Puglia tra luci ed ombre, bene opere pubbliche e industria ma sempre più giovani vanno via
Nel Rapporto 2018 dello Svimez sul Mezzogiorno la fotografia di una regione che arranca ancora e non cresce nei servizi al cittadino
mercoledì 1 agosto 2018
16.00
E' una fotografia della Puglia a colori sbiaditi quella venuta fuori oggi a Roma durante le anticipazioni del Rapporto 2018 sull'economia e la società nel Mezzogiorno a cura di Svimez. Nel 2017 il Sud ha proseguito la, seppur lenta, ripresa ma la crescita nel triennio 2015-2017 ha solo in parte recuperato il patrimonio economico e sociale disperso dalla crisi. Si tratta nel dettaglio di una ripresa sbilanciata trainata dagli investimenti privati, mentre manca il contributo della spesa pubblica. Nel Mezzogiorno infatti ci sono ben 600mila famiglie senza lavoro, un numero raddoppiato tra il 2010 e il 2018, passato da 362 mila a 600 mila. Al Sud l'occupazione è aumentata, ma quella di bassa qualifica e bassa retribuzione e soprattutto precaria. Nel Mezzogiorno infatti, il lavoro aumenta di 71 mila unità (+1,2%) e di 194 mila nel Centro-Nord (+1,2%). Ma al Sud è ancora insufficiente a colmare il crollo dei posti lavoro avvenuto nella crisi: nella media del 2017 l'occupazione nel Mezzogiorno è di 310 mila unità inferiore al 2008, mentre nel complesso delle regioni del Centro-Nord è superiore di 242 mila unità. Nel corso del 2017 l'incremento dell'occupazione meridionale è dovuta quasi esclusivamente alla crescita dei contratti a termine (+61 mila, pari al +7,5%) mentre sono stazionari quelli a tempo indeterminato (+0,2%). Vi è stata una brusca frenata di questi ultimi rispetto alla crescita del 2,5% nel 2016, il che dimostra che stanno venendo meno gli effetti positivi degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni al Sud.
Naturalmente parlare del Mezzogiorno in termini di crescita e di occupazione non è corretto essendo un macro dato non uniforme. La Puglia, che nel 2016 aveva molto frenato (+0,2%) rispetto al positivo andamento del 2015 (+1%), rialza la testa e il PIL regionale nel 2017 si attesta a +1,6%. Merito, in particolare, dell'industria delle costruzioni, anche in questo caso 12 trainata dalla spesa dei Fondi europei per le opere pubbliche (+11,5%), ma anche da un'intonazione positiva dell'industria in senso stretto (+9,4%). L'agricoltura pugliese, pur con i problemi che ha vissuto e che continua ad avere, fa registrare una performance positiva (+4% nel triennio) mentre sono sostanzialmente stazionari i servizi, che registrano un modesto +0,7%.
C'è un ultimo dato sull'occupazione che fa riflettere. Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all'estero. Quasi 800 mila non sono tornati. Anche nel 2016, quando la ripresa economica ha manifestato segni di consolidamento, si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 131 mila residenti. Tra le regioni meridionali, sono la Sicilia, che perde 9,3 mila residenti (-1,8 per mille), la Campania (-9,1 mila residenti, per un tasso migratorio netto di -1,6 per mille) e la Puglia (-6,9 mila residenti, per un tasso migratorio netto pari a -1,7), quelle con il saldo migratorio più negativo.
La SVIMEZ ha costruito anche un indice sintetico della performance delle Pubbliche Amministrazioni nelle regioni italiane sulla base della qualità dei servizi pubblici forniti al cittadino nella vita quotidiana. Fatto 100 il valore della regione più efficiente (Trentino- Alto Adige) emerge che quelle meridionali, ad eccezione della Campania che si attesta a 61, della Sardegna a 60 e dell'Abruzzo a 53, sono al di sotto di 50: Calabria 39, Sicilia 40, Basilicata 42, Puglia 43. Infine le stime sul Pil da parte di Svimez: per quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo previsto per il 2019, quello del Centro-Nord dovrebbe crescere dell'1,4%, mentre al Sud la crescita è del +1%.
Naturalmente parlare del Mezzogiorno in termini di crescita e di occupazione non è corretto essendo un macro dato non uniforme. La Puglia, che nel 2016 aveva molto frenato (+0,2%) rispetto al positivo andamento del 2015 (+1%), rialza la testa e il PIL regionale nel 2017 si attesta a +1,6%. Merito, in particolare, dell'industria delle costruzioni, anche in questo caso 12 trainata dalla spesa dei Fondi europei per le opere pubbliche (+11,5%), ma anche da un'intonazione positiva dell'industria in senso stretto (+9,4%). L'agricoltura pugliese, pur con i problemi che ha vissuto e che continua ad avere, fa registrare una performance positiva (+4% nel triennio) mentre sono sostanzialmente stazionari i servizi, che registrano un modesto +0,7%.
C'è un ultimo dato sull'occupazione che fa riflettere. Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all'estero. Quasi 800 mila non sono tornati. Anche nel 2016, quando la ripresa economica ha manifestato segni di consolidamento, si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 131 mila residenti. Tra le regioni meridionali, sono la Sicilia, che perde 9,3 mila residenti (-1,8 per mille), la Campania (-9,1 mila residenti, per un tasso migratorio netto di -1,6 per mille) e la Puglia (-6,9 mila residenti, per un tasso migratorio netto pari a -1,7), quelle con il saldo migratorio più negativo.
La SVIMEZ ha costruito anche un indice sintetico della performance delle Pubbliche Amministrazioni nelle regioni italiane sulla base della qualità dei servizi pubblici forniti al cittadino nella vita quotidiana. Fatto 100 il valore della regione più efficiente (Trentino- Alto Adige) emerge che quelle meridionali, ad eccezione della Campania che si attesta a 61, della Sardegna a 60 e dell'Abruzzo a 53, sono al di sotto di 50: Calabria 39, Sicilia 40, Basilicata 42, Puglia 43. Infine le stime sul Pil da parte di Svimez: per quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo previsto per il 2019, quello del Centro-Nord dovrebbe crescere dell'1,4%, mentre al Sud la crescita è del +1%.