«Non esiste un sistema Sandrino», il marito di Maurodinoia respinge le accuse
La parole dell'avvocato al termine del primo interrogatorio, e intanto Donatelli si dimette da sindaco di Triggiano
lunedì 8 aprile 2024
16.40
«Il sistema Sandrino non esiste». Risponde così Mario Malcangi, avvocato di Sandro Cataldo, marito di Anita Maurodinoia, dopo il primo interrogatorio di garanzia svoltosi oggi.
«Abbiamo rappresentato la nostra versione dei fatti - spiega Malcangi -, ovvero che riteniamo che tutto sia animato da una suggestione investigativa. Pensiamo che ci sia un sillogismo accusatorio che in realtà non si confà alla realtà storica. Ci sono stati episodi di corruzione elettorale in questa vicenda, che risultano documentati, ma non sono assolutamente ascrivibili a Sandro Cataldo. Lui lavora in politica da tanti anni, era certamente il coordinatore della campagna elettorale, ma la circostanza che, su centinaia di persone con le quali aveva a che fare, qualcuno si è macchiato di un'ipotesi criminosa non significa che questo sia da ascrivere a lui secondo un principio che ormai è negletto nelle aule di giustizia, ovvero quello del non poteva non sapere».
E su quanto emerso dalle carte dell'inchiesta, l'avvocato aggiunge: «L'unico elemento di prova è una captazione di un colloquio tra Leone e De Francesco che la Procura ha utilizzato come canovaccio per le ipotesi accusatorie. Sono delazioni che De Francesco fa a Leone, ma su De Francesco va fatta una ponderata riflessione. Per quanto riguarda gli elenchi sono tipici della campagna elettorale, si schedano gli elettori per tenere sotto controllo il territorio nel senso migliore del termine, non in senso deleterio cioè per verificare che tutte le possibilità di voto sono state cercate, approfondite, fatte».
«Noi confidiamo di poter chiarire le cose - conclude - nel frattempo abbiamo chiesto una attenuazione in attesa di ulteriori approfondimenti che noi stessi auspichiamo».
Interrogatorio nella giornata di oggi anche per Antonio Donatelli, ormai ex sindaco di Triggiano, che ha rassegnato le dimissioni.
«Abbiamo rappresentato la nostra versione dei fatti - spiega Malcangi -, ovvero che riteniamo che tutto sia animato da una suggestione investigativa. Pensiamo che ci sia un sillogismo accusatorio che in realtà non si confà alla realtà storica. Ci sono stati episodi di corruzione elettorale in questa vicenda, che risultano documentati, ma non sono assolutamente ascrivibili a Sandro Cataldo. Lui lavora in politica da tanti anni, era certamente il coordinatore della campagna elettorale, ma la circostanza che, su centinaia di persone con le quali aveva a che fare, qualcuno si è macchiato di un'ipotesi criminosa non significa che questo sia da ascrivere a lui secondo un principio che ormai è negletto nelle aule di giustizia, ovvero quello del non poteva non sapere».
E su quanto emerso dalle carte dell'inchiesta, l'avvocato aggiunge: «L'unico elemento di prova è una captazione di un colloquio tra Leone e De Francesco che la Procura ha utilizzato come canovaccio per le ipotesi accusatorie. Sono delazioni che De Francesco fa a Leone, ma su De Francesco va fatta una ponderata riflessione. Per quanto riguarda gli elenchi sono tipici della campagna elettorale, si schedano gli elettori per tenere sotto controllo il territorio nel senso migliore del termine, non in senso deleterio cioè per verificare che tutte le possibilità di voto sono state cercate, approfondite, fatte».
«Noi confidiamo di poter chiarire le cose - conclude - nel frattempo abbiamo chiesto una attenuazione in attesa di ulteriori approfondimenti che noi stessi auspichiamo».
Interrogatorio nella giornata di oggi anche per Antonio Donatelli, ormai ex sindaco di Triggiano, che ha rassegnato le dimissioni.