Picchiarono un ragazzo bitontino in spiaggia a Palese, presi i cinque elementi del branco
L'attività dei carabinieri di Santo Spirito, coordinata dalla Procura per i minorenni, ha ricostruito la dinamica del pestaggio dello scorso 11 giugno
mercoledì 23 ottobre 2019
11.03
Picchiarono selvaggiamente un 15enne solo perché era di Bitonto e si era recato in spiaggia a Palese, quartiere marittimo a nord di Bari. Le indagini dei carabinieri di Santo Spirito, coordinati dalla Procura della Repubblica Ordinaria e per i Minorenni di Bari, hanno permesso di trarre in arresto su ordinanza di custodia cautelare i cinque elementi appartenenti al branco (un 20nne, due 18enni, un 16enne e un 17enne), che lo scorso 11 giugno, sul lungomare di Palese, hanno pestato il 15 enne bitontino, causandogli gravissime lesioni. I cinque sono accusati di concorso nella violenza privata e nelle lesioni, con le aggravanti di aver agito per futili motivi e con crudeltà. Con l'esecuzione dei provvedimenti i tre maggiorenni del branco sono stati tradotti nella casa circondariale di Bari, mentre i due minori sono stati affidati a delle comunità di recupero.
Quel pomeriggio G.L., di 15 anni, si era recato sulla spiaggia di Palese nota come "il braccio" assieme ad altri due coetanei. Giunti in prossimità della spiaggia i tre vennero bloccati da un branco di cinque giovani del posto che li insultano utilizzando come pretesto la loro provenienza bitontina e gli impedirono l'accesso al mare, costringendoli a seguirli per un tratto di strada verso l'interno della città. Lungo il percorso G.L. e i suoi amici, compresa la situazione di pericolo, dopo aver finto di seguirli per alcuni metri, cercano di mettersi in salvo iniziando a fuggire nella direzione opposta rispetto al branco.
La corsa del 15enne G.L. purtroppo non fu abbastanza rapida; il giovane venne raggiunto dagli aggressori. Il più violento dei cinque, P.T. 20enne, già noto alle forze dell'ordine per i suoi precedenti, giunse sul luogo dell'aggressione a bordo di una bici presa con la forza a un bambino che si trovava casualmente a passare, lo bloccò e lo colpì con un primo pugno violento al volto facendolo cadere al suolo. Un gesto che diede libero sfogo alla violenza degli altri (P.S. 18enne, T.D. 18enne ed i minori B.A. 16enne e L.N. 17enne), che si accanirono sulla vittima sferrando calci e pugni al volto.
A interrompere l'atto di violenza da parte del branco fu soltanto l'intervento di una signora, la quale attirò l'attenzione di altri adulti presenti sul luogo per soccorre G.L. e mettere in fuga gli aggressori.
Un episodio, quello dello scorso 11 giugno, che causò gravi lesioni al malcapitato ragazzo. L'azione fu "giustificata" dalla xenofobia e dall'intolleranza nei confronti di chi proviene da una città diversa, ma secondo gli inquirenti si trattò di una vera e propria manifestazione di violenza fine a se stessa. I carabinieri parlano del «Frutto dell'adesione a modelli di vita sbagliati, di atteggiamenti prevaricatori, di un pericoloso "gioco al controllo del territorio" che trova, come in questo caso, una risposta ferma delle istituzioni anche quando i responsabili sono giovani o giovanissimi».
Le indagini dei militari presero il via subito dopo i gravi atti di violenza: i carabinieri sono riusciti a raggiungere un quadro probatorio solido nei confronti dei cinque presunti responsabili, grazie alla consultazione dei filmati estratti dagli impianti di videosorveglianza e alla ricerca di tutte le fonti di prova utili, comprese le numerose testimonianze verbalizzate, messe a sistema con il contesto investigato. L'attività d'indagine del comando carabinieri della caserma di Santo Spirito ha consentito così in poco tempo di pervenire a una ricostruzione compiuta di quanto accaduto nel pomeriggio dello scorso 11 giugno a Palese, fino a giungere ai provvedimenti emessi oggi dalle autorità giudiziarie baresi.
Quel pomeriggio G.L., di 15 anni, si era recato sulla spiaggia di Palese nota come "il braccio" assieme ad altri due coetanei. Giunti in prossimità della spiaggia i tre vennero bloccati da un branco di cinque giovani del posto che li insultano utilizzando come pretesto la loro provenienza bitontina e gli impedirono l'accesso al mare, costringendoli a seguirli per un tratto di strada verso l'interno della città. Lungo il percorso G.L. e i suoi amici, compresa la situazione di pericolo, dopo aver finto di seguirli per alcuni metri, cercano di mettersi in salvo iniziando a fuggire nella direzione opposta rispetto al branco.
La corsa del 15enne G.L. purtroppo non fu abbastanza rapida; il giovane venne raggiunto dagli aggressori. Il più violento dei cinque, P.T. 20enne, già noto alle forze dell'ordine per i suoi precedenti, giunse sul luogo dell'aggressione a bordo di una bici presa con la forza a un bambino che si trovava casualmente a passare, lo bloccò e lo colpì con un primo pugno violento al volto facendolo cadere al suolo. Un gesto che diede libero sfogo alla violenza degli altri (P.S. 18enne, T.D. 18enne ed i minori B.A. 16enne e L.N. 17enne), che si accanirono sulla vittima sferrando calci e pugni al volto.
A interrompere l'atto di violenza da parte del branco fu soltanto l'intervento di una signora, la quale attirò l'attenzione di altri adulti presenti sul luogo per soccorre G.L. e mettere in fuga gli aggressori.
Un episodio, quello dello scorso 11 giugno, che causò gravi lesioni al malcapitato ragazzo. L'azione fu "giustificata" dalla xenofobia e dall'intolleranza nei confronti di chi proviene da una città diversa, ma secondo gli inquirenti si trattò di una vera e propria manifestazione di violenza fine a se stessa. I carabinieri parlano del «Frutto dell'adesione a modelli di vita sbagliati, di atteggiamenti prevaricatori, di un pericoloso "gioco al controllo del territorio" che trova, come in questo caso, una risposta ferma delle istituzioni anche quando i responsabili sono giovani o giovanissimi».
Le indagini dei militari presero il via subito dopo i gravi atti di violenza: i carabinieri sono riusciti a raggiungere un quadro probatorio solido nei confronti dei cinque presunti responsabili, grazie alla consultazione dei filmati estratti dagli impianti di videosorveglianza e alla ricerca di tutte le fonti di prova utili, comprese le numerose testimonianze verbalizzate, messe a sistema con il contesto investigato. L'attività d'indagine del comando carabinieri della caserma di Santo Spirito ha consentito così in poco tempo di pervenire a una ricostruzione compiuta di quanto accaduto nel pomeriggio dello scorso 11 giugno a Palese, fino a giungere ai provvedimenti emessi oggi dalle autorità giudiziarie baresi.