Omicidio Valente a Bisceglie, arrestato il boss Filippo Capriati
Il fatto venne consumato nell'agosto del 2017. Il capoclan barese avrebbe dato il proprio "benestare" al delitto
mercoledì 24 luglio 2019
15.46
Dalle prime luci dell'alba di oggi i Carabinieri della Tenenza di Bisceglie e della Sezione Operativa del NORM della Compagnia di Trani, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere e numerose perquisizioni a Bisceglie per i fatti afferenti l'omicidio di Girolamo Valente consumato nell'agosto del 2017. Le indagini, coordinate dalla dottoressa Luciana Silvestris e dal dottor Giuseppe Maralfa della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in relazione all'omicidio che, in quella circostanza, vide coinvolta anche la moglie del Valente che nell'occasione rimase ferita in modo lieve. Dai provvedimenti cautelari sono stati raggiunti uno dei bos" del clan Capriati di Bari, Filippo Capriati classe '71, e un noto pregiudicato biscegliese, Paolo De Gennaro classe '88. Capriati è ritenuto colui che avrebbe dato il proprio "benestare" all'omicidio, mentre De Gennaro l'esecutore materiale del fatto di sangue.
Il raid, consumato a breve distanza da un altro agguato mortale avvenuto nel giugno dello stesso anno, aveva macchiato di sangue l'estate biscegliese e terrorizzato la locale comunità per le modalità mafiose dell'esecuzione. I due sicari (uno dei quali in corso di identificazione) agirono in pieno giorno, con volto travisato da casco integrale e muniti di giubbotto antiproiettile. A bordo di un motociclo affiancarono l'autovettura sulla quale viaggiava la vittima insieme alla moglie ed esplosero ben diciotto colpi di mitragliatrice, che colpirono mortalmente il pregiudicato Girolamo e ferirono lievemente la moglie.
Le indagini immediatamente avviate si orientarono anche a carpire eventuali elementi di collegamento con il fatto di sangue avvenuto due mesi prima ai danni del defunto De Gennaro Matteo. Le investigazioni hanno rivelato un complesso quadro indiziario, che ha messo in luce un vero e proprio accordo tra il materiale esecutore (fratello di De Gennaro Matteo) e il reggente del clan barese Capriati per realizzare l'omicidio. Sfruttando i rapporti di natura criminale con il boss, infatti, il giovane killer biscegliese ha chiesto e ottenuto il placet per perpetrare il delitto.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il movente che avrebbe spinto il giovane biscegliese tratto in arresto questa mattina, a uccidere il pluripregiudicato Girolamo Valente sarebbe scaturito da una duplice motivazione: da un lato il desiderio di vendetta per la presunzione che egli avesse decretato la sentenza di morte nei confronti del fratello De Gennaro Matteo e, dall'altro lato, per affermare la propria personalità criminale nel locale traffico di sostanze stupefacenti. Il tale ottica, dunque, il benestare del boss Capriati, tradottosi nell'ordine di uccidere Valente, avrebbe garantito al sicario la necessaria "protezione" da eventuali successivi atti vendicativi.
Entrambi i destinatari delle misure del GIP di Bari erano già sottoposti a misure cautelari restrittive per altri procedimenti. Il materiale esecutore dell'omicidio, in particolare, si trovava già agli arresti domiciliari poiché coinvolto nella recente operazione denominata "Educazione Criminale" eseguita dei Carabinieri della Tenenza di Bisceglie lo scorso 26 febbraio, che portò all'arresto di numerosi pusher locali.
Il raid, consumato a breve distanza da un altro agguato mortale avvenuto nel giugno dello stesso anno, aveva macchiato di sangue l'estate biscegliese e terrorizzato la locale comunità per le modalità mafiose dell'esecuzione. I due sicari (uno dei quali in corso di identificazione) agirono in pieno giorno, con volto travisato da casco integrale e muniti di giubbotto antiproiettile. A bordo di un motociclo affiancarono l'autovettura sulla quale viaggiava la vittima insieme alla moglie ed esplosero ben diciotto colpi di mitragliatrice, che colpirono mortalmente il pregiudicato Girolamo e ferirono lievemente la moglie.
Le indagini immediatamente avviate si orientarono anche a carpire eventuali elementi di collegamento con il fatto di sangue avvenuto due mesi prima ai danni del defunto De Gennaro Matteo. Le investigazioni hanno rivelato un complesso quadro indiziario, che ha messo in luce un vero e proprio accordo tra il materiale esecutore (fratello di De Gennaro Matteo) e il reggente del clan barese Capriati per realizzare l'omicidio. Sfruttando i rapporti di natura criminale con il boss, infatti, il giovane killer biscegliese ha chiesto e ottenuto il placet per perpetrare il delitto.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il movente che avrebbe spinto il giovane biscegliese tratto in arresto questa mattina, a uccidere il pluripregiudicato Girolamo Valente sarebbe scaturito da una duplice motivazione: da un lato il desiderio di vendetta per la presunzione che egli avesse decretato la sentenza di morte nei confronti del fratello De Gennaro Matteo e, dall'altro lato, per affermare la propria personalità criminale nel locale traffico di sostanze stupefacenti. Il tale ottica, dunque, il benestare del boss Capriati, tradottosi nell'ordine di uccidere Valente, avrebbe garantito al sicario la necessaria "protezione" da eventuali successivi atti vendicativi.
Entrambi i destinatari delle misure del GIP di Bari erano già sottoposti a misure cautelari restrittive per altri procedimenti. Il materiale esecutore dell'omicidio, in particolare, si trovava già agli arresti domiciliari poiché coinvolto nella recente operazione denominata "Educazione Criminale" eseguita dei Carabinieri della Tenenza di Bisceglie lo scorso 26 febbraio, che portò all'arresto di numerosi pusher locali.