Omicidio Capriati: il nipote del boss ucciso con tre proiettili alla testa
Era stato condannato per l'omicidio del 15enne Michele Fazio. I killer hanno usato un revolver, forse erano su una moto
martedì 2 aprile 2024
11.11
È stato colpito da quattro colpi di pistola (tre alla testa e uno alla spalla), sparati quasi certamente con un solo revolver da un killer che probabilmente era in sella ad una moto Raffaele «Lello» Capriati, di 39 anni, nipote del boss Antonio Capriati, ucciso ieri sera a Torre a Mare di Bari in un agguato in perfetto stile mafioso.
Sul delitto indaga la Squadra Mobile della Questura di Bari che ha compiuto perquisizioni e poi ascoltato alcuni parenti della vittima, ma sarà complicato il puzzle che dovranno ricomporre i poliziotti, diretti dal pubblico ministero antimafia Grazia Errede, per dare un volto a chi ha premuto per almeno quattro volte il grilletto all'indirizzo del figlio di Sabino Capriati. L'uomo, con ferite multiple tra la testa e il torace, è deceduto subito dopo essere stato trasportato al Policlinico di Bari.
L'agguato è avvenuto in una strada buia del rione Torre a Mare del capoluogo, in via Bari: da quanto ricostruito sinora uno o più uomini, arrivati a bordo di un'auto oppure, più probabilmente, in sella ad uno scooter di grossa cilindrata, si sarebbero accostati al veicolo di Capriati e avrebbero esploso almeno quattro proiettili, per poi scappare, probabilmente imboccando la tangenziale. Il luogo dell'omicidio, infatti, dista 200 metri dall'incrocio per lo svincolo verso la strada statale 16.
All'arrivo degli agenti dell'auto di Capriati non c'era nemmeno l'ombra, tanto che risalendo a targa e modello, gli inquirenti stanno cercando di comprendere che fine abbia fatto e se, come si dice, Capriati non fosse da solo in auto. Di certo la scena del delitto è stata contaminata dai mezzi di soccorso: per questo saranno fondamentali le risultanze della Scientifica, oltre che le immagini di videosorveglianza su un percorso più ampio, vista l'assenza di occhi elettronici in via Bari.
Per comprendere la direzione dei quattro colpi esplosi, se la distanza sia stata più o meno ravvicinata e quale colpo abbia determinato la morte, sarà necessario attendere l'esito dell'autopsia sul corpo di Capriati che sarà svolta all'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. Per tutta la notte i poliziotti, coordinati dal primo dirigente Filippo Portoghese, hanno effettuato controlli e perquisizioni a tappeto in tutto il centro storico di Bari, oltre ad ascoltare i parenti della vittima.
Innanzitutto bisognerà comprendere il perché Capriati, condannato a 17 anni di carcere per concorso nel delitto di Michele Fazio e che era sorvegliato speciale di pubblica sicurezza e residente a due passi dal Commissariato San Nicola, a Bari vecchia, fosse a Torre a Mare, e il movente dell'omicidio. Forse interno al clan.
Sul delitto indaga la Squadra Mobile della Questura di Bari che ha compiuto perquisizioni e poi ascoltato alcuni parenti della vittima, ma sarà complicato il puzzle che dovranno ricomporre i poliziotti, diretti dal pubblico ministero antimafia Grazia Errede, per dare un volto a chi ha premuto per almeno quattro volte il grilletto all'indirizzo del figlio di Sabino Capriati. L'uomo, con ferite multiple tra la testa e il torace, è deceduto subito dopo essere stato trasportato al Policlinico di Bari.
L'agguato è avvenuto in una strada buia del rione Torre a Mare del capoluogo, in via Bari: da quanto ricostruito sinora uno o più uomini, arrivati a bordo di un'auto oppure, più probabilmente, in sella ad uno scooter di grossa cilindrata, si sarebbero accostati al veicolo di Capriati e avrebbero esploso almeno quattro proiettili, per poi scappare, probabilmente imboccando la tangenziale. Il luogo dell'omicidio, infatti, dista 200 metri dall'incrocio per lo svincolo verso la strada statale 16.
All'arrivo degli agenti dell'auto di Capriati non c'era nemmeno l'ombra, tanto che risalendo a targa e modello, gli inquirenti stanno cercando di comprendere che fine abbia fatto e se, come si dice, Capriati non fosse da solo in auto. Di certo la scena del delitto è stata contaminata dai mezzi di soccorso: per questo saranno fondamentali le risultanze della Scientifica, oltre che le immagini di videosorveglianza su un percorso più ampio, vista l'assenza di occhi elettronici in via Bari.
Per comprendere la direzione dei quattro colpi esplosi, se la distanza sia stata più o meno ravvicinata e quale colpo abbia determinato la morte, sarà necessario attendere l'esito dell'autopsia sul corpo di Capriati che sarà svolta all'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. Per tutta la notte i poliziotti, coordinati dal primo dirigente Filippo Portoghese, hanno effettuato controlli e perquisizioni a tappeto in tutto il centro storico di Bari, oltre ad ascoltare i parenti della vittima.
Innanzitutto bisognerà comprendere il perché Capriati, condannato a 17 anni di carcere per concorso nel delitto di Michele Fazio e che era sorvegliato speciale di pubblica sicurezza e residente a due passi dal Commissariato San Nicola, a Bari vecchia, fosse a Torre a Mare, e il movente dell'omicidio. Forse interno al clan.