Omicidio Andolfi: la Cassazione annulla la condanna di Giannini

La decisione della Suprema Corte riguarda l'uomo, difeso dagli avvocati Vannetiello e Schino, considerato uno dei complici del delitto avvenuto nel 2018

domenica 12 maggio 2024 9.16
A cura di Nicola Miccione
L'omicidio di Fabiano Andolfi, commesso a Bari il 14 gennaio 2018 in via maggiore Baracca, fu commesso «al fine di agevolare il clan Anemolo, in "comparanza" con il clan Palermiti, nella gestione dell'attività di spaccio e estorsioni nel rione Carrassi di Bari nel contesto della contrapposizione violenta con il clan Capriati».

Ieri, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha definito inammissibili i ricorsi di Giuseppe Caputo e Donato Maurizio Di Cosmo e ha rigettato quelli di Francesco Cascella Francesco, Filippo Cucumazzo e Giovanni De Benedictis. L'unico annullamento è quello di Domenico Giannini: le argomentazioni giuridiche formulate dai due avvocati Dario Vannetiello e Fabio Schino hanno convinto i giudici capitolini ad annullare la condanna della Corte di Assise di Appello di Bari.

L'annullamento ottenuto da Giannini - che per l'accusa diede il giubbotto antiproiettile e la pistola al killer Cucumazzo, oltre ad portarlo sul luogo del delitto - ha riguardato le aggravanti del metodo mafioso, della premeditazione e della recidiva, nonché il giudizio di prevalenza delle attenuanti generiche. E ora la pena di 20 anni potrà subire una drastica riduzione dopo il giudizio di rinvio che si terrà innanzi ad un nuovo collegio della Corte d'Assise d'Appello del capoluogo pugliese.

Sono divenute irrevocabili le altre condanne a 20 anni a carico di Giovanni De Benedictis e Francesco Cascella, inflitte dopo l'accoglimento dell'impugnazione. Infine, ha ottenuto l'annullamento della sentenza anche Roberto Mele, difeso dall'avvocato Iginio Fino, seppur limitato al solo tema della continuazione tra reati.