Nuova sede del Consiglio Regionale, M5S: «Gravi irregolarità»
I pentastellati all'attacco del progetto, risalente al 2003, che avrebbe dovuto essere terminato nel 2014, ma è ancora in corso d'opera
giovedì 19 luglio 2018
16.04
I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle vanno all'attacco sulla nuova sede del Consiglio Regionale, progetto risalente al 2003 che avrebbe dovuto essere terminato nel 2014 e invece è ancora in alto mare, con conseguente aumento dei costi.
«Quello che sta accadendo per la costruzione della nuova sede del Consiglio regionale - dichiarano Antonella Laricchia, Grazia Di Bari e Gianluca Bozzetti - è un gigantesco scandalo da manuale nella realizzazione di un'opera pubblica che, ironia della sorte, dovrebbe essere l'icona più prestigiosa della politica pugliese. Una storia che dura da oltre 15 anni e che, ad oggi, costa ai pugliesi oltre 90 milioni di euro».
«In quasi un anno di approfondimenti - sottolineano - abbiamo cercato di fare chiarezza su quanto accaduto. È emerso un preoccupante quadro sul quale chiameremo, attraverso un esposto, a pronunciarsi la Procura di Bari, la Corte dei Conti e l'ANAC al fine di accertare ogni eventuale responsabilità. Depositeremo, inoltre, una mozione urgente finalizzata ad evitare il pagamento delle parcelle dei progettisti che ad oggi ammontano a circa 12 milioni di euro».
I consiglieri cinquestelle hanno ripercorso tutte le tappe della vicenda, analizzando sia l'aumento di tempi che quello dei costi, a partire dal 2003 data di aggiudicazione della gara di progettazione per un importo complessivo di 39.500.000 euro. Una cifra a cui si sono aggiunti dal 2003 al 2010 i costi di alcune prime varianti al progetto stesso per un importo di 27.830.690€ che hanno fatto lievitare il costo dell'opera, alla data di aggiudicazione dell'appalto (26 aprile 2010), fino a 67.330.690 €.
«In alcuni casi - sottolineano i pentastellati - si stanziavano milioni di euro per adeguare alle sopravvenute normative antisismiche un progetto che già dal 2003 doveva essere rispondente alle normative antisismiche. Il sospetto espresso non da noi, ma dalla stessa Regione Puglia nel momento in cui si era costituita parte civile nella memoria difensiva depositata presso il GUP del Tribunale di Bari in data 04/07/08 è che il costo dell'opera fosse stato "artatamente 'compresso' nell'importo di 39,5 milioni di euro (immediatamente al di sotto del limite massimo) al solo fine di rientrare nei parametri imposti dal bando, per poi assumere portata reale in relazione alle effettive esigenze ed ai contenuti del progetto"».
in data 21 marzo del 2012 è avvenuto l'inizio dei lavori mai terminati, d'altronde come spiegano i consiglieri del Movimento risultano anche dalla documentazione quasi 1000 giorni di sospensione lavori, assolutamente inspiegabili. I cinquestelle sono poi passati ad analizzare anche alcuni degli interventi inseriti nelle successive 5 varianti in corso d'opera, intervenute dal 2012 ad oggi, che hanno fatto lievitare l'importo complessivo dei lavori di ulteriori 27.668.000 euro arrivando all'entità dei lavori attuali di quasi 95 milioni di euro.
Laricchia, Bozzetti e Di Bari hanno concluso individuando le precise responsabilità politiche di chi doveva controllare e non l'ha fatto: «Si tratta di esponenti dei vecchi partiti sia di destra che di sinistra. A cominciare da Raffaele Fitto, Presidente della Regione Puglia nel 2003, continuando con il presidente Nichi Vendola, sotto la cui Giunta tutte le varianti progettuali sono andate avanti senza incontrare ostacoli e si arriva poi all'attuale Presidente Michele Emiliano. Eppure il 4 maggio 2015 il Consiglio di Stato aveva prescritto l'obbligo per la Regione di valutare il prioritario interesse della Collettività, a ripristinare la legalità, demolendo l'opera e rifacendo la gara di progettazione, con criteri di correttezza e legalità. E ciò quando i lavori erano ancora al 10% di avanzamento. All'epoca il governo Emiliano decise di andare avanti, stabilendo che la legalità era da considerarsi secondaria rispetto all'interesse finanziario delle Casse Regionali; una evidente contraddizione dal momento che, proprio sotto Emiliano, sulle stesse casse regionali venivano scaricati gli enormi costi della 5° variante, della cui estesa infondatezza si è innanzi ampiamente detto. L'auspicio è che la nostra azione ora serva ad individuare tutti i responsabili di questa scabrosa vicenda e soprattutto a restituire giustizia alla Puglia e ai pugliesi».
«Quello che sta accadendo per la costruzione della nuova sede del Consiglio regionale - dichiarano Antonella Laricchia, Grazia Di Bari e Gianluca Bozzetti - è un gigantesco scandalo da manuale nella realizzazione di un'opera pubblica che, ironia della sorte, dovrebbe essere l'icona più prestigiosa della politica pugliese. Una storia che dura da oltre 15 anni e che, ad oggi, costa ai pugliesi oltre 90 milioni di euro».
«In quasi un anno di approfondimenti - sottolineano - abbiamo cercato di fare chiarezza su quanto accaduto. È emerso un preoccupante quadro sul quale chiameremo, attraverso un esposto, a pronunciarsi la Procura di Bari, la Corte dei Conti e l'ANAC al fine di accertare ogni eventuale responsabilità. Depositeremo, inoltre, una mozione urgente finalizzata ad evitare il pagamento delle parcelle dei progettisti che ad oggi ammontano a circa 12 milioni di euro».
I consiglieri cinquestelle hanno ripercorso tutte le tappe della vicenda, analizzando sia l'aumento di tempi che quello dei costi, a partire dal 2003 data di aggiudicazione della gara di progettazione per un importo complessivo di 39.500.000 euro. Una cifra a cui si sono aggiunti dal 2003 al 2010 i costi di alcune prime varianti al progetto stesso per un importo di 27.830.690€ che hanno fatto lievitare il costo dell'opera, alla data di aggiudicazione dell'appalto (26 aprile 2010), fino a 67.330.690 €.
«In alcuni casi - sottolineano i pentastellati - si stanziavano milioni di euro per adeguare alle sopravvenute normative antisismiche un progetto che già dal 2003 doveva essere rispondente alle normative antisismiche. Il sospetto espresso non da noi, ma dalla stessa Regione Puglia nel momento in cui si era costituita parte civile nella memoria difensiva depositata presso il GUP del Tribunale di Bari in data 04/07/08 è che il costo dell'opera fosse stato "artatamente 'compresso' nell'importo di 39,5 milioni di euro (immediatamente al di sotto del limite massimo) al solo fine di rientrare nei parametri imposti dal bando, per poi assumere portata reale in relazione alle effettive esigenze ed ai contenuti del progetto"».
in data 21 marzo del 2012 è avvenuto l'inizio dei lavori mai terminati, d'altronde come spiegano i consiglieri del Movimento risultano anche dalla documentazione quasi 1000 giorni di sospensione lavori, assolutamente inspiegabili. I cinquestelle sono poi passati ad analizzare anche alcuni degli interventi inseriti nelle successive 5 varianti in corso d'opera, intervenute dal 2012 ad oggi, che hanno fatto lievitare l'importo complessivo dei lavori di ulteriori 27.668.000 euro arrivando all'entità dei lavori attuali di quasi 95 milioni di euro.
Laricchia, Bozzetti e Di Bari hanno concluso individuando le precise responsabilità politiche di chi doveva controllare e non l'ha fatto: «Si tratta di esponenti dei vecchi partiti sia di destra che di sinistra. A cominciare da Raffaele Fitto, Presidente della Regione Puglia nel 2003, continuando con il presidente Nichi Vendola, sotto la cui Giunta tutte le varianti progettuali sono andate avanti senza incontrare ostacoli e si arriva poi all'attuale Presidente Michele Emiliano. Eppure il 4 maggio 2015 il Consiglio di Stato aveva prescritto l'obbligo per la Regione di valutare il prioritario interesse della Collettività, a ripristinare la legalità, demolendo l'opera e rifacendo la gara di progettazione, con criteri di correttezza e legalità. E ciò quando i lavori erano ancora al 10% di avanzamento. All'epoca il governo Emiliano decise di andare avanti, stabilendo che la legalità era da considerarsi secondaria rispetto all'interesse finanziario delle Casse Regionali; una evidente contraddizione dal momento che, proprio sotto Emiliano, sulle stesse casse regionali venivano scaricati gli enormi costi della 5° variante, della cui estesa infondatezza si è innanzi ampiamente detto. L'auspicio è che la nostra azione ora serva ad individuare tutti i responsabili di questa scabrosa vicenda e soprattutto a restituire giustizia alla Puglia e ai pugliesi».