Più verde per Bari con "Il bosco didattico di comunità", un progetto di Autoctoni- Rimboschimento di comunità
Bari è al 90esimo posto nel rapporto di Legambiente. Mazzarago: "Il progetto serve a cambiare la mentalità sul verde pubblico, serve a insegnare il rispetto della natura e a porre un freno alla cementificazione"
martedì 15 ottobre 2024
17.53
Un Bosco didattico di comunità a Bari. È questo l'obiettivo del progetto dell'APS ETS Autoctoni - Rimboschimento di comunità, che da quattro anni lavora coltivando alberi e arbusti forestali per consegnare alla città uno spazio di verde urbano.
Un'iniziativa nata proprio per trasformare la città da fortemente cementificata, classificatasi al 90esimo posto nel report di Legambiente "Ecosistema urbano" del 2023 che valuta le performance ambientali di 105 comuni italiani, a green.
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo già dal 13 ottobre è partita la campagna di crowdfunding, sulla prima piattaforma di social innovation Produzioni dal Basso, che permetterà all'Associazione di raccogliere i fondi per l'acquisto di un terreno sufficientemente grande e la piantumazione dei 700 alberelli e arbusti autoctoni coltivati dai volontari nei vivai casalinghi e di comunità come quello attivo da circa 1 anno a Parco Gargasole a Bari.
Per approfondire il progetto intitolato "Un bosco didattico di comunità per Bari", abbiamo intervistato Roberto Mazzarago, presidente Autoctoni - Rimboschimento di comunità APS ETS.
Come è nata questa iniziativa?
"Questo progetto nasce prima di tutto dall'esigenza di dover dare una casa ai nostri alberi. Inoltre sentiamo forte il desiderio di poter fruire nelle immediate vicinanze di Bari di aree verdi che non siano parchi o giardini".
In cosa consiste il progetto e a chi è rivolto?
"Il progetto ha due obiettivi. Il primo è l'acquisto di un terreno di minimo un ettaro, la piantumazione di 700 alberi e arbusti, la creazione di un sistema di irrigazione, di un impianto di raccolta acque piovane e la predisposizione di un percorso didattico per il riconoscimento della flora autoctona dedicato a scuole e famiglie. Il secondo è l'ampliamento del vivaio forestale di comunità di Parco Gargasole a Bari, un luogo dove chi non ha a disposizione uno spazio privato per coltivare può comunque farlo insieme a noi dell'associazione. Nonostante per ovvie ragioni ci dovrà essere la nostra firma sul passaggio di proprietà del terreno che acquisteremo, consideriamo questo futuro bosco un bene comune, pubblico, aperto e faremo in modo che tutti possano fruirne liberamente".
C'è qualcuno che vi supporta nella realizzazione del progetto?
"Il progetto è supportato da Etica SGR e Banca Etica e ha ricevuto il patrocinio della Commissione Politiche Giovanili ed Educative del Comune di Bari, del Comune di Bari, del Municipio 2 e della rete WEEC Puglia".
È giusto chiamarlo bosco urbano?
"Non chiamiamolo "bosco urbano" creato con un 'operazione di "riforestazione urbana". Ciò che puntiamo a fare e ben diverso. I boschi in quanto ecosistemi non possono vivere all'interno delle città, la sola presenza umana come la si intende in ambiente cittadino ne andrebbe a mettere in pericolo i fragili equilibri. In città possiamo avere parchi a vocazione boschiva, ma non è ciò che faremo, quello spetta alle amministrazioni. Per questi motivi il nostro progetto parla di "Bosco periurbano" da piantare nell'area subito esterna alla città mediante un'operazione di afforestazione, portando quindi un bosco lì dove non c'è mai stato. L'associazione nasce a Bari e di conseguenza ci è sembrato il luogo giusto dove promuovere questo primo progetto".
Di cosa si occupa Autoctoni?
"L'associazione Autoctoni - Rimboschimento di comunità si occupa da 4 anni della coltivazione di essenze forestali autoctone all'interno di vivai forestali casalinghi e di comunità gestiti da scuole, aziende e privati. Gli alberi coltivati vengono poi destinati a progetti di afforestazione e rimboschimento promossi dall'associazione attraverso l'acquisto di terreni da restituire alle comunità locali sotto forma di aree buscate. Nel quadriennio abbiamo coltivato oltre mille alberi e arbusti, 700 dei quali adesso sono pronti per essere messi a dimora".
Perché portare proprio a Bari un'iniziativa simile?
"Bari è stata valutata al novantesimo posto nel rapporto di Legambiente "Ecosistema urbano 2023" in cui vengono valutate le performance ambientali di 105 comuni italiani analizzando 19 parametri. Da questo report Bari esce con un pessimo voto complessivo, ma ancora più allarmanti sono i dati riguardanti il numero di alberi pubblici per abitante e i metri quadri di verde pubblico pro capite, rispettivamente 10 e 9,4. Bari è una città che ha bisogno di verde e alberi e noi in quanto cittadini sentiamo il dovere di fare qualcosa a riguardo".
Quali sono i vantaggi della realizzazione del progetto. Qualche esempio o dato concreto
"Se volessimo mentire diremmo che lo facciamo per combattere il cambiamento climatico, per ridurre le emissioni di co2, per abbattere i livelli di inquinamento. Sono tutte affermazioni vere se parliamo di cosa un albero può fare oggettivamente. E il nostro bosco farà tutto questo nel limite della sua estensione. La verità è che se anche piantassimo 100 mila alberi domani, già adulti, non mitigheremmo il clima della città e gli effetti di questo bosco sarebbero non locali, bensì localizzati all'area boschiva".
Allora a cosa serve?
"Serve a cambiare mentalità sulla questione del verde pubblico, serve ad insegnare il rispetto della natura ai più piccoli, serve a porre un freno alla cementificazione, serve a dimostrare che i cittadini possono dare il via ad un cambiamento con azioni concrete, un passo alla volta, serve a fondare un primo avamposto verde su un territorio povero dove le aree verdi sono rappresentate da agricoltura intensiva, serve ad immaginare un futuro diverso dove progetti come questo diventino la normalità per i cittadini e per piantare un albero non si debba più ricorrere ad aziende che hanno come modello di business l'adozione di alberi o la vendita di certificati di compensazione della Co2".
Quali sono state le difficoltà che state riscontrando?
"Al momento la difficoltà maggiore la stiamo avendo nell'individuazione del terreno dove avviare il progetto, non tanto per la carenza di terreni nell'area di ricerca, quanto nella nostra incapacità di avanzare un'offerta economica congrua per bloccare una trattativa. Di qui la raccolta fondi. Una volta raccolti i fondi necessari, individuare e bloccare un terreno sarà più semplice".
Ci saranno altri spazi da dedicare a questa idea con un secondo progetto in futuro?
"Noi ce lo auguriamo. Continueremo a propagare alberi e arbusti e anzi abbiamo già ricevuto i finanziamenti per ampliare parte del vivaio di comunità di Parco Gargasole per portare la produzione da 500 a oltre 2000 piante. Per noi questo è solo l'inizio. Vorremmo che progetti come questo si attivassero in tutta la Puglia e anche oltre, che la rete di vivai e vivaisti si espandesse oltre i confini regionali. Sappiamo che i coltivatori casalinghi sono tantissimi in tutta Italia, dobbiamo solo dimostrare loro che dopo la coltivazione un bosco è possibile".
Un'iniziativa nata proprio per trasformare la città da fortemente cementificata, classificatasi al 90esimo posto nel report di Legambiente "Ecosistema urbano" del 2023 che valuta le performance ambientali di 105 comuni italiani, a green.
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo già dal 13 ottobre è partita la campagna di crowdfunding, sulla prima piattaforma di social innovation Produzioni dal Basso, che permetterà all'Associazione di raccogliere i fondi per l'acquisto di un terreno sufficientemente grande e la piantumazione dei 700 alberelli e arbusti autoctoni coltivati dai volontari nei vivai casalinghi e di comunità come quello attivo da circa 1 anno a Parco Gargasole a Bari.
Per approfondire il progetto intitolato "Un bosco didattico di comunità per Bari", abbiamo intervistato Roberto Mazzarago, presidente Autoctoni - Rimboschimento di comunità APS ETS.
Come è nata questa iniziativa?
"Questo progetto nasce prima di tutto dall'esigenza di dover dare una casa ai nostri alberi. Inoltre sentiamo forte il desiderio di poter fruire nelle immediate vicinanze di Bari di aree verdi che non siano parchi o giardini".
In cosa consiste il progetto e a chi è rivolto?
"Il progetto ha due obiettivi. Il primo è l'acquisto di un terreno di minimo un ettaro, la piantumazione di 700 alberi e arbusti, la creazione di un sistema di irrigazione, di un impianto di raccolta acque piovane e la predisposizione di un percorso didattico per il riconoscimento della flora autoctona dedicato a scuole e famiglie. Il secondo è l'ampliamento del vivaio forestale di comunità di Parco Gargasole a Bari, un luogo dove chi non ha a disposizione uno spazio privato per coltivare può comunque farlo insieme a noi dell'associazione. Nonostante per ovvie ragioni ci dovrà essere la nostra firma sul passaggio di proprietà del terreno che acquisteremo, consideriamo questo futuro bosco un bene comune, pubblico, aperto e faremo in modo che tutti possano fruirne liberamente".
C'è qualcuno che vi supporta nella realizzazione del progetto?
"Il progetto è supportato da Etica SGR e Banca Etica e ha ricevuto il patrocinio della Commissione Politiche Giovanili ed Educative del Comune di Bari, del Comune di Bari, del Municipio 2 e della rete WEEC Puglia".
È giusto chiamarlo bosco urbano?
"Non chiamiamolo "bosco urbano" creato con un 'operazione di "riforestazione urbana". Ciò che puntiamo a fare e ben diverso. I boschi in quanto ecosistemi non possono vivere all'interno delle città, la sola presenza umana come la si intende in ambiente cittadino ne andrebbe a mettere in pericolo i fragili equilibri. In città possiamo avere parchi a vocazione boschiva, ma non è ciò che faremo, quello spetta alle amministrazioni. Per questi motivi il nostro progetto parla di "Bosco periurbano" da piantare nell'area subito esterna alla città mediante un'operazione di afforestazione, portando quindi un bosco lì dove non c'è mai stato. L'associazione nasce a Bari e di conseguenza ci è sembrato il luogo giusto dove promuovere questo primo progetto".
Di cosa si occupa Autoctoni?
"L'associazione Autoctoni - Rimboschimento di comunità si occupa da 4 anni della coltivazione di essenze forestali autoctone all'interno di vivai forestali casalinghi e di comunità gestiti da scuole, aziende e privati. Gli alberi coltivati vengono poi destinati a progetti di afforestazione e rimboschimento promossi dall'associazione attraverso l'acquisto di terreni da restituire alle comunità locali sotto forma di aree buscate. Nel quadriennio abbiamo coltivato oltre mille alberi e arbusti, 700 dei quali adesso sono pronti per essere messi a dimora".
Perché portare proprio a Bari un'iniziativa simile?
"Bari è stata valutata al novantesimo posto nel rapporto di Legambiente "Ecosistema urbano 2023" in cui vengono valutate le performance ambientali di 105 comuni italiani analizzando 19 parametri. Da questo report Bari esce con un pessimo voto complessivo, ma ancora più allarmanti sono i dati riguardanti il numero di alberi pubblici per abitante e i metri quadri di verde pubblico pro capite, rispettivamente 10 e 9,4. Bari è una città che ha bisogno di verde e alberi e noi in quanto cittadini sentiamo il dovere di fare qualcosa a riguardo".
Quali sono i vantaggi della realizzazione del progetto. Qualche esempio o dato concreto
"Se volessimo mentire diremmo che lo facciamo per combattere il cambiamento climatico, per ridurre le emissioni di co2, per abbattere i livelli di inquinamento. Sono tutte affermazioni vere se parliamo di cosa un albero può fare oggettivamente. E il nostro bosco farà tutto questo nel limite della sua estensione. La verità è che se anche piantassimo 100 mila alberi domani, già adulti, non mitigheremmo il clima della città e gli effetti di questo bosco sarebbero non locali, bensì localizzati all'area boschiva".
Allora a cosa serve?
"Serve a cambiare mentalità sulla questione del verde pubblico, serve ad insegnare il rispetto della natura ai più piccoli, serve a porre un freno alla cementificazione, serve a dimostrare che i cittadini possono dare il via ad un cambiamento con azioni concrete, un passo alla volta, serve a fondare un primo avamposto verde su un territorio povero dove le aree verdi sono rappresentate da agricoltura intensiva, serve ad immaginare un futuro diverso dove progetti come questo diventino la normalità per i cittadini e per piantare un albero non si debba più ricorrere ad aziende che hanno come modello di business l'adozione di alberi o la vendita di certificati di compensazione della Co2".
Quali sono state le difficoltà che state riscontrando?
"Al momento la difficoltà maggiore la stiamo avendo nell'individuazione del terreno dove avviare il progetto, non tanto per la carenza di terreni nell'area di ricerca, quanto nella nostra incapacità di avanzare un'offerta economica congrua per bloccare una trattativa. Di qui la raccolta fondi. Una volta raccolti i fondi necessari, individuare e bloccare un terreno sarà più semplice".
Ci saranno altri spazi da dedicare a questa idea con un secondo progetto in futuro?
"Noi ce lo auguriamo. Continueremo a propagare alberi e arbusti e anzi abbiamo già ricevuto i finanziamenti per ampliare parte del vivaio di comunità di Parco Gargasole per portare la produzione da 500 a oltre 2000 piante. Per noi questo è solo l'inizio. Vorremmo che progetti come questo si attivassero in tutta la Puglia e anche oltre, che la rete di vivai e vivaisti si espandesse oltre i confini regionali. Sappiamo che i coltivatori casalinghi sono tantissimi in tutta Italia, dobbiamo solo dimostrare loro che dopo la coltivazione un bosco è possibile".