Pagava gli operai 2,50 euro e li faceva dormire in container senza bagni, arrestato titolare di un mattatoio
La scoperta dei carabinieri in un'attività della provincia di Bari. I tre extracomunitari lavoravano anche 60 ore a settimana
martedì 8 ottobre 2019
15.36
Sfruttava tre operai extracomunitari tenendoli in condizioni disumane. I carabinieri hanno arrestato ieri in flagranza di reato S.D., di anni 63, con precedenti nel settore del commercio degli alimenti nocivi, titolare di un'impresa di macellazione e commercio di carni.
I militari hanno focalizzato l'attenzione su un'azienda ubicata in provincia di Bari, operante nella macellazione di carni. Il sopralluogo è stato effettuato nell'area adibita a mattatoio, dove le attività iniziavano solitamente all'alba: sono stati identificati tutti gli operai addetti, con varie funzioni, alla macellazione. Fra i dipendenti sono stati identificati anche tre cittadini extra-comunitari (un gambiano, un nigeriano e un indiano, tutti regolari sul territorio nazionale), i quali, a differenza degli altri, erano occupati in condizioni di sfruttamento.
Assunti da almeno due anni con mansioni di stalliere e addetto al carico/scarico merci, erano impiegati in media 10 ore al giorno, lavorando anche 60 ore settimanali a fronte delle 39 previste dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento. La paga oraria non superava i 2,50 euro circa, una retribuzione di molto inferiore minore rispetto a quanto stabilito dai contratti nazionali (per i quali il compenso si attesta su 10 euro all'ora per le stesse mansioni) e non adeguata al carico di lavoro svolto. Il superamento del limite massimo di lavoro straordinario settimanale era consueto. Nessuno degli operai era stato sottoposto alla prescritta sorveglianza sanitaria, al fine di verificare lo stato di salute in relazione all'impiego. Omessa anche la formazione e informazione in merito ai rischi per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ognuno dei tre sfruttati dimorava in un container di plastica sito all'interno dell'azienda, privo di servizi igienici, che si trovano a notevole distanza. I medici della Asl, giunti in supporto delle operazioni, hanno certificato il degrado igienico di quelle strutture e la mancanza dei requisiti minimi di abitabilità.
Lo stato di bisogno era tale che le vittime avevano accettato di vivere in situazioni di sfruttamento solo per aiutare le rispettive famiglie nei paesi di origine, alle quali inviavano tutto il denaro guadagnato. Nessuno aumento era mai stato chiesto per timore di un licenziamento. Al termine dell'indagine il titolare è stato arrestato in flagranza di reato con l'accusa di sfruttamento del lavoro e sottoposto agli arresti domiciliari come disposto dalla autorità giudiziaria di Bari. Elevate sanzioni amministrative per un totale di 35mila euro e ammende per un totale di 19mila euro.
I militari hanno focalizzato l'attenzione su un'azienda ubicata in provincia di Bari, operante nella macellazione di carni. Il sopralluogo è stato effettuato nell'area adibita a mattatoio, dove le attività iniziavano solitamente all'alba: sono stati identificati tutti gli operai addetti, con varie funzioni, alla macellazione. Fra i dipendenti sono stati identificati anche tre cittadini extra-comunitari (un gambiano, un nigeriano e un indiano, tutti regolari sul territorio nazionale), i quali, a differenza degli altri, erano occupati in condizioni di sfruttamento.
Assunti da almeno due anni con mansioni di stalliere e addetto al carico/scarico merci, erano impiegati in media 10 ore al giorno, lavorando anche 60 ore settimanali a fronte delle 39 previste dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento. La paga oraria non superava i 2,50 euro circa, una retribuzione di molto inferiore minore rispetto a quanto stabilito dai contratti nazionali (per i quali il compenso si attesta su 10 euro all'ora per le stesse mansioni) e non adeguata al carico di lavoro svolto. Il superamento del limite massimo di lavoro straordinario settimanale era consueto. Nessuno degli operai era stato sottoposto alla prescritta sorveglianza sanitaria, al fine di verificare lo stato di salute in relazione all'impiego. Omessa anche la formazione e informazione in merito ai rischi per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ognuno dei tre sfruttati dimorava in un container di plastica sito all'interno dell'azienda, privo di servizi igienici, che si trovano a notevole distanza. I medici della Asl, giunti in supporto delle operazioni, hanno certificato il degrado igienico di quelle strutture e la mancanza dei requisiti minimi di abitabilità.
Lo stato di bisogno era tale che le vittime avevano accettato di vivere in situazioni di sfruttamento solo per aiutare le rispettive famiglie nei paesi di origine, alle quali inviavano tutto il denaro guadagnato. Nessuno aumento era mai stato chiesto per timore di un licenziamento. Al termine dell'indagine il titolare è stato arrestato in flagranza di reato con l'accusa di sfruttamento del lavoro e sottoposto agli arresti domiciliari come disposto dalla autorità giudiziaria di Bari. Elevate sanzioni amministrative per un totale di 35mila euro e ammende per un totale di 19mila euro.