Omicidio Capriati, la donna nega tutto: «Non ho preso io la pistola»
L'indagata, la 35enne Angela De Cosmo, ha negato ogni addebito nel corso dell'interrogatorio di garanzia
giovedì 13 giugno 2024
11.45
Angela De Cosmo, la 35enne arrestata la scorsa settimana con l'accusa di aver portato via dal luogo del delitto la pistola di Raffaele Capriati, il 41enne ucciso la sera di Pasquetta a Torre a Mare, ha negato di aver visto cadere dal corpo dell'uomo che era con lei, una pistola, tantomeno di averla raccolta e poi portata via.
La donna, residente a Triggiano e rinchiusa nel penitenziario di Trani, ha respinto le accuse nel corso dell'interrogatorio di garanzia tenuto davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi. Per la Procura della Repubblica di Bari è «concreto e reale» il rischio che l'arma possa essere utilizzata per vendicare la morte di «Lello», nipote del boss Tonino, ma il racconto fornito da De Cosmo, che almeno per il momento resta in carcere, non aiuta.
I fatti risalgono allo scorso 1 aprile, quando i due, dopo avere trascorso alcune ore insieme in un bed and breakfast, hanno fatto rientro a Bari. «Ci siamo messi in auto - ha riferito la donna - e ci siamo diretti in via Bari. Ad un certo punto siamo stati raggiunti da una moto. Tutto è avvenuto velocemente». De Cosmo è rimasta illesa, ha percorso qualche metro, prima di fermarsi ad una fermata del bus. Qui c'erano due ragazze minorenni. «Ho chiesto loro di aiutarmi», ha poi aggiunto.
Fondamentale è stata anche la testimonianza delle due. «Mentre spostavano quell'uomo sulla barella gli è caduta una pistola, aveva il manico marrone. La donna che era con lui l'ha raccolta, se l'è messa in tasca, ed è andata via». Della pistola, però, ancora nessuna traccia se non nelle testimonianze delle due minorenni.
La donna, residente a Triggiano e rinchiusa nel penitenziario di Trani, ha respinto le accuse nel corso dell'interrogatorio di garanzia tenuto davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi. Per la Procura della Repubblica di Bari è «concreto e reale» il rischio che l'arma possa essere utilizzata per vendicare la morte di «Lello», nipote del boss Tonino, ma il racconto fornito da De Cosmo, che almeno per il momento resta in carcere, non aiuta.
I fatti risalgono allo scorso 1 aprile, quando i due, dopo avere trascorso alcune ore insieme in un bed and breakfast, hanno fatto rientro a Bari. «Ci siamo messi in auto - ha riferito la donna - e ci siamo diretti in via Bari. Ad un certo punto siamo stati raggiunti da una moto. Tutto è avvenuto velocemente». De Cosmo è rimasta illesa, ha percorso qualche metro, prima di fermarsi ad una fermata del bus. Qui c'erano due ragazze minorenni. «Ho chiesto loro di aiutarmi», ha poi aggiunto.
Fondamentale è stata anche la testimonianza delle due. «Mentre spostavano quell'uomo sulla barella gli è caduta una pistola, aveva il manico marrone. La donna che era con lui l'ha raccolta, se l'è messa in tasca, ed è andata via». Della pistola, però, ancora nessuna traccia se non nelle testimonianze delle due minorenni.