Omicidio al Bahia, interrogati due sospettati. Eseguiti alcuni stub
Il fascicolo è nelle mani dell'Antimafia di Bari per il presunto coinvolgimento di esponenti del clan Palermiti di Japigia
lunedì 23 settembre 2024
7.47
Si continua ad indagare - e forse il cerchio sembra stringersi sempre di più - sull'omicidio di Antonella Lopez, la 19enne del quartiere San Girolamo di Bari uccisa ieri all'interno del Bahia Beach, sulla costa di Molfetta. Due persone, intanto, sospettate di aver preso parte al delitto, sono state sottoposte ad un interrogatorio.
Gli inquirenti - le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore antimafia Federico Perrone Capano per il presunto coinvolgimento del clan Palermiti - stanno passando al setaccio ogni dettaglio del fatto: dopo aver sentito decine di ragazzi che erano presenti, quella notte, alla serata e potrebbero aver assistito alle fasi dell'omicidio, ieri due persone, sospettate di avere preso parte al delitto, sono state condotte in caserma, a Molfetta, per essere sottoposte ad un interrogatorio.
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta e del Nucleo Investigativo di Bari sono al lavoro incessantemente da ventiquattrore. Perquisizioni, interrogatori, analisi del luogo del delitto, stub - il tampone che raccoglie tracce di polvere da sparo -, acquisizione delle videocamere di sorveglianza - presenti all'ingresso del locale, ma non in pista -, esame dei tabulati e delle celle telefoniche e vari riscontri, un mosaico da comporre per ricostruire contesto, modalità e l'esecutore del delitto.
L'intera giornata di ieri, nella caserma di via Vittime di Nassiriya, a Molfetta, è stata un viavai di legali, investigatori e di testimoni oculari. I quali hanno ripercorso quella notte drammatica, dal momento in cui «quel gruppo è entrato nel locale», le parole del proprietario Nicola Spadavecchia, fino a quando la 19enne, priva di vita, è stata raggiunta dal 118. I buttafuori del club, molto frequentata non solo dai giovani, erano fuori al momento dell'aggressione. In pista non c'era nessuno.
«La sicurezza è intervenuta - ha aggiunto il titolare -, ma oramai era tardi». Troppo tardi. Erano le ore 02.45 quando, per motivi non chiari, ci sarebbe stata una lite tra due gruppi di giovani. Dalle parole ai fatti il passo è stato breve e la lite è degenerata quando qualcuno, ad un tratto, ha estratto un'arma, «forse un revolver»: l'uomo che, presumibilmente, all'ingresso, lo nascondeva sotto il giubbino, incurante della presenza di tanti altri giovani, avrebbe iniziato a sparare all'impazzata.
Sono stati «numerosi» - per gli investigatori - i colpi di arma da fuoco esplosi in pista. Sette, quelli sentiti nitidamente in un video diventato virale e destinati quasi certamente ad uno degli amici della 19enne. Lei sembra che abbia cercato di fare da scudo al suo fidanzato. Un gesto pagato a caro prezzo, con la propria vita.
Gli inquirenti - le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore antimafia Federico Perrone Capano per il presunto coinvolgimento del clan Palermiti - stanno passando al setaccio ogni dettaglio del fatto: dopo aver sentito decine di ragazzi che erano presenti, quella notte, alla serata e potrebbero aver assistito alle fasi dell'omicidio, ieri due persone, sospettate di avere preso parte al delitto, sono state condotte in caserma, a Molfetta, per essere sottoposte ad un interrogatorio.
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta e del Nucleo Investigativo di Bari sono al lavoro incessantemente da ventiquattrore. Perquisizioni, interrogatori, analisi del luogo del delitto, stub - il tampone che raccoglie tracce di polvere da sparo -, acquisizione delle videocamere di sorveglianza - presenti all'ingresso del locale, ma non in pista -, esame dei tabulati e delle celle telefoniche e vari riscontri, un mosaico da comporre per ricostruire contesto, modalità e l'esecutore del delitto.
L'intera giornata di ieri, nella caserma di via Vittime di Nassiriya, a Molfetta, è stata un viavai di legali, investigatori e di testimoni oculari. I quali hanno ripercorso quella notte drammatica, dal momento in cui «quel gruppo è entrato nel locale», le parole del proprietario Nicola Spadavecchia, fino a quando la 19enne, priva di vita, è stata raggiunta dal 118. I buttafuori del club, molto frequentata non solo dai giovani, erano fuori al momento dell'aggressione. In pista non c'era nessuno.
«La sicurezza è intervenuta - ha aggiunto il titolare -, ma oramai era tardi». Troppo tardi. Erano le ore 02.45 quando, per motivi non chiari, ci sarebbe stata una lite tra due gruppi di giovani. Dalle parole ai fatti il passo è stato breve e la lite è degenerata quando qualcuno, ad un tratto, ha estratto un'arma, «forse un revolver»: l'uomo che, presumibilmente, all'ingresso, lo nascondeva sotto il giubbino, incurante della presenza di tanti altri giovani, avrebbe iniziato a sparare all'impazzata.
Sono stati «numerosi» - per gli investigatori - i colpi di arma da fuoco esplosi in pista. Sette, quelli sentiti nitidamente in un video diventato virale e destinati quasi certamente ad uno degli amici della 19enne. Lei sembra che abbia cercato di fare da scudo al suo fidanzato. Un gesto pagato a caro prezzo, con la propria vita.