Ponte pedonale diventa galleria d'arte a cielo aperto, succede a Bari
Esposizione di quattro fotografi visitabile solo nella giornata di oggi fino alle 18
sabato 18 marzo 2023
16.59
Antonio Nitti, Emilio Badolati, Isa De Santis, Pino Di Cillo espongono a Bari i loro scatti fotografici solo per un giorno e solo per qualche ora.
Dodici fotografie con le quali propongono non uno sguardo nuovo della realtà bensì una visione "di-verso", e il verso è quello dall'alto. Una duplice lettura che tiene conto sia del valore intrinseco "della realtà che ci circonda" (l'immagine, in questo caso dall'alto), sia del suo elemento estrinseco, ovvero "la Città intesa come luogo ideale che ospita bellezza senza il vincolo di spazi istituzionali" (gallerie d'arte, musei, pinacoteche ecc.).
Mutuando l'esperienza dei "flash mob", gli autori tentano uno scardinamento dello sguardo 'interno' catturato non da una angolazione standardizzata, retorica e tecnicamente perfetta, ma 'social' sia per i tempi di fruizione (una sorta di "mordi e fuggi", di "chi sta, sta"), sia per l'attenzione alla Città e a ciò che all'interno di essa avviene (sull'esempio degli artisti di strada, i writers ecc.).
Un Flash Mob fotografico, quindi, che gioca sulla parola flash intesa sia come "rapido" che come "strumento fotografico". Uno sguardo senza alcuna ansia da prestazione.
Per Ansel Adams una fotografia non doveva essere una perfetta rappresentazione dell'oggetto, ma una visione interiore che il fotografo elabora quando scatta (per cui inevitabilmente imperfetta - ndr).
L'elemento "estrinseco": il posto. Scelto dagli autori per esporre le opere è non a caso il Ponte, il luogo tra due destinazioni, il tramite ideale per fermare lo sguardo senza l'obbligo di condurre gli spettatori nei luoghi deputati e spesso noiosi. Ripristinare qualsiasi luogo per di-mostrare che la città ha insito in sé stesso il ruolo di contenitore ideale, fruibile da chiunque. Una sorta di "hide park corner" culturale dove mostrare arti, declamare poesie, raccontare storie.
Fare della città la propria tela da colorare.
Dodici fotografie con le quali propongono non uno sguardo nuovo della realtà bensì una visione "di-verso", e il verso è quello dall'alto. Una duplice lettura che tiene conto sia del valore intrinseco "della realtà che ci circonda" (l'immagine, in questo caso dall'alto), sia del suo elemento estrinseco, ovvero "la Città intesa come luogo ideale che ospita bellezza senza il vincolo di spazi istituzionali" (gallerie d'arte, musei, pinacoteche ecc.).
Mutuando l'esperienza dei "flash mob", gli autori tentano uno scardinamento dello sguardo 'interno' catturato non da una angolazione standardizzata, retorica e tecnicamente perfetta, ma 'social' sia per i tempi di fruizione (una sorta di "mordi e fuggi", di "chi sta, sta"), sia per l'attenzione alla Città e a ciò che all'interno di essa avviene (sull'esempio degli artisti di strada, i writers ecc.).
Un Flash Mob fotografico, quindi, che gioca sulla parola flash intesa sia come "rapido" che come "strumento fotografico". Uno sguardo senza alcuna ansia da prestazione.
Per Ansel Adams una fotografia non doveva essere una perfetta rappresentazione dell'oggetto, ma una visione interiore che il fotografo elabora quando scatta (per cui inevitabilmente imperfetta - ndr).
L'elemento "estrinseco": il posto. Scelto dagli autori per esporre le opere è non a caso il Ponte, il luogo tra due destinazioni, il tramite ideale per fermare lo sguardo senza l'obbligo di condurre gli spettatori nei luoghi deputati e spesso noiosi. Ripristinare qualsiasi luogo per di-mostrare che la città ha insito in sé stesso il ruolo di contenitore ideale, fruibile da chiunque. Una sorta di "hide park corner" culturale dove mostrare arti, declamare poesie, raccontare storie.
Fare della città la propria tela da colorare.