Operazione "Codice Interno", sequestrati altri beni al clan Parisi-Palermiti

Il valore dei beni sequestrati è di circa 12 milioni di euro: sigilli a bar, autolavaggi, aziende, fabbricati e auto

giovedì 14 marzo 2024 10.07
A cura di Nicola Miccione
Un'altra parte del patrimonio del clan Palermiti e Parisi finisce sotto sequestro. L'inchiesta "Codice interno" non si ferma, anzi ha portato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Alfredo Ferraro, a firmare un decreto che ha fatto scattare i sigilli ad aziende, immobili, conti e auto, collegate alle due cosche.

13 i soggetti destinatari, tra cui Eugenio Palermiti e il figlio di Savino Parisi, Tommy, per un totale di circa 12 milioni di euro. Che si sommano ai 20 sequestrati lo scorso 26 gennaio, quando sono scattati gli arresti per 135 persone. Intanto, però, l'Antimafia continua a mettere i freni alle infiltrazioni criminali. Tentacoli che avrebbero avvolto anche un'agenzia di comunicazione e di infrastrutture per le web-tv. L'Arca Puglia s.r.l., per la Dda, «era nelle mani di fatto di Tommy Parisi».

Che, però, avrebbe dato la gestione, in maniera fittizia, ad un imprenditore e anche giornalista, Ruggiero Polli Diomede, di Barletta indagato perché «consapevole» dell'incarico preso. Ma la rete dei Parisi-Palermiti comprenderebbe altre attività. A Palermiti senior, il Tribunale ha sequestrato un centro estetico, una caffetteria e una cornetteria. E poi un autolavaggio, gestito da Luigi Mendola, ritenuto affiliato al clan e noto per il passaggio dagli Strisciuglio all'attuale gruppo mafioso.

«Mendola - scrivono gli inquirenti - ha consapevolmente messo la propria impresa, e la sua qualità di imprenditore, a disposizione del sodalizio, di cui condivide metodi e obiettivi, per rafforzarne il potere economico sul territorio». Lo stesso Gianni Palermiti lo avrebbe battezzato: «Gigi appartiene a noi, appartiene a mio padre, mio padre gli ha fatto il movimento perché comunque si sa muovere nell'ambito lavorativo». Il suo autolavaggio è nei pressi della villa di Palermiti junior.

Indagato anche Ignazio Froio, ritenuto «a disposizione del clan per le intestazioni fittizie». Il meccanismo delle intestazioni con prestanome è il filo che lega tutti i sequestri di oggi. Per la Dda, Giovanni Palermiti e Anna Pascazio avrebbero attribuito a Lorenzo Lafronza la titolarità di un edificio sede dell'azienda Mystyle. A Eugenio viene sequestrato anche un immobile, costruito «abusivamente» in via Amendola, oltre alla caffetteria intestata a Giovanna Ventola e Otello Natangeli.

Non solo bar e autolavaggi, nell'elenco c'è anche un centro estetico, «di proprietà di Gianni Palermiti, sia per quanto riguarda l'attività che l'immobile», secondo il collaboratore di giustizia Domenico Milella. Uno dei beni che il clan teneva a libro paga con la compiacenza dei proprietari che accettavano «consapevolmente».