Quindici anni senza Gaetano Marchitelli, vittima innocente di mafia. A Carbonara la commemorazione
Decaro: «Lo sbaglio sta nel credere di poter sparare liberamente fra le vie della città»
martedì 2 ottobre 2018
15.47
Sono passati 15 anni dalla morte di Gaetano Marchitelli, vittima innocente di mafia la sera del 2 ottobre 2003, mentre lavorava in una pizzeria del quartiere Carbonara di Bari prima di essere raggiunto da diversi colpi esplosi in un conflitto a fuoco fra esponenti di diversi clan.
Stamattina il rione Carbonara e l'intera città hanno voluto omaggiare la memoria del giovane Gaetano e di tutte le altre vittime incolpevoli del crimine e della mafia. Il sindaco Antonio Decaro, alla presenza dei familiari, del presidente del Municipio IV Nicola Acquaviva e di diversi gruppi di studenti provenienti dagli istituti scolastici del territorio, ha deposto una corona di fiori presso la lapide che ricorda Gaetano, in piazza Umberto I, a Carbonara.
«Ritrovarsi con la propria comunità in occasioni come queste, a quindici anni dall'omicidio di un ragazzo innocente per mano della criminalità organizzata, non è semplice - ha commentato il sindaco a margine della cerimonia. Questa è una di quelle situazioni in cui essere il sindaco e portare i saluti di un'intera città comporta molta fatica e un dolore che si rinnova ogni volta. Tutti conoscono la storia di Gaetano, che assomiglia a quella di altre vittime innocenti delle mafie, in questa città e in questo Paese: trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, anche se non c'è nulla di sbagliato nel fare il proprio dovere, come Gaetano quella sera, e non c'è nulla di sbagliato nel passeggiare per la città, passare il proprio tempo libero con gli amici o la famiglia senza paura che possa accadere qualcosa di tragico. Lo sbaglio sta nella violenza cieca delle mafie, di chi crede di poter sparare tra la gente per contendersi le piazze dello spaccio o punire un clan rivale. Queste persone non hanno scrupoli e non si preoccupano se a cadere sono vittime innocenti perché non hanno altro nella testa se non i soldi, il potere, la scalata criminale. Una scalata che immancabilmente finisce con una caduta. Questa cerimonia deve ricordare a noi tutti, soprattutto ai più piccoli, che questa piazza, queste strade, questo quartiere ci appartengono. Dobbiamo occuparli con le nostre idee e i nostri valori per dare un significato alla parola "comunità" e per non lasciare spazio alle organizzazioni criminali. Noi siamo qui affinché la morte di Gaetano, come quella di tante altre vittime innocenti, non sia stata vana. Non vogliamo e non dobbiamo retrocedere di un millimetro. Questa cerimonia non restituirà Gaetano all'amore di Francesca e Vito ma può far sì che entrambi sentano che la nostra città gli è accanto, sempre».
Alla cerimonia è intervenuto anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che con le sue conoscenze da magistrato ha spiegato il perché gli autori di quell'efferato omicidio si trovino attualmente fuori dalle patrie galere. «In corso c'è un processo sulla trattativa stato-mafia - ricorda il governatore - dove si sostiene la tesi che Cosa nostra richiese, fra le varie cose, l'esclusione degli ergastoli nei casi come questo. Una cosa che si è verificata: l'ergastolo è virtuale, in quanto la sola richiesta di giudizio con rito abbreviato fa scattare la pena massima a 30 anni, che con la buona condotta vengono ulteriormente diminuiti. Il nostro sistema neanche in questi casi prevede di "gettare la chiave"; gli autori della strage di Bologna sono liberi. Il nostro non è un sistema che uccide chi commette reati; non avrei mai fatto il magistrato in uno stato che prevede la pena di morte. La pena deve tendere alla rieducazione, anche se in vicende come questa il dolore dei genitori è incommensurabile. Mi auguro che queste lunghe carcerazioni abbiano avuto una funzione educativa su questi balordi, che spesso poi si trasformano in mafiosi».
Stamattina il rione Carbonara e l'intera città hanno voluto omaggiare la memoria del giovane Gaetano e di tutte le altre vittime incolpevoli del crimine e della mafia. Il sindaco Antonio Decaro, alla presenza dei familiari, del presidente del Municipio IV Nicola Acquaviva e di diversi gruppi di studenti provenienti dagli istituti scolastici del territorio, ha deposto una corona di fiori presso la lapide che ricorda Gaetano, in piazza Umberto I, a Carbonara.
«Ritrovarsi con la propria comunità in occasioni come queste, a quindici anni dall'omicidio di un ragazzo innocente per mano della criminalità organizzata, non è semplice - ha commentato il sindaco a margine della cerimonia. Questa è una di quelle situazioni in cui essere il sindaco e portare i saluti di un'intera città comporta molta fatica e un dolore che si rinnova ogni volta. Tutti conoscono la storia di Gaetano, che assomiglia a quella di altre vittime innocenti delle mafie, in questa città e in questo Paese: trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, anche se non c'è nulla di sbagliato nel fare il proprio dovere, come Gaetano quella sera, e non c'è nulla di sbagliato nel passeggiare per la città, passare il proprio tempo libero con gli amici o la famiglia senza paura che possa accadere qualcosa di tragico. Lo sbaglio sta nella violenza cieca delle mafie, di chi crede di poter sparare tra la gente per contendersi le piazze dello spaccio o punire un clan rivale. Queste persone non hanno scrupoli e non si preoccupano se a cadere sono vittime innocenti perché non hanno altro nella testa se non i soldi, il potere, la scalata criminale. Una scalata che immancabilmente finisce con una caduta. Questa cerimonia deve ricordare a noi tutti, soprattutto ai più piccoli, che questa piazza, queste strade, questo quartiere ci appartengono. Dobbiamo occuparli con le nostre idee e i nostri valori per dare un significato alla parola "comunità" e per non lasciare spazio alle organizzazioni criminali. Noi siamo qui affinché la morte di Gaetano, come quella di tante altre vittime innocenti, non sia stata vana. Non vogliamo e non dobbiamo retrocedere di un millimetro. Questa cerimonia non restituirà Gaetano all'amore di Francesca e Vito ma può far sì che entrambi sentano che la nostra città gli è accanto, sempre».
Alla cerimonia è intervenuto anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che con le sue conoscenze da magistrato ha spiegato il perché gli autori di quell'efferato omicidio si trovino attualmente fuori dalle patrie galere. «In corso c'è un processo sulla trattativa stato-mafia - ricorda il governatore - dove si sostiene la tesi che Cosa nostra richiese, fra le varie cose, l'esclusione degli ergastoli nei casi come questo. Una cosa che si è verificata: l'ergastolo è virtuale, in quanto la sola richiesta di giudizio con rito abbreviato fa scattare la pena massima a 30 anni, che con la buona condotta vengono ulteriormente diminuiti. Il nostro sistema neanche in questi casi prevede di "gettare la chiave"; gli autori della strage di Bologna sono liberi. Il nostro non è un sistema che uccide chi commette reati; non avrei mai fatto il magistrato in uno stato che prevede la pena di morte. La pena deve tendere alla rieducazione, anche se in vicende come questa il dolore dei genitori è incommensurabile. Mi auguro che queste lunghe carcerazioni abbiano avuto una funzione educativa su questi balordi, che spesso poi si trasformano in mafiosi».