Protesta dei migranti dell'ex Cara, un centinaio arrivano a piedi in prefettura
Hanno chiesto di poter parlare con il prefetto per denunciare la situazione in cui sono costretti a vivere
martedì 5 novembre 2024
12.36
Hanno marciato pacificamente dall'ex Cara di Bari Palese fino a piazza Prefettura circa 100 migranti ospiti del centro, la cui volontà è quella di denunciare la situazione precaria di vita in cui sono costretti. Una protesta non autorizzata ma che non ha creato disagi o problemi. La loro richiesta una volta giunti in centro è stata di parlare con il prefetto, ma non è chiaro se potranno essere ricevuti.
«Il nostro non è un racconto - ha dichiarato in piazza un loro portavoce - ma una denuncia delle condizioni in cui siamo costretti a vivere. Ad oggi non è possibile determinare quanti migranti siano ospiti del centro, siamo in media in 10 in un container in cui dovremmo essere al massimo in 4. Non vi dico le condizioni dei bagni. Siamo prigionieri lì dentro, siamo costretti a scavalcare per uscire e andare al lavoro».
I primi disordini erano partiti stanotte, in seguito all'episodio che ha visto uno di loro, un 33enne, inghiottire delle batterie e morire poi in ospedale. Sulla questione sono anche intervenuti i sindacati. «La tragica morte di un migrante nel Cara di Palese dopo aver ingoiato delle pile, ci induce profondo dolore ma ci porta anche a rinnovare il nostro appello per migliorare le difficili condizioni di vita a cui sono sottoposti i migranti ospiti delle strutture di accoglienza», ha sottolineato il segretario generale della Fai-Cisl Bari Vincenzo Cinquepalmi.
«In tante occasioni – aggiunge il sindacalista – abbiamo fatto sopralluoghi e incontri con i migranti sia nei ghetti che nelle varie strutture di accoglienza, l'ultima volta ad agosto eravamo stati proprio al Cara di Bari Palese nell'ambito della campagna 'Tutele in Movimento' incontrando soprattutto giovani e famiglie per raccogliere le loro istanze e riportarle a tutte le istituzioni, oggi questo drammatico incidente sottolinea ancora di più la necessità di rafforzare la tutela dei diritti e delle condizioni psicologiche di chi è costretto a vivere in situazioni di grande fragilità».
«Il Cara può e deve essere un'alternativa concreta e dignitosa alla vita nei ghetti e deve servire a processi di regolarizzazione delle presenze, di inserimento lavorativo, di affermazione della legalità - rimarca il segretario generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota -. Oggi siamo vicini più che mai a tutti gli ospiti di queste strutture, molti dei quali hanno un ruolo fondamentale nella nostra agricoltura, e torniamo a chiedere maggiore attenzione a tutte le istituzioni affinché non si ripetano simili tragedie e ci sia un salto di qualità nelle politiche di accoglienza e inclusione a tutti i livelli».
Foto screen video Bit-Live
«Il nostro non è un racconto - ha dichiarato in piazza un loro portavoce - ma una denuncia delle condizioni in cui siamo costretti a vivere. Ad oggi non è possibile determinare quanti migranti siano ospiti del centro, siamo in media in 10 in un container in cui dovremmo essere al massimo in 4. Non vi dico le condizioni dei bagni. Siamo prigionieri lì dentro, siamo costretti a scavalcare per uscire e andare al lavoro».
I primi disordini erano partiti stanotte, in seguito all'episodio che ha visto uno di loro, un 33enne, inghiottire delle batterie e morire poi in ospedale. Sulla questione sono anche intervenuti i sindacati. «La tragica morte di un migrante nel Cara di Palese dopo aver ingoiato delle pile, ci induce profondo dolore ma ci porta anche a rinnovare il nostro appello per migliorare le difficili condizioni di vita a cui sono sottoposti i migranti ospiti delle strutture di accoglienza», ha sottolineato il segretario generale della Fai-Cisl Bari Vincenzo Cinquepalmi.
«In tante occasioni – aggiunge il sindacalista – abbiamo fatto sopralluoghi e incontri con i migranti sia nei ghetti che nelle varie strutture di accoglienza, l'ultima volta ad agosto eravamo stati proprio al Cara di Bari Palese nell'ambito della campagna 'Tutele in Movimento' incontrando soprattutto giovani e famiglie per raccogliere le loro istanze e riportarle a tutte le istituzioni, oggi questo drammatico incidente sottolinea ancora di più la necessità di rafforzare la tutela dei diritti e delle condizioni psicologiche di chi è costretto a vivere in situazioni di grande fragilità».
«Il Cara può e deve essere un'alternativa concreta e dignitosa alla vita nei ghetti e deve servire a processi di regolarizzazione delle presenze, di inserimento lavorativo, di affermazione della legalità - rimarca il segretario generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota -. Oggi siamo vicini più che mai a tutti gli ospiti di queste strutture, molti dei quali hanno un ruolo fondamentale nella nostra agricoltura, e torniamo a chiedere maggiore attenzione a tutte le istituzioni affinché non si ripetano simili tragedie e ci sia un salto di qualità nelle politiche di accoglienza e inclusione a tutti i livelli».
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