi in Italia e fuori che si divertono ad esaltare svastiche ed emblemi di morte».
Perché si pensa: «Che sia impossibile ricadere nell'odio, ma se non stiamo attenti, se non alziamo il livello di consapevolezza, potrebbero ripetersi. Per questo occorre insistere su queste testimonianze», ha aggiunto il presidente Loizzo.
Odio, ma soprattutto un complesso di superiorità razziale proprio dell'ideologia aberrante espressa da Hitler nel Mein Kampf, ha osservato il figlio della signora Pardini, Graziano Lazzeri, segretario del Parco della Pace di Sant'Anna (terzo al mondo dopo Hiroshima e Nagasaki). «Quelle povere vittime di Sant'Anna - ha detto - erano 'nullità' per le SS, truppe selezionate, non soldataglia ignorante. Per loro i 'deboli' andavano eliminati». Questo è costato milioni di vite spezzate, ma la gente semplice di Stazzema, umili contadini, si è dimostrata migliore della "razza eletta", non ha mai cercato la vendetta.
Adele Pardini e Graziano Lazzeri sono stati accompagnati da Bernard Dika, giovanissimo toscano nominato alfiere della Repubblica dal Capo dello Stato, per l'impegno nel mantenere nelle nuove generazioni la memoria delle stragi nazifasciste.