Omicidio Mizzi, la sentenza d'Appello: «Non ci fu premeditazione»

Nel secondo grado di giudizio emerge che il delitto venne organizzato la mattina stessa. La Procura impugna la decisione

domenica 17 marzo 2019 1.34
A otto anni di distanza da quel tragico 16 marzo 2011, quando il 38enne Giuseppe Mizzi rimase vittima innocente di un commando mafioso a Carbonara di Bari, arriva la sentenza di secondo grado. L'agguato fu pianificato la mattina stessa del delitto, poco tempo per ritenerlo un omicidio premeditato: così si è espressa la Corte di Assise di Appello di Bari per spiegare la decisione, assunta lo scorso ottobre, di ridurre a 20 anni di carcerazione la pena dell'ergastolo comminata in primo grado al boss del clan Di Cosola di Bari Antonio Battista, mandante dell'agguato.

Per i giudici della Corte di Assise di Appello di Bari il lasso di tempo tra la decisione di Battista di commissionare l'azione nei confronti di un esponente del clan rivale Strisciuglio e l'esecuzione materiale del delitto, in cui rimase ucciso Mizzi per errore, fu troppo breve per configurare la premeditazione. La Procura generale di Bari ha, però, impugnato la valutazione espressa dai giudici d'Appello.

Ieri, in occasione dell'ottavo anniversario della morte di Giuseppe Mizzi, in via Venezia a Carbonara si è tenuta una cerimonia commemorativa alla presenza del sindaco Antonio Decaro e dell'assessore regionale Giovanni Giannini.