Nuovi anticorpi per la terapia del Covid, ecco lo studio tutto barese
È stato presentato da un team dell'Università di Bari e potrebbe essere una svolta nella cura della malattia
venerdì 10 luglio 2020
9.25
Un lavoro condotto da un team tutto di Bari, coordinato in questo progetto dal Dott. Ciro Leonardo Pierri del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, presenta per la prima volta una possibile conformazione "post-fusione" della proteina "spike" del virus SARS-CoV-2, responsabile della fusione dell'involucro proteico del virus con le membrane delle cellule umane mediante l'interazione "chiave-serratura" tra proteina "spAike" virale (che funge da chiave) e recettore ACE2 umano (che funge da serratura).
Lo studio, sostenuto dall'Associazione AIRM e dal MIUR ha permesso di far luce su alcuni dettagli molecolari dei meccanismi di infezione da SARS-CoV-2, ancora sconosciuti, ed è stato messo a disposizione della comunità scientifica dal 16 aprile 2020 sulla piattaforma biorxivdove è stato visualizzato nella sua prima versione da oltre 5000 ricercatori in tutto il mondo. Una versione più completa del lavoro è stata ora pubblicata, dopo revisione tra pari, su Cell Molecular Life Sciences, un importante giornale del gruppo Springer.
I risultati delle analisi condotte hanno almeno due implicazioni nella gestione della emergenza COVID-19. La prima implicazione riguarda la possibilità di disegnare nuovi anticorpi terapeutici ad alta affinità per la proteina "spike" del virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia. I suddetti anticorpi, una volta validate le analisi strutturali, potrebbero essere impiegati per prevenire l'interazione tra proteina "spike" virale e proteina "ACE2" umana, riducendo di fatto le complicazioni dovute all'infezione. Lo studio propone, inoltre, un "framework" molecolare, in cui sono presenti simultaneamente proteina "spike" virale, recettore umano "ACE2" e possibili anticorpi terapeutici neutralizzanti. Questo framework molecolare permetterà di disegnare anticorpi terapeutici anche contro futuri coronavirus che usino le interazioni tra la proteina-chiave "spike" virale e la proteina-serratura "ACE2" umana.
La seconda implicazione riguarda la possibilità di utilizzare le conoscenze acquisite circa le variazioni conformazionali della proteina-chiave "spike" virale e delle sue interazioni con la proteina-serratura "ACE2" umana e/o con possibili anticorpi terapeutici, per sviluppare kit diagnostici quantitativi ad alta sensibilità e specificità per la rivelazione di infezioni viralidovute a SARS-CoV-2. Allo studio hanno preso parte i giovanissimi dottori Ivan Mercurio e Francesco Busto, attualmente studenti del corso di laurea magistrale in Biotecnologie Industriali e Ambientali dell' Università di Bari. Inoltre allo studio hanno partecipato un'altra ricercatrice del dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, la dott.ssa Anna De Grassi e il dottor. Vincenzo Tragni, attualmente dottorando del corso di dottorato in "Biodiversità Agricoltura e Ambiente.
Lo studio, sostenuto dall'Associazione AIRM e dal MIUR ha permesso di far luce su alcuni dettagli molecolari dei meccanismi di infezione da SARS-CoV-2, ancora sconosciuti, ed è stato messo a disposizione della comunità scientifica dal 16 aprile 2020 sulla piattaforma biorxivdove è stato visualizzato nella sua prima versione da oltre 5000 ricercatori in tutto il mondo. Una versione più completa del lavoro è stata ora pubblicata, dopo revisione tra pari, su Cell Molecular Life Sciences, un importante giornale del gruppo Springer.
I risultati delle analisi condotte hanno almeno due implicazioni nella gestione della emergenza COVID-19. La prima implicazione riguarda la possibilità di disegnare nuovi anticorpi terapeutici ad alta affinità per la proteina "spike" del virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia. I suddetti anticorpi, una volta validate le analisi strutturali, potrebbero essere impiegati per prevenire l'interazione tra proteina "spike" virale e proteina "ACE2" umana, riducendo di fatto le complicazioni dovute all'infezione. Lo studio propone, inoltre, un "framework" molecolare, in cui sono presenti simultaneamente proteina "spike" virale, recettore umano "ACE2" e possibili anticorpi terapeutici neutralizzanti. Questo framework molecolare permetterà di disegnare anticorpi terapeutici anche contro futuri coronavirus che usino le interazioni tra la proteina-chiave "spike" virale e la proteina-serratura "ACE2" umana.
La seconda implicazione riguarda la possibilità di utilizzare le conoscenze acquisite circa le variazioni conformazionali della proteina-chiave "spike" virale e delle sue interazioni con la proteina-serratura "ACE2" umana e/o con possibili anticorpi terapeutici, per sviluppare kit diagnostici quantitativi ad alta sensibilità e specificità per la rivelazione di infezioni viralidovute a SARS-CoV-2. Allo studio hanno preso parte i giovanissimi dottori Ivan Mercurio e Francesco Busto, attualmente studenti del corso di laurea magistrale in Biotecnologie Industriali e Ambientali dell' Università di Bari. Inoltre allo studio hanno partecipato un'altra ricercatrice del dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, la dott.ssa Anna De Grassi e il dottor. Vincenzo Tragni, attualmente dottorando del corso di dottorato in "Biodiversità Agricoltura e Ambiente.