Omicidio Colaianni, arrestato il complice 27enne. Tradito da un tatuaggio
Alessandro Ricci, ora in carcere, è ritenuto il complice di Nicola Amoruso: risponde di omicidio e porto illegale di pistola
mercoledì 31 gennaio 2024
10.25
Tradito da un tatuaggio sulla mano sinistra e da un'impronta digitale lasciata sulla scena del delitto, il pianerottolo dove fu assassinato Giovanni Colaianni, di 43 anni. Con questi indizi raccolti dai Carabinieri, grazie alle telecamere di videosorveglianza, è stato arrestato il 27enne barese Francesco Ricci, volto noto in città.
All'uomo, rintracciato dai militari a Bari Vecchia, è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari titolare del fascicolo, Desirée Digeronimo, per i reati di omicidio e porto illegale di pistola. Per gli investigatori della Compagnia di Bari Centro, che hanno scandagliato attentamente anche i profili social dell'uomo, il 27enne sarebbe il complice del 24enne Nicola Amoruso, già in carcere per quel delitto.
Colaianni, infatti, fu ucciso nella notte tra il 21 ed il 22 giugno dello scorso anno al civico 98 di via Napoli, al Libertà, per un debito di mille euro di suo figlio legato all'acquisto di hashish iniziato per le vie di Bari e culminato con messaggi «dal tono minaccioso» inviati su Messenger e TikTok. Fu la versione del figlio, raccolta dagli investigatori baresi, la chiave di volta nella risoluzione dell'omicidio di suo padre. Sette mesi dopo il fermo del presunto killer, anche l'arresto del complice.
Amoruso, «dopo essersi reso irreperibile per numerose ore, pur essendo consapevole della discussione che era avvenuta in precedenza con il figlio della vittima e della circostanza che», Colaianni junior, «era a conoscenza della sua identità», non fece cenno all'esistenza di eventuali complici, ma dalle indagini condotte dai Carabinieri si è riusciti a stabilire che il 27enne barese era sul luogo del delitto. Non solo: avrebbe anche minacciato Colaianni, utilizzando il suo account social.
A permettere ai militari di stabilire con certezza l'identità di Ricci sono state le telecamere di videosorveglianza, acquisite dagli investigatori e infine scandagliate, frame dopo frame. Dall'esame di quelle immagini si è individuato chiaramente un tatuaggio che sarebbe lo stesso che ha addosso Ricci. Ma oltre a questo, pure la corrispondenza di una sua impronta digitale impressa e rilevata sulla parte interna del portone di ingresso del condominio dove abitava la vittima, al Libertà.
Quella traccia, repertata dai militari della Sezione Investigazioni Scientifiche dell'Arma, è servita ad incastrare il 27enne, condotto da due settimane nel carcere di Bari, e che nel corso dell'interrogatorio di garanzia ha fornito la propria versione dei fatti, rimanendo lo stesso dietro le sbarre. Per gli inquirenti, il caso è chiuso.
All'uomo, rintracciato dai militari a Bari Vecchia, è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari titolare del fascicolo, Desirée Digeronimo, per i reati di omicidio e porto illegale di pistola. Per gli investigatori della Compagnia di Bari Centro, che hanno scandagliato attentamente anche i profili social dell'uomo, il 27enne sarebbe il complice del 24enne Nicola Amoruso, già in carcere per quel delitto.
Colaianni, infatti, fu ucciso nella notte tra il 21 ed il 22 giugno dello scorso anno al civico 98 di via Napoli, al Libertà, per un debito di mille euro di suo figlio legato all'acquisto di hashish iniziato per le vie di Bari e culminato con messaggi «dal tono minaccioso» inviati su Messenger e TikTok. Fu la versione del figlio, raccolta dagli investigatori baresi, la chiave di volta nella risoluzione dell'omicidio di suo padre. Sette mesi dopo il fermo del presunto killer, anche l'arresto del complice.
Amoruso, «dopo essersi reso irreperibile per numerose ore, pur essendo consapevole della discussione che era avvenuta in precedenza con il figlio della vittima e della circostanza che», Colaianni junior, «era a conoscenza della sua identità», non fece cenno all'esistenza di eventuali complici, ma dalle indagini condotte dai Carabinieri si è riusciti a stabilire che il 27enne barese era sul luogo del delitto. Non solo: avrebbe anche minacciato Colaianni, utilizzando il suo account social.
A permettere ai militari di stabilire con certezza l'identità di Ricci sono state le telecamere di videosorveglianza, acquisite dagli investigatori e infine scandagliate, frame dopo frame. Dall'esame di quelle immagini si è individuato chiaramente un tatuaggio che sarebbe lo stesso che ha addosso Ricci. Ma oltre a questo, pure la corrispondenza di una sua impronta digitale impressa e rilevata sulla parte interna del portone di ingresso del condominio dove abitava la vittima, al Libertà.
Quella traccia, repertata dai militari della Sezione Investigazioni Scientifiche dell'Arma, è servita ad incastrare il 27enne, condotto da due settimane nel carcere di Bari, e che nel corso dell'interrogatorio di garanzia ha fornito la propria versione dei fatti, rimanendo lo stesso dietro le sbarre. Per gli inquirenti, il caso è chiuso.