Quasi 1.400 domande in un giorno per il bando Open a Bari, ma tanti gli esclusi
Melchiorre, Ciaula e Picaro scrivono a Decaro: «Necessario inserire le categorie non comprese nei codici Ateco»
sabato 23 maggio 2020
Alle ore 17.30 di ieri, prima giornata di avvio del bando Open Bari, sul sito Openbari.it, sono stati 9.300 i visitatori, 1.366 le domande già approvate, 254 le istanze respinte.
Ma sono diverse le problematiche, stando a quanto denunciano alcuni commercianti che hanno avuto problemi con l'accesso, per non parlare delle molte attività escluse non rientrando nei codici Ateco previsti dal bando.
Dal Comune di Bari sottolineano comunque che, per l'erogazione del contributo a fondo perduto, tutti i dati inseriti vengono controllati e verificati attraverso un sistema di matching con la banca dati della Camera di Commercio. Questa procedura è fondamentale per il corretto esito della domanda e l'accoglimento dell'istanza, ma con l'inserimento di dati non corretti, ad esempio codici ATECO non previsti o errati, numero Partita IVA errati, mq del locale errati, ecc... il sistema rallenta e non chiude la procedura.
E in merito alle categorie escluse, alcuni consiglieri comunali hanno voluto indirizzare una lettera al sindaco per perorare la loro causa: «Chiediamo di voler inserire nel bando Open le seguenti categorie: agenzie immobiliari, studi fotografici, laboratori di lavanderia, agenzie di viaggio, attività artigianali e tutte le altre categorie - scrivono i capigruppo Antonio Ciaula di Forza Italia, Filippo Melchiorre di Fratelli d'Italia e Michele Picaro della Lega - Tale integrazione rappresenterebbe un atto di equità sociale nei confronti delle categorie suddette. Il bando in questione prevede requisiti stringenti e iniqui nei confronti di tutte le partite iva fortemente penalizzate dalla recente pandemia oltre che dalla crisi economica strutturale. In queste ore abbiamo registrato centinaia di proteste da parte di tantissimi baresi ai quali va data una risposta immediata».
Ma sono diverse le problematiche, stando a quanto denunciano alcuni commercianti che hanno avuto problemi con l'accesso, per non parlare delle molte attività escluse non rientrando nei codici Ateco previsti dal bando.
Dal Comune di Bari sottolineano comunque che, per l'erogazione del contributo a fondo perduto, tutti i dati inseriti vengono controllati e verificati attraverso un sistema di matching con la banca dati della Camera di Commercio. Questa procedura è fondamentale per il corretto esito della domanda e l'accoglimento dell'istanza, ma con l'inserimento di dati non corretti, ad esempio codici ATECO non previsti o errati, numero Partita IVA errati, mq del locale errati, ecc... il sistema rallenta e non chiude la procedura.
E in merito alle categorie escluse, alcuni consiglieri comunali hanno voluto indirizzare una lettera al sindaco per perorare la loro causa: «Chiediamo di voler inserire nel bando Open le seguenti categorie: agenzie immobiliari, studi fotografici, laboratori di lavanderia, agenzie di viaggio, attività artigianali e tutte le altre categorie - scrivono i capigruppo Antonio Ciaula di Forza Italia, Filippo Melchiorre di Fratelli d'Italia e Michele Picaro della Lega - Tale integrazione rappresenterebbe un atto di equità sociale nei confronti delle categorie suddette. Il bando in questione prevede requisiti stringenti e iniqui nei confronti di tutte le partite iva fortemente penalizzate dalla recente pandemia oltre che dalla crisi economica strutturale. In queste ore abbiamo registrato centinaia di proteste da parte di tantissimi baresi ai quali va data una risposta immediata».