Omicidio al Bahia, oggi l'interrogatorio di Lavopa e l'autopsia su Lopez

Il 21enne sarà interrogato in carcere, in tarda mattinata previsto l'esame autoptico. Intanto, le indagini proseguono

mercoledì 25 settembre 2024 12.04
A cura di Nicola Miccione
Se i Carabinieri hanno individuato il presunto esecutore materiale del delitto di Antonia Lopez, la 19enne ammazzata nel Bahia Beach di Molfetta, per chiudere il cerchio occorre individuare i complici di Michele Lavopa. Il 21enne è in carcere: ha ammesso di aver sparato per colpire, però, Eugenio Palermiti, non la ragazza.

Tre suoi amici, il 20enne Giuseppe Fresa, il 19enne Mario Ruta e un 17enne, sono indagati per favoreggiamento: avrebbero accompagnato Lavopa a Bitonto per occultare la pistola. Questa mattina, intanto, alle ore 09.30, nel penitenziario Rucci, «Tupac» - questo il soprannome di Lavopa, come il rapper statunitense ucciso a Las Vegas - comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, per l'interrogatorio di convalida del fermo.

In tarda mattinata, invece, nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, sarà eseguita l'autopsia sul corpo della vittima da parte del medico legale Sara Sablone. Una giornata, quindi, che - in attesa degli accertamenti tecnici sulla pistola per estrarre gli elementi ritenuti utili alle indagini e stabilirne la provenienza - potrebbe fornire maggiori dettagli sulla dinamica della lite sfociata nel sangue con un morto e quattro giovanissimi feriti, nessuno dei quali in gravi condizioni.

Palermiti, nipote omonimo del boss, sarà dimesso nel giro di pochi giorni dal reparto di Ortopedia del Policlinico, dopo un'operazione all'omero, mentre tra i feriti ricoverati, uno ha lasciato lunedì la Chirurgia Plastica e l'altro è stato dimesso ieri da Ortopedia. Tutti - il 20enne Francesco Crudele, il 21enne Gianmarco Ceglie e il 26enne Davide Rana -, sentiti dagli inquirenti, hanno rilasciato «dichiarazioni di circostanza e palesemente omertose, nonostante la loro amica fosse morta».

Nelle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari e della Compagnia di Molfetta, coordinati dal sostituto procuratore antimafia Federico Perrone Capano, dal tenente colonnello Dario Di Iorio e dal capitano Danilo Landolfi, nonostante l'omertà dei ragazzi feriti, fondamentali sono state solo le telecamere del locale che s'affaccia sull'Adriatico. Sono state quelle che, attraverso i fotogrammi estratti, hanno meglio reso un'idea del giovane da ricercare.

Lavopa, fermato dopo una corsa contro il tempo che ha condotto i militari nell'abitazione della madre, è stato trasferito nella caserma di via Tanzi, a Bari, dove ha confessato. Alla base un pestaggio subito da Palermiti per vicende sentimentali e ruggini che durante gli anni non si sono acuite. Il crimine, si sa, non dimentica.