Nicola Pertuso, FIPE Confcommercio Bari-Bat: «Occorre un fronte comune contro la criminalità»
Le sue riflessioni: «L’omicidio di Molfetta poteva capitare ovunque. Alla famiglia Lopez tutta la nostra solidarietà»
mercoledì 2 ottobre 2024
11.59
Nella notte tra il 21 e il 22 settembre, nel Lido Bahia Beach Club di Molfetta la 19enne Antonia Lopez ha perso la vita a causa di ferite da colpi di arma da fuoco esplosi nell'ambito di un regolamento di conti tra giovani rampolli di noti clan baresi. Un fatto gravissimo che (ripro)pone la scottante questione della pubblica sicurezza nei locali della movida locale.
Ne abbiamo parlato con Nicola Pertuso - presidente FIPE Federazione Italiana Pubblici Esercizi Confcommercio Bari-Bat, alla luce del suo ruolo e della sua esperienza ultra trentennale come gestore di locali dedicati allo spettacolo e all'intrattenimento nelle province Bari e Bat. Dopo un recentissimo incontro - dai contenuti riservati - sulla questione pubblica sicurezza con il dott. Francesco Russo - Prefetto di Bari, Pertuso appare molto scosso e amareggiato per la tragedia molfettese, ma con una grande voglia di reagire. E di partecipare a un fronte comune contro la criminalità.
Cosa pensa di quanto accaduto alla giovane Antonia Lopez?
Siamo mortificati per quanto successo: siamo tutti vicini alla famiglia, che ha perso una ragazza di 19 anni. Questa è la cosa più brutta. Non possiamo che esprimere tutti la nostra solidarietà alla famiglia.
Si poteva evitare?
E' chiaro che si può fare molto per evitare che queste cose accadano: chi spara, può sparare dappertutto. Sicuramente ci adopereremo per trovare nuove soluzioni e per combattere questi fenomeni, che interessano ragazzi che hanno perso completamente la bussola. Bisogna mettersi insieme e fare rete con le Forze dell'Ordine e con chi si occupa della nostra sicurezza. Urgono iniziative per riportare questi giovani a una vita sana: abbiamo infatti visto come questi ragazzi si fanno vanto - con video pubblicati sui social - di macchine a tutta velocità e atteggiamenti violenti. Si dimostrano seguaci di un paradigma diverso dal nostro e dalla nostra idea di cultura, che dovrebbe invece essere trasferita ai nostri giovani. Il loro è un paradigma capovolto.
In base alla sua esperienza professionale, episodi come questo sono sempre esistiti nella movida locale o, piuttosto, ne riscontra una più recente recrudescenza?
In passato abbiamo vissuto periodi in cui bande di giovani - soprattutto baresi - creavano questo tipo di problemi. Oggi però notiamo che tali fenomeni sono diventati molto più pericolosi: abbiamo più volte opportunamente segnalato e informato le autorità dei problemi che questi ragazzi hanno provocato.
C'è un legame tra la criminalità organizzata e la movida? O, peggio, vere e proprie infiltrazioni?
Abbiamo ascoltato con piacere le parole nette e decise dei procuratori antimafia e la loro lucida analisi rispetto a ciò che sta accadendo: questi ragazzi vengono nei locali per mettersi in mostra e per dare prova della loro capacità di violenza. Giocano a fare Gomorra: ciò preoccupa tanto perchè lo fanno proprio dove c'è intrattenimento, in spazi di incontro tra giovani. Abbiamo sempre più consapevolezza che questi ragazzi vogliono fare i "bulli", ecco perchè occorre un segnale forte dello Stato, in collaborazione con il mondo degli imprenditori.
Il 30 settembre lei è stato ricevuto dal Prefetto di Bari in merito alla questione sicurezza, dopo l'omicidio di Molfetta. Può dirci qualcosa in proposito?
I contenuti di questo incontro sono riservati.
In che modo è possibile garantire al meglio pubblica sicurezza in un locale serale?
Abbiamo imparato che gli accorgimenti tecnologici migliorano la sicurezza nei locali - come ad esempio gli impianti di videosorveglianza, che in questo caso sono stati utili per individuare chi ha partecipato all'omicidio. Penso anche all'utilizzo di metal detector e a un'adeguata formazione del personale di sicurezza; ma serve anche la collaborazione delle Forze dell'Ordine. Molte volte, infatti, i gestori dei locali non riescono a gestire questi gruppi di 10, 15 giovani quando si presentano alle porte di pub e discoteche: non c'è buttafuori che tenga. Con le forze dell'ordine stiamo immaginando soluzioni per arginare, contrastare e combattere questo fenomeno.
Sul tema, Confcommercio Bari-Bat ha ideato iniziative ad hoc?
Certo, sono in atto iniziative di concerto con le Forze dell'Ordine per una sicurezza integrata, anche con le associazioni di categoria e con il mondo imprenditoriale. Un lavoro corale nell'ambito del quale sono preziose anche le segnalazioni della cittadinanza, che ringrazio.
Una battuta di chiusura.
Nelle prossime settimane seguiranno iniziative dedicate al tema: non restiamo e non resteremo fermi a subire. Dobbiamo fare fronte comune tra imprese e persone, unite nel contrasto a questo tipo di persone e comportamenti, che mettono in difficoltà aziende, dipendenti e utenti. Questa vicenda poteva capitare a chiunque e dovunque.
Ne abbiamo parlato con Nicola Pertuso - presidente FIPE Federazione Italiana Pubblici Esercizi Confcommercio Bari-Bat, alla luce del suo ruolo e della sua esperienza ultra trentennale come gestore di locali dedicati allo spettacolo e all'intrattenimento nelle province Bari e Bat. Dopo un recentissimo incontro - dai contenuti riservati - sulla questione pubblica sicurezza con il dott. Francesco Russo - Prefetto di Bari, Pertuso appare molto scosso e amareggiato per la tragedia molfettese, ma con una grande voglia di reagire. E di partecipare a un fronte comune contro la criminalità.
Cosa pensa di quanto accaduto alla giovane Antonia Lopez?
Siamo mortificati per quanto successo: siamo tutti vicini alla famiglia, che ha perso una ragazza di 19 anni. Questa è la cosa più brutta. Non possiamo che esprimere tutti la nostra solidarietà alla famiglia.
Si poteva evitare?
E' chiaro che si può fare molto per evitare che queste cose accadano: chi spara, può sparare dappertutto. Sicuramente ci adopereremo per trovare nuove soluzioni e per combattere questi fenomeni, che interessano ragazzi che hanno perso completamente la bussola. Bisogna mettersi insieme e fare rete con le Forze dell'Ordine e con chi si occupa della nostra sicurezza. Urgono iniziative per riportare questi giovani a una vita sana: abbiamo infatti visto come questi ragazzi si fanno vanto - con video pubblicati sui social - di macchine a tutta velocità e atteggiamenti violenti. Si dimostrano seguaci di un paradigma diverso dal nostro e dalla nostra idea di cultura, che dovrebbe invece essere trasferita ai nostri giovani. Il loro è un paradigma capovolto.
In base alla sua esperienza professionale, episodi come questo sono sempre esistiti nella movida locale o, piuttosto, ne riscontra una più recente recrudescenza?
In passato abbiamo vissuto periodi in cui bande di giovani - soprattutto baresi - creavano questo tipo di problemi. Oggi però notiamo che tali fenomeni sono diventati molto più pericolosi: abbiamo più volte opportunamente segnalato e informato le autorità dei problemi che questi ragazzi hanno provocato.
C'è un legame tra la criminalità organizzata e la movida? O, peggio, vere e proprie infiltrazioni?
Abbiamo ascoltato con piacere le parole nette e decise dei procuratori antimafia e la loro lucida analisi rispetto a ciò che sta accadendo: questi ragazzi vengono nei locali per mettersi in mostra e per dare prova della loro capacità di violenza. Giocano a fare Gomorra: ciò preoccupa tanto perchè lo fanno proprio dove c'è intrattenimento, in spazi di incontro tra giovani. Abbiamo sempre più consapevolezza che questi ragazzi vogliono fare i "bulli", ecco perchè occorre un segnale forte dello Stato, in collaborazione con il mondo degli imprenditori.
Il 30 settembre lei è stato ricevuto dal Prefetto di Bari in merito alla questione sicurezza, dopo l'omicidio di Molfetta. Può dirci qualcosa in proposito?
I contenuti di questo incontro sono riservati.
In che modo è possibile garantire al meglio pubblica sicurezza in un locale serale?
Abbiamo imparato che gli accorgimenti tecnologici migliorano la sicurezza nei locali - come ad esempio gli impianti di videosorveglianza, che in questo caso sono stati utili per individuare chi ha partecipato all'omicidio. Penso anche all'utilizzo di metal detector e a un'adeguata formazione del personale di sicurezza; ma serve anche la collaborazione delle Forze dell'Ordine. Molte volte, infatti, i gestori dei locali non riescono a gestire questi gruppi di 10, 15 giovani quando si presentano alle porte di pub e discoteche: non c'è buttafuori che tenga. Con le forze dell'ordine stiamo immaginando soluzioni per arginare, contrastare e combattere questo fenomeno.
Sul tema, Confcommercio Bari-Bat ha ideato iniziative ad hoc?
Certo, sono in atto iniziative di concerto con le Forze dell'Ordine per una sicurezza integrata, anche con le associazioni di categoria e con il mondo imprenditoriale. Un lavoro corale nell'ambito del quale sono preziose anche le segnalazioni della cittadinanza, che ringrazio.
Una battuta di chiusura.
Nelle prossime settimane seguiranno iniziative dedicate al tema: non restiamo e non resteremo fermi a subire. Dobbiamo fare fronte comune tra imprese e persone, unite nel contrasto a questo tipo di persone e comportamenti, che mettono in difficoltà aziende, dipendenti e utenti. Questa vicenda poteva capitare a chiunque e dovunque.