Migliora la qualità dell'aria in Italia, effetto lockdown anche in Puglia

Determinanti le restrizioni dovute al Coronavirus che hanno portato ad un diverso stile di vita

lunedì 1 febbraio 2021 8.51
Nel 2020, la qualità dell'aria in Italia è generalmente migliorata, confermando il trend registrato negli ultimi cinque anni. È quanto emerge dalle elaborazioni effettuate dal Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa) sui dati rilevati nel 2020 dalle stazioni di rilevamento degli inquinanti atmosferici nelle regioni italiane. I dati, da un punto di vista pluriennale, denotano una progressiva diminuzione delle situazioni di superamento dei limiti normativi sia per il particolato (PM10 e PM2.5) sia per il biossido di azoto (NO2).

Infatti, nel 2015 la media annua di NO2 superava il limite di 40 microgrammi al metro cubo in 67 stazioni di monitoraggio italiane (13% del totale), mentre nel 2020 le stazioni che non rispettano tale parametro sono 14 (2%).

In linea con quanto fatto anche dalle altre Agenzie d'Italia, l'Arpa regionale ha raccolto i dati e fatto il punto sulla presenza in Puglia, nel corso del 2020, di polveri sottili, e in particolare sul Pm10. Il Pm10 è l'insieme di particelle con diametro aerodinamico inferiore a 10 μm (10-6 m). Le sue ridotte dimensioni gli permettono di penetrare nell'apparato respiratorio. Vari studi epidemiologici hanno evidenziato correlazioni tra le concentrazioni del Pm10 e l'incremento di mortalità e di ricoveri per malattie cardio-polmonari. In Puglia si conferma il trend di miglioramento della qualità dell'aria.

«La situazione dei dati di Pm10 in Puglia nel 2020 – dichiara Vito Bruno, direttore generale di Arpa Puglia – conferma il trend positivo degli ultimi tre anni, in termini di rispetto dei limiti di legge nazionale (Dlgs. 155/2010). Non ci sono stati nel corso dell'anno superamenti, in quanto non sono stati superati in nessuna stazione di monitoraggio di qualità dell'aria, i 35 superamenti annui permessi dalla legge. Da un punto di vista dei valori di riferimento dell'Oms, invece, si riscontra un trend pressoché stazionario nell'ultimo triennio, con un dato, relativo al 2020, di 40 stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria che hanno superato il valore di riferimento. Il miglioramento della qualità dell'aria, in media, nel 2020 è il frutto del combinato disposto di controlli più numerosi, innovazione tecnologica nelle attività produttive, ed una maggiore sensibilità per la tutela ambientale che ci auguriamo continui a crescere tra cittadini e operatori economici. Abbiamo scelto di analizzare il Pm10 avendo quale riferimento sia il Dlgs. 155/2010, sui limiti della qualità dell'aria in ambiente, che i parametri fissati per il Pm10 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. In tal modo abbiamo verificato come al rispetto dei limiti di qualità dell'aria, come disciplinati dalla normativa ambientale – con un trend in costante miglioramento – non corrisponda analogo risultato per il rispetto dei parametri fissati dall'Oms. Una ragione per non fermarsi ed anzi per rafforzare i monitoraggi e sollecitare politiche ambientali ancora più ambiziose, in una visione realmente integrata di tutela dell'ambiente e della salute. Nel frattempo stiamo elaborando i dati, relativi al 2020, per tutti gli altri inquinanti previsti dalla legislazione nazionale, in materia di qualità dell'aria».

Nel 2020 in Puglia, le 52 stazioni di monitoraggio della Rete Regionale della Qualità dell'Aria (Rrqa) che monitorano il Pm10, non hanno registrato il superamento del limite di legge. Il valore di riferimento OMS è stato invece superato in 40 stazioni (77%) che rispetto alla totalità dei superamenti nazionali, rappresenta il 10%.

Qualità dell'area e lockdown


Il decremento degli spostamenti verso i luoghi di lavoro durante il lockdown e la successiva ripresa, senza che si torni comunque ai valori antecedenti l'emergenza sanitari ha inciso sulla qualità dell'aria, considerando anche che l'andamento degli spostamenti in zone residenziali, è speculare a quello degli spostamenti verso luoghi di lavoro, mostrando infatti un incremento della permanenza nelle case durante il lockdown.

La concentrazione del biossido di azoto nei siti urbani è notoriamente legata alle emissioni da traffico veicolare. In tutti i siti oggetto di studio, è stata osservata una netta diminuzione delle concentrazioni di NO2 nei tre mesi interessati dal lockdown. A titolo esemplificativo, si riportano solo i grafici relativi alla stazione Bari–Cavour, quale sito rappresentativo degli andamenti degli inquinanti nelle aree urbane pugliesi nel corso del 2020. In questo sito, ad aprile si è registrata una diminuzione di NO2 pari al 61%. Si è osservato, inoltre, che le medie mensili registrate dalle stazioni ubicate nei pressi di edifici scolastici, hanno continuato a mantenersi al di sotto dei valori medi relativi al triennio 2017-2019 anche nei mesi successivi al lockdown.

Il confronto tra il giorno tipo calcolato nel periodo marzo-maggio 2020 (lockdown) e quelli dello stesso periodo ma calcolati per gli anni 2017, 2018 e 2019, mostra chiaramente che le concentrazioni sono significativamente inferiori nel 2020. Inoltre per il 2020, il picco serale delle ore 21 è nettamente inferiore a quello delle ore 8 differentemente da quanto invece emerge dai giorno tipo degli anni 2017, 2018 e 2019.

Un altro inquinante caratteristico delle emissioni da traffico veicolare è il benzene. Anche per il benzene, come per l'NO2, si osserva una generalizzata riduzione di concentrazione durante il lockdown, che persiste anche nei mesi successivi ma solo nelle stazioni ubicate in siti fortemente influenzati dal traffico come quello di Bari – C.so Cavour. Il confronto del giorno tipo del 2020 con quelli dei tre anni antecedenti, mostra concentrazioni confrontabili durante le ore notturne. Durante il resto della giornata, invece, le concentrazioni del 2020 risultano inferiori rispetto a quelle degli altri tre anni. Questi confronti mettono chiaramente in evidenza che gli stili di vita durante il giorno, nel periodo di lockdown, sono stati completamente differenti rispetto agli anni precedenti, con ricadute positive sulla qualità dell'aria.

Anche per il PM10 e il PM2,5, sono stati messi a confronto i valori medi mensili registrati nel 2020, con i valori medi mensili del triennio 2017-2019. Rispetto a quanto osservato per l'NO2 e il benzene, il calo di concentrazione dovuto alle misure restrittive è meno evidente per PM10 e PM2,5. Questi inquinanti, infatti, dipendono da molteplici variabili quali le condizioni meteoclimatiche, le avvezioni di polveri desertiche, le reazioni tra precursori etc.. Tuttavia, per il PM10 si è osservata, in ogni stazione, una diminuzione delle concentrazioni nel mese di aprile (in pieno lockdown), che ha continuato ad essere osservata anche nei mesi di giugno, luglio e agosto 2020.