Quattro clan si dividono Bari, ma la situazione è in continua evoluzione
La relazione semestrale della Dia traccia un quadro niente affatto edificante, con possibili novità legate a scarcerazioni e pentimenti
venerdì 14 aprile 2023
10.25
Una criminalità organizzata di tipo "camorristico", ed un contesto in continua evoluzione in quanto «destabilizzato da frequenti spaccature dovute all'ansia delle nuove leve di ritagliarsi più ampi spazi nel panorama criminale, in contrapposizione alle pretese dei vecchi boss tornati in libertà di riacquistare il loro prestigio criminale».
L'immagine della città di Bari che emerge dalla relazione semestrale della Dia non è affatto edificante, e le problematiche sembrano essere molte e legate anche ad un contesto instabile su cui possono influire «non solo le recenti e le prossime scarcerazioni dei boss della camorra barese ma anche le scelte di collaborazione con la giustizia adottate da alcuni elementi di rilievo, fra cui quelli del gruppo Telegrafo».
In questo scenario, sono quattro i clan predominanti che si dividono il territorio: Parisi-Palermiti, Capriati, Strisciuglio e Diomede/ex Mercante. Tali storici gruppi estendono le loro ramificazioni anche in provincia e «sono in grado di catalizzare le forze di altri sodalizi di minore caratura che, pur operando sotto la loro egida, sembrerebbero godere di una discreta autonomia. Tra questi si annoverano i Misceo, i Montani gli Anemolo i Fiore-Risoli, i Di Cosimo-Rafaschieri, i Lorusso e i Velluto».
La mafia barese, inoltre, in qualche modo avrebbe fatto un passo avanti, e non si occuperebbe più solo dei soliti "affari illeciti", ma avrebbe la capacità di «condizionare i flussi economici ed infiltrare il libero mercato tramite le più avanzate tecniche di investimento».
Da sottolineare, infine, la «cospicua disponibilità di armi da parte delle organizzazioni criminali, comprovata dai numerosi arresti e sequestri eseguiti a carico di pregiudicati e incensurati», anche se un «ruolo centrale» continua ad averlo il traffico di sostanze stupefacenti. Presenti, infine, «collegamenti tra la criminalità locale e quella rumena, soprattutto nello sfruttamento della prostituzione».
L'immagine della città di Bari che emerge dalla relazione semestrale della Dia non è affatto edificante, e le problematiche sembrano essere molte e legate anche ad un contesto instabile su cui possono influire «non solo le recenti e le prossime scarcerazioni dei boss della camorra barese ma anche le scelte di collaborazione con la giustizia adottate da alcuni elementi di rilievo, fra cui quelli del gruppo Telegrafo».
In questo scenario, sono quattro i clan predominanti che si dividono il territorio: Parisi-Palermiti, Capriati, Strisciuglio e Diomede/ex Mercante. Tali storici gruppi estendono le loro ramificazioni anche in provincia e «sono in grado di catalizzare le forze di altri sodalizi di minore caratura che, pur operando sotto la loro egida, sembrerebbero godere di una discreta autonomia. Tra questi si annoverano i Misceo, i Montani gli Anemolo i Fiore-Risoli, i Di Cosimo-Rafaschieri, i Lorusso e i Velluto».
La mafia barese, inoltre, in qualche modo avrebbe fatto un passo avanti, e non si occuperebbe più solo dei soliti "affari illeciti", ma avrebbe la capacità di «condizionare i flussi economici ed infiltrare il libero mercato tramite le più avanzate tecniche di investimento».
Da sottolineare, infine, la «cospicua disponibilità di armi da parte delle organizzazioni criminali, comprovata dai numerosi arresti e sequestri eseguiti a carico di pregiudicati e incensurati», anche se un «ruolo centrale» continua ad averlo il traffico di sostanze stupefacenti. Presenti, infine, «collegamenti tra la criminalità locale e quella rumena, soprattutto nello sfruttamento della prostituzione».