Nuova macchina refrigerante al Giovanni Paolo II, previene caduta dei capelli in terapia
Il nuovo macchinario è stato acquistato grazie ad un progetto di ricerca finalizzata, finanziato direttamente dal Ministero della Salute
lunedì 11 aprile 2022
14.21
Nuova dotazione tecnologica all'Istituto Tumori 'Giovanni Paolo II' di Bari, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Nei giorni scorsi è stata consegnata la macchina refrigerante che permetterà di usare i caschetti anti-alopecia da chemioterapia. Il nuovo apparecchio è già in uso in uno degli ambulatori di oncologia medica dell'Istituto.
Il nuovo macchinario è stato acquistato grazie ad un progetto di ricerca finalizzata, finanziato direttamente dal Ministero della Salute, che ha coinvolto l'istituto oncologico di Bari insieme ad altri 7 istituti di cura italiani. Obiettivo del progetto: lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale per supportare i medici nelle decisione terapeutiche. Nel team di progetto, gli oncologi Vito Lorusso e Francesco Giotta e la fisica sanitaria Raffaella Massafra. Il gruppo di ricerca multidisciplinare coinvolto nel progetto valuterà l'impatto dell'utilizzo dei caschetti nel percorso di cura e sulla qualità della vita delle pazienti.
Anche la sala per le infusioni chemioterapiche è tutta nuova, grazie alle foto artistiche acquistate con i fondi raccolti con l'evento di beneficienza 'Insieme per l'oncologico', realizzato lo scorso dicembre. Tramite la stessa raccolta fondi, sono stati inoltre acquistati turbanti in tessuto e buoni-parrucca per la pazienti in chemioterapia, due caschetti refrigeranti da usare con il nuovo macchinario e due smart tv da 44 pollici, già sistemati nelle sale d'attesa dell'ambulatorio di oncologia medica e di ematologia.
«Finanziamenti pubblici e solidarietà a braccetto per accompagnare le nostre pazienti nei momenti difficili delle cure», così il direttore generale Alessandro Delle Donne. «Piccoli e grandi strumenti che mettiamo gratuitamente a disposizione di chi vorrà». «Importanti segnali di percorsi di cura sempre 'umanizzati'», il commento del presidente del Civ, Gero Grassi.